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Cobianchi, il grande vuoto | EDITORIALE

La conclusione dei lavori in Piazza Garibaldi ha portato anche la definitiva chiusura della scalinata…

Photo Credit: Simone Buratti

La conclusione dei lavori in Piazza Garibaldi ha portato anche la definitiva chiusura della scalinata del Cobianchi, l’albergo diurno che nei primi decenni del Novecento l’imprenditore bolognese Cleopatro Cobianchi realizzò in diverse città. L’idea era quella di costruire delle strutture sotterranee dedicate alla cura delle persone, prendendo a modello dei progetti che Cobianchi aveva visto a Londra. Tali strutture comprendevano bagni pubblici, barbieri, parrucchieri, lavanderie, telefoni pubblici, uffici di cambio ed agenzie viaggi. Negli anni ’70 la chiusura, a Parma e in tutta Italia, ha portato i locali che ospitavano queste strutture al degrado: nella nostra Città si è cercato, in un primo tempo, di riutilizzare gli spazi come locale dal ballo e poi come sede della Polizia Municipale, ma senza riscuotere un gran successo.

Con la chiusura della scalinata di accesso, la storia del Cobianchi sembra essere finita per sempre: ci hanno messo, proprio nel senso letterale, una pietra sopra. In campagna elettorale avevamo provato, anche ascoltato diverse realtà e professionisti del settore, a proporre qualche idea e soluzione per rivitalizzare questo spazio. Si era parlato di bosco urbano, una tematica che anche alla luce dei cambiamenti climatici dovrebbe far riflettere; ma anche di un ritorno alle origini con i servizi pubblici per turisti e parmigiani, oppure una sede per le associazioni. E’ un vero peccato che uno spazio come questo non possa essere utilizzato: nel Programma triennale dei lavori pubblici 2022/2024 dell’amministrazione del Comune di Parma risultavano interventi di ristrutturazione per un costo stimato di 2 milioni. Eppure non si è mai parlato di riapertura.

Lecito domandarsi se i fondi del PNRR, di cui tanto si parla, non avrebbero potuto essere utilizzati per ridare ai parmigiani, ma non solo a loro, uno spazio come l’ex Cobianchi? Un progetto di rigenerazione urbana che avrebbe fatto bene alla città, qualunque sarebbero state le scelte in termini di utilizzo. L’auspicio è che, prima o poi, qualcuno se ne accorga.

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