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Balbo t’è pasè l’Atlantic mo miga la Perma | EDITORIALE

La scritta campeggia sul Lungoparma da tempo immemore: “Balbo t’è pasè l’Atlantic mo miga la Perma“. Una frase in dialetto parmigiano, che tradotta ha questo significato: “Balbo, avrai attraversato l’Oceano Atlantico, ma non il torrente Parma“. Si tratta di un’espressione di scherno rivolta al gerarca fascista Italo Balbo, che nell’agosto del 1922 raggiunse la città ducale con circa diecimila squadristi per tentare di sedare lo sciopero nazionale indetto dall’Alleanza del Popolo per far fronte alle reiterate violenze subite dalle scorribande fasciste. Lo sciopero fu un flop in tutta Italia. Ad eccezione di Parma. Qui, gli Arditi del Popolo – organizzazione paramilitare di militari ed ex veterani – capeggiati da Guido Picelli, diedero vita ai famosi “Fatti di Parma”. Fu una vera e propria resistenza nei confronti del fascismo: la popolazione dell’Oltretorrente e dei rioni popolari innalzò le barricate e creò trincee in difesa delle sedi istituzionali proletarie. In appena 5 giorni (1-6 agosto 1922) l’assedio militare fu respinto e Italo Balbo costretto alla ritirata. Un centinaio di uomini avevano respinto un intero esercito.

Gli episodi di Parma – rimasti pressoché isolati nel panorma nazionale -, furono una reazione della popolazione dell’Oltretorrente e delle zone limitrofe contro l’opressione fascista. Una resistenza ante litteram per la libertà e per l’emancipazione. Per scongiurare episodi simili e spezzare le correnti antifasciste, Italo Balbo ed altri gerarchi stavano effettuando operazioni analoghe in molte città d’Italia. Erano il sostanziale preludio di quella che da lì a pochi giorni fu l’avanzata del Partito Nazionale Fascista, culminata con la marcia su Roma dell’ottobre 1922.

Anche se la rivolta di Parma rimase un momento isolato, in quel preciso momento storico, le barricate ebbero un ruolo importantissimo sia per i processi di democratizzazione della città sia per le successive operazioni antifasciste, diventando un evento di riferimento. Attraverso quei fatti, si consolidò la presa di coscienza dei movimenti popolari che animavano i quartieri dell’Oltretorrente: si concluse un percorso iniziato a fine Ottocento che aveva portato le frange proletarie della popolazione a diventare un soggetto politico attivo, che si riconosceva nell’ideologia socialista. I quei movimenti di rivolta e resistenza è come se l’intera città avesse recepito l’effettivo valore dell’impresa, creando una memoria collettiva attraverso un evento simbolico.

La frase che campeggia sul Lungoparma – a distanza di quasi 100 anni da quei giorni -, è lì a ricordarcelo. Nata probabilmente come battuta, in seguito alle trasvolate oltreoceano che il gerarca fascista e Ministro dell’Aeronautica compì anni ’30, l’espressione è entrata a far parte della cultura popolare della città. Balbo riuscì effettivamente ad ottenere la gloria con un volo che lo portò oltre l’Oceano Atlantico, ma non riusci mai ad oltrepassare il torrente Parma grazie al freno posto da Picelli e dagli Arditi del Popolo. Il coraggio e la generosità di quegli uomini rimase un impresa riconosciuta a livello nazionale ed internazionale, ma prima di tutto diventò memoria condivisa di una città intera.

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