Caro affitti, trovare casa a Parma è un'impresa:

Trovare casa a Parma sembra essere una vera e propria impresa. Secondo i dati elaborati dal portale immobiliare “idealista”, il prezzo medio per il mercato degli affitti è salito in Italia all’11,1%. Parma è il terzo capoluogo per incremento (6,3%): questo ha provocato notevoli disagi per chi vuole cercare casa, che si trova a dover fare i conti con una situazione sempre più difficile.

Nessuna persona però dovrebbe essere obbligata a vivere per strada. In mancanza di mirati interventi politici, sul piano nazionale, in ogni città, in ogni quartiere, nascono spesso reti di persone disposte a opporsi agli sfratti e ad alzare la voce per tutelare i diritti abitativi. In tal senso, bisogna partire dall’autodifesa, dandosi degli strumenti per tutelarsi e aiutarsi reciprocamente. Ed è proprio a questo scopo che nasce Rete diritti in casa, un collettivo che porta avanti da anni la lotta per il diritto alla casa a Parma. Esso sviluppa azioni di denuncia e controinformazione sulle politiche abitative, attua presidi informativi e picchetti antisfratto e ha uno sportello gratuito di consulenza, informazione e mutuo aiuto sulle problematiche legate all’abitare. Per andare a fondo riguardo questi temi e queste problematiche, abbiamo parlato con Katia Torri, membro di “Rete diritti in casa”, ci ha spiegato le principali criticità a Parma e cosa si potrebbe fare per contrastare le problematiche del mercato immobiliare.

Di cosa si occupa l’associazione e quali sono le principali criticità di Parma in tema di diritto alla casa?

La nostra non è un’associazione riconosciuta, ma è una rete di persone che si riunisce per portare avanti la lotta per il diritto alla casa. Questo perché sappiamo che la miglior difesa è quella dal basso e sostenersi a vicenda, dalle piccole problematiche a quelle più gravi. A Parma sono 280 gli occupanti. Il nostro obiettivo è la difesa dei loro diritti. Adesso che stanno prendendo piede i contratti a breve termine, si escludono con facilità le famiglie con bambini, gli stranieri, soprattutto di origini subhariane, e gli studenti. C’è quindi una nuova fascia che fatica a trovare casa: lo studente. Questo perché si preferisce il turista che è un pagamento sicuro. Secondo i dati Istat gli stipendi sono diminuiti del 10% negli ultimi anni come potere d’acquisto, mentre gli affitti sono saliti più del 100% dal 1998. Inoltre, le agenzie immobiliari per concedere un’abitazione in affitto chiedono come garanzia almeno tre mensilità e due stipendi, con almeno un contratto a tempo indeterminato, escludendo quindi la categoria dei giovani che difficilmente ha un contratto a tempo indeterminato. Il mercato immobiliare risulta quindi bloccato e senza regole.

Quante graduatorie ci sono per accedere agli alloggi pubblici e come funzionano?

Ci sono due tipi di graduatorie per accedere agli alloggi pubblici: ERP (edilizia residenziale pubblica) e ERS (edilizia residenziale sociale). Per quanto riguarda l’ERP all’incirca ogni due anni vi è un bando con una commissione che decide, tramite un punteggio che si basa su diversi parametri, l’assegnazione della casa. Gli alloggi ERP rappresentano oggi solo il 4% dello stock abitativo complessivo del paese, troppo pochi rispetto al fabbisogno e rispetto alla consistenza del patrimonio degli alloggi pubblici di altri paesi di dimensioni simili come Francia (16,8% del totale degli alloggi) e Regno Unito (17,60% del totale degli alloggi).

L’ERS invece, è stata ideata per le persone che guadagnano uno stipendio che non consente loro di permettersi un affitto di mercato e con un isee familiare di 7.600 euro. Il problema è che l’ERS è diventato più numeroso dell’ERP e quindi non ci sono case popolari a sufficienza. Sono state fatte all’incirca 1800 domande e sono state affidate solamente 200 case popolari. Inoltre a Parma ci sono 450 case popolari e ne verranno ristrutturate solo 48 nel 2023.

Caro affitti: quanto è stato l’aumento e cosa si può fare per contrastarlo?

La casa è un bene primario. Trovare casa a Parma è un’impresa. Per contrastare il caro affitti è necessario mettere un freno al mercato selvaggio e riprendere mano a una legge che dia un tetto al prezzo degli affitti. E’ necessario mettere anche un argine e regolamentare il turismo, vedendolo come una risorsa ma che non costringa gli abitanti a lasciare il centro città. E’ fondamentale inoltre stendere un censimento di tutte le case abbandonate e vuote: a Parma e provincia ce ne sono 52 mila. L’immobile vuoto crea un danno non solo perché tende ad andare in rovina con problemi di decoro urbano, ma anche perché non viene utilizzato come risorsa. Per contrastare il fenomeno ci sono tre vie: tassare pesantemente le case vuote, oppure obbligare il proprietario a mantenere la casa abbandonata così com’è, o usare la casa inabitata a scopo sociale. E’ una questione di priorità: la casa vuota potrebbe essere utile a una persona sfrattata bisognosa, e inoltre affidando la casa, essa viene mantenuta abitabile e quindi decorosa, con un valore per la città.

Per quanto riguarda la questione abitativa, come la povertà e la cittadinanza influiscono a trovare un alloggio privato in affitto? Vi sono delle discriminazioni sociali e razziali nella locazione degli alloggi?

Il mercato immobiliare è classista e razzista. Prima di concedere un’abitazione in affitto si pone la domanda esplicita: “ma sei italiano/a?”. La casa te l’affidano al telefono, quando non vedono il colore della tua pelle. Gli stranieri sono quindi costretti la maggior parte della volte ad accettare di vivere in case inabitabili in nero o in grigio (ossia con una parte regolata dal contratto e solo alcune spese in nero). Spesso i proprietari utilizzano forme di ricatto al fine di sfrattare gli inquilini. Per esempio, legando l’affitto alla luce al gas, rendendo quindi impossibile la vivibilità, molto frequente soprattutto nei multiproprietari.

A differenza dell’italiano se sei straniero per esserti assegnata la casa devi obbligatoriamente avere un lavoro. Il 73% degli italiani possiede una casa di proprietà, mentre quasi tutti gli stranieri non hanno la casa di proprietà e quindi in percentuale la domanda per la casa popolare risulta maggiore per gli stranieri.

La pandemia ha contribuito ad aggravare la situazione?

Paradossalmente la pandemia ha agevolato il blocco degli sfratti, ma con la pandemia molte famiglie hanno perso il lavoro. Il prezzo degli affitti è rimasto per lo più uguale, è diminuito solo leggermente quello delle case di proprietà.

Per concludere, ritengo che sia importante riuscire ad uscire dall’ideologia di mercato che se sei povero è perché te lo meriti. Non è così, si parte da diverse condizioni. E’ necessario creare una società solidale, con spazio per tutti e tutte, e in cui ognuno possa vivere una vita dignitosa, è una questione di civiltà.

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