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Bedonia, una perla in grado di risplendere anche grazie al suo polo museale

Bedonia non è soltanto un luogo incantevole per i suoi paesaggi […]

Bedonia, una perla in grado di risplendere anche grazie al suo polo musealeForse non tutti sanno che Bedonia ospita ben 9 musei

Bedonia non è soltanto un luogo incantevole per i suoi paesaggi mozzafiato che offre ogni giorno ma è un luogo ricco anche di bellezze storiche, artistiche e architettoniche. Grazie all’impegno del Seminario Vescovile oggi presenta ben nove musei, che la rendono una vera e propria perla da visitare ad ogni costo.

Il Centro Documentazione Emigrazione offre una testimonianza storica unica, incentrata sulla raccolta e classificazione di documenti relativi alle valli del Taro e del Ceno. La raccolta presenta documenti che vanno dal XVI secolo al XX secolo e il tutto è corredato da una mostra illustrativa di documenti, pubblicazioni e foto sull’esodo dalle nostre valli.

Il Museo e Centro Cardinal Agostino Casaroli ha sede all’interno del Seminario, dove è stata allestita una mostra permanente di fotografie, documenti e oggetti del Cardinale. Il Centro Studi intrattiene rapporti con studiosi di numerose università, interessati ad approfondire le proprie conoscenze in merito.

Il Fondo Documentario Cardinal Opilio Rossi deve il nome ad un grande personaggio nato nel 1910 a New York, da famiglia di emigranti di Scopolo di Bedonia. Il materiale costituisce una mostra permanente ed è disponibile per lavori di ricerca.

La Mostra Permanente di Devozione Popolare è un Centro di Documentazione sulla devozione popolare, ricco di quasi 15.000 immagini (chiamate comunemente “Santini”), raccolte dal XVII secolo in poi. Alcune di queste sono molto rare, come i famosi “canivets”.
All’interno della mostra troviamo:libri, statue, quadri, miniature, xilografie, calcografie, litografie e oggetti legati ai principali sacramenti, oggetti di uso comune, del Rosario. Tra gli oggetti pervenuti al Centro, anche una Croce ricavata dall’acciaio fuso dopo l’abbattimento delle Twin Towers di New York, successivo all’attentato dell’11 settembre 2001.

Il Museo Archeologico è un vero gioiello, in quanto consente di avvicinarsi alla storia del popolamento antico dell’Alta Val Taro attraverso reperti rinvenuti in zona.
Espone collezioni donate al Seminario dagli eredi di Severino Musa (1885-1971), medico bedoniese che negli anni Trenta raccolse preziose informazioni scientifiche sul popolamento della zona, dal cultore d’antichità Natale Bruni (1897-1973), collezionista di reperti preistorici, e da appassionati locali.
Il percorso è il risultato delle ricerche effettuate nella zona dal Prof. Angelo Ghiretti e dai suoi studenti e si conclude con la collezione di reperti della Magna Grecia dono del naturalista Pierluigi Cerlesi.
Degne di rilievo la statuetta antropomorfa (unicum) della collezione Musa, rinvenuta a Prato di Bedonia nel 1954, che sembrerebbe del tardo Paleolitico; una stele funeraria etrusca proveniente dal Monte Ribone, comune di Albareto, reperti di selce e diaspro rosso rinvenuti in accampamenti stagionali di cacciatori di ungulati: nuclei, cuspidi di freccia, lame lisce e denticolate; asce in pietra verde, rinvenute da molti contadini della zona, si riteneva fossero “punte di fulmini abbattutesi al suolo”,che venivano collocate sotto i tetti delle abitazioni come amuleti. Notevoli anche i reperti delle “Rocche di Drusco”, insediamenti dell’Età del Bronzo dei Protoliguri.
In ultimo, la Collezione Cerlesi, costituita da reperti provenienti dalla Magna Grecia.

Di grande pregio il Museo Musa, una collezione di pregiate matrici xilografiche, stampe e acquerelli, libri illustrati. Stiamo parlando dell’“Opera Omnia” di un pittore, xilografo e scrittore, in Romeo Musa (1882-1960), allestito agli inizi degli anni Ottanta, grazie alla generosità degli eredi. Il Museo offre un percorso affascinante che permette di scoprire, oltre alla personalità artistica dell’autore, la xilografia, una tecnica di rappresentazione di origini antichissime. Musa raffigurò con grande capacità volti, costumi degli abitanti delle montagne emiliane e di altre regioni, in cui la sua attività d’insegnante di disegno lo portava: il Molise, soprattutto, dove lavorò per una decina d’anni.
Romeo Musa non fu solo xilografo, ma anche pittore capace di rappresentazioni ricche ed intense, comprese quelle religiose, testimoniate da molti acquerelli e bozzetti per affreschi, realizzati in varie chiese (Cattedrale di Campobasso, Bedonia, Codogno di Albareto, Allegrezze, Borgotaro). Il contenuto del Museo non si esaurisce qua, scrisse infatti poesie in dialetto, illustrò opere letterarie divenute dei classici, come i Promessi Sposi.

Il Museo di Storia Naturale è nato inizialmente come gabinetto di scienze, all’epoca del Vescovo Scalabrini (1839-1905), e diventato Museo nel 1939, quando Mons. Silvio Ferrari dedicò una sala ai reperti rinvenuti sul territorio, il Museo ha avuto sempre finalità didattiche. Il Museo si struttura in due sezioni:
La prima, con un percorso a ritroso sull’evoluzione della specie;
La seconda sezione dedicata agli ambienti naturali dell’Alta Valle del Taro.

Il tutto magicamente corredato da bellissime vetrine con plastici e reperti naturalistici a suggestivi diorami che raffigurano scorci della vallata, in diverse stagioni e ore del giorno.

Da vedere sicuramente anche la Pinacoteca Parmigiani che conserva una raccolta di quadri di circa ottanta dipinti del passato e una collezione di opere contemporanee, frutto di donazioni ed in continua evoluzione. Nella “Pinacoteca Parmigiani” è esposta una selezione di 34 opere: le più significative vanno dal 1550 al 1800. La maggior parte dei dipinti proviene da due donazioni: del 1935, di don Vittorio Parmigiani e del 1946 della famiglia Bolognini.

Planetario, costruito per scopi didattici e in grado di accogliere gruppi di una cinquantina di persone, consente lo studio della volta celeste e del movimento degli astri attraverso una moderna attrezzatura e la realizzazione di esperimenti e simulazioni dei fenomeni celesti.

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