Parma sarà Capitale italiana della Cultura nel 2020, ma deve risolvere ancora tanti problemi strutturali: spaccio di droga e degrado sono all’ordine del giorno

PARMA | La bellezza di Parma non si quantifica a parole e non la scopriamo di certo oggi: l’immenso patrimonio artistico e culturale di Città e Provincia risiede sul territorio da secoli ammaliando residenti e turisti in modo univoco. Tuttavia, ciò che emerge prepotentemente da diversi anni è il degrado sempre più difficile da arginare e lo spaccio incontrastato di sostanze stupefacenti da parte di quella che sembra una vera e propria organizzazione criminale: la mafia nigeriana.

Da parmigiani siamo i primi ad essere legati alla Città da una relazione narcisistica. Fin da piccoli siamo abituati a vivere le vie del centro storico contornati da bellezze artistiche e culturali concentrate in pochi passi, tanto da essere rapiti da un intenso senso di vanità. Ne scaturisce un amor proprio che ad un occhio esterno può sembrare presuntuoso ed eccessivo. “Certo, Parma è bella ma ci sono città migliori: Firenze, Roma o Venezia, ad esempio“, è il commento che spesso viene rivolto a chi esalta con uno moto d’orgoglio la bellezza della Città ducale. Eppure, per quanto sia un’affermazione condivisibile, ogni parmigiano in cuor suo è convinto sempre della stessa cosa: “Parma e poi più“, per tradurre un’espressione dialettale che riflette un marcato spirito identitario nei confronti della propria città.

L’assegnazione del titolo di Capitale italiana della Cultura 2020 è solo una conferma di questo sentimento. Il merito è evidente. Palazzi e monumenti di Parma conservano un tesoro inestimabile come veri e propri forzieri: gli affreschi del Correggio all’interno del Duomo di Parma; i marmi dell’Antelami in Battistero; l’immenso patrimonio musicale di cui il Teatro Regio è depositario; il Teatro Farnese, tutelato dalle possenti mura del Palazzo della Pilotta custode anche della Galleria Nazionale, del Museo archeologico nazionale, della Biblioteca Palatina e del Museo Bodoniano; il “giardino pubblico” o Parco Ducale, ospite di statue eccezionali, una Fontana del Trianon, un Palazzo rinascimentale, un Tempietto d’Arcadia e un Teatro; diversi teatri di prosa, chiese e monumenti storici dal valore storico-artistico inestimabile.

Di questa bellezza ilParmense.net si è fatto ampiamente promotore, attraverso speciali articoli di cultura che ricordassero a parmigiani e parmensi la fortuna di vivere in un territorio che oltre al centro cittadino vanta anche numerosi castelli, manieri e palazzi che rientrano nel circuito dei Castelli del Ducato. Sulle pagine social offriamo servizi fotografici quotidiani che siano in grado di esaltare “il bello” che ci circonda. Questo, da parte nostra, non significa essere ciechi di fronte all’altra faccia della medaglia: il degrado. Parma e Provincia sono affette entrambe, seppur in modo diverso, da problematiche che sembrano smorzare lo stupore e la meraviglia nel guardare lo zooforo del Battistero o i torrioni del Castello di Torrechiara.

L’altra faccia della medaglia: il degrado

Spacciatori, serrande abbassate dei negozi, delinquenza e baby gang (ragazzi diseducati) riempiono le pagine di cronaca. Ma questo non deve confondere. Parma rimane una città bellissima che dobbiamo continuare a guardare per quello che è. Dovere della politica in primis, ma anche dei cittadini, è quello di non abbassare la guardia di fronte a ciò che ne offusca il fascino. Abbiamo parlato spesso dei negozi chiusi e del degrado dilagante che affligge l’Oltretorrente testimoniando quella che, vista da più punti, sembra essere la lenta agonia del centro storico. “Parma che muore“, è un’affermazione forte che fa da specchio ad un problema altrettanto rilevante e significativo: saracinesche dei negozi abbassate, vie e strade troppo spesso deserte, commercianti inermi sulle porte dei negozi. “È la crisi“, dicono da anni Istituzioni e politica senza trovare una vera e propria soluzione.

Per non parlare di droga e spaccio. Ci sono quartieri di cui i parmigiani non sono più padroni: la zona della Stazione, il San Leonardo e parte dell’Oltretorrente sembrano essere in mano a quella che in modo evidente e prepotente si configura come la nuova organizzazione criminale italiana. La mafia nigeriana. Padrona, secondo quanto detto da parte di un altro quotidiano locale di circa il 70% del traffico di droga dell’intera città. La gente ha paura e buona parte dei cittadini è convinta che il problema sia ampiamente sottovalutato dalla prima Amministrazione Pizzarotti. La lotta allo spaccio, ad onor del vero, si è fatta più serrata a partire dalla fine del primo mandato a ridosso della campagna elettorale. Ma è altrettanto vero che più azioni di prevenzione e controllo sono state confermate in questi primi mesi di Pizzarotti bis, nonostante la denuncia del Sindaco al Ministro Minniti in cui rivendicava la scarsa presenza di forze armate a Parma.

Parma Capitale della Cultura non risolve di certo i disagi che affliggono la città. Lo stesso Sindaco ha voluto però con forza ribadire la sua posizione scagliandosi contro quelli che sono stati da lui definiti “highlander della polemica”: “lamentarsi continuamente è una pratica tutta italiana che tuttavia non migliora la situazione. Bisogna rimboccarsi le maniche“. Parma ha un vantaggio che deve sfruttare. Le ridotte dimensioni della città, la bellezza confinata in pochi passi, possono fare da deterrente ad azioni malavitose solo se i cittadini se ne riappropriano. La politica in questo senso dovrebbe cercare di fare leva sul grande senso identitario dei parmigiani promuovendo azioni in grado di favorire lo sviluppo commerciale del centro. Ormai troppi complessi commerciali affollano la prima periferia, lasciando borghi e vie in preda a silenzio e desolazione. Leopold Kohr, economista e sociologo statunitense, riteneva che brutalità, degrado e sfacelo non fossero opera del mal governo, ma che fossero le eccessive dimensioni a portare verso la catastrofe.

L’azione politica sta proiettando la città sempre più verso l’esterno: nuovi quartieri sorgono alle porte della città insieme a centri commerciali ed ecomostri. La convinzione è che il nucleo urbano debba tornare ad essere vissuto e padroneggiato dalla collettività, perché la ricchezza di Parma è tutta concentrata in quei pochi passi che separano Piazza Garibaldi da Piazza Duomo e da Piazzale della Pace. In questo senso tutti possono iniziare ad operare nella stessa direzione come auspicato dal Sindaco, a patto che ai parmigiani vengano riconsegnati gli strumenti per lavorare al meglio: sicurezza, decoro e, di conseguenza, bellezza.

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