Giornata Mondiale del Fiocchetto Lilla: “Facile entrare nel mondo dell’anoressia, ma complesso uscirne”
Intervista a Roberto Berselli, vicepresidente CEIS, in occasione della Giornata sui disturbi del comportamento alimentare

Il 15 marzo è la Giornata Mondiale del fiocchetto lilla, colore che rappresenta la lotta contro i DCA, disturbi del comportamento alimentare. Secondo gli ultimi dati, si è riscontrato un significativo aumento dei casi che coinvolgono ragazzi sempre più giovani: basti pensare che all’interno del territorio di Parma, in soli cinque anni, dal 2018 al 2023, i casi di giovani che soffrono di questi disturbi sono triplicati. Si tratta di informazioni alquanto allarmanti, conseguenza anche dell’odierna società in cui viviamo che esalta modelli estremamente legati alla magrezza, a cui i giovani cercano di aspirare.
A questo proposito abbiamo avuto il piacere di intervistare Roberto Berselli, vicepresidente nazionale del Gruppo CEIS, che ci ha condotti attraverso un’introduzione generale sui DCA, per poi concentrarsi maggiormente sulle cause che possono portare a soffrirne e i campanelli d’allarme per riconoscerli. “Sicuramente parteciperemo ad una conferenza stampa su questo tema che si terrà al Comune di Parma e abbiamo anche chiesto che diversi monumenti della città di Parma vengano illuminati di lilla, colore che celebra questa giornata significativa”, ci ha raccontato Berselli.
Come nasce la vostra associazione? Quali sono i vostri obiettivi?
L’associazione CEIS nasce nel 1982 e attualmente opera sulle province di Parma, Modena e Bologna e si occupa di uno spettro molto ampio di disturbi legati al disagio giovanile, dalle dipendenze ai minori con problemi psichiatrici. Abbiamo iniziato ad occuparci dei temi legati ai disturbi della nutrizione nel 2012, quando è stata aperta la struttura In Volo, dedicata al trattamento dei disturbi del comportamento alimentare. Il nostro obiettivo principale è quello di affrontare gli aspetti non solo metabolici ma anche psicologici di questi disturbi, con un approccio basato sul protagonismo degli ospiti, che li renda protagonisti del loro percorso, insieme, quando è possibile, alle loro famiglie. Attualmente collaboriamo con l’Asl di Parma e con una startup dell’Università di Parma che si occupa di alimentazione, ma cerchiamo in ogni caso di rimanere il più possibile connessi con il territorio.
Statisticamente i disturbi alimentari colpiscono maggiormente i maschi o le femmine? Quale fascia di età viene più facilmente colpita? Ci sono dei dati statistici su Parma che identificano il target di persone che ne soffrono?
In generale possiamo dire che anoressia, bulimia e binge eating, che sono le tre forme più diffuse di DCA, sono tendenzialmente una problematica di carattere femminile, anche se ultimamente sono in aumento i casi che coinvolgono il sesso maschile, con un tipo di disturbo legato soprattutto alla vigoressia, ovvero all’attenzione spasmodica alla perfezione del corpo. L’età delle persone che ne soffrono si sta abbassando con esordi anche in età molto giovane tra i dieci e dodici anni, anche se la fascia più coinvolta rimane quella tra i quattordici/quindici e i trent’anni. Complice è anche il fatto che ultimamente c’è stato un aumento molto significativo dei casi: nel 2018, infatti, c’erano all’Asl di Parma 70 nuovi casi ogni anno e complessivamente l’Asl seguiva nella provincia 145 persone con problemi legati ad anoressia, bulimia e binge eating; nel 2023 i nuovi casi sono stati 134 e le persone in carico all’Asl di Parma erano 448. Un altro fattore che ha portato a questo aumento considerevole di casi è stato il lockdown, che ha profondamente inciso sui DCA.

Facendo un discorso di prevenzione, quali sono i campanelli d’allarme che possono far capire se una persona soffre di DCA?
Ce ne possono essere vari: sicuramente una perdita di peso significativa e repentina è un campanello d’allarme, come anche un’attività fisica frenetica che va al di là dell’allenamento, del desiderio di fare sport, e una selettività eccessiva nell’alimentazione, con l’eliminazione di tutta una serie di alimenti. In ogni caso, dal momento che si tratta di una problematica che può nascere da cause disparate e per cui non esiste una risposta che vada bene per tutti, bisogna trovare soluzioni funzionali adatte ad ogni singolo tipo di paziente, dal momento che l’anoressia è una malattia che può portare anche a conseguenze nefaste.
Quali sono i fattori principali che portano a soffrire di DCA?
Innanzitutto, è bene ricordare che il DCA è un problema di carattere psichiatrico, che non è legato a un desiderio di magrezza, ma ad un’incapacità di leggere in modo reale il proprio corpo e quindi vanno affrontati l’aspetto metabolico e parallelamente anche tutta la parte psicologica e psichiatrica. Sicuramente gli aspetti sociali e culturali odierni hanno un effetto che può contribuire all’aumento della problematicità: è innegabile che viviamo in una società che esalta un modello femminile estremamente legato alla magrezza e in cui l’aspetto fisico gioca un ruolo centrale nella definizione della propria identità e quindi questo può slatentizzare anche problematiche di anoressia e bulimia. Questo accade soprattutto nella fascia di età adolescenziale in cui la determinazione di ricercare una propria identità, di un proprio riconoscimento all’interno di un contesto amicale e sociale è forte: i ragazzi cercano quindi di identificarsi attraverso modelli di riferimento che nella maggior parte dei casi sono distorti, e questo può portare verso una dieta che slatentizza una problematica di carattere psichiatrico.
Che ruolo ricoprono le famiglie in questi casi? E per quanto riguarda le scuole, è opportuno informare i ragazzi su questo tipo di disturbo?
La famiglia ricopre un ruolo centrale, soprattutto perché l’età di esordio di questa malattia è molto bassa. Normalmente la famiglia è una risorsa, ma a volte può essere essa stessa la causa del problema, nonostante lo stereotipo che l’anoressia è un problema femminile legato al cattivo rapporto della figlia con la madre sia un concetto già scientificamente ampiamente superato. L’informazione e la prevenzione sono temi molto importanti: il problema è che nei DCA se l’informazione non viene fatta in modo attento può rivelarsi un elemento che, invece di fare prevenzione, scatena comportamenti che possono slatentizzare il problema; ad esempio, tutta l’attenzione su peso, sport, necessità di dimagrire possono essere messaggi che se passati in modo inadeguato, possono risultare fuorvianti. Pertanto, la testimonianza è da sconsigliare nel campo della prevenzione dei DCA proprio perché può condurre verso modelli o riferimenti che possono essere molto pericolosi, dal momento che una cura adatta ad una persona non significa che sia funzionale anche per un’altra. Non per nulla a Parma si è costituito il tavolo “Patto per Parma” che vede l’azienda Asl, il Comune, le scuole, noi e altre realtà lavorare per proporre percorsi rivolti a tutti i livelli scolastici, incentrati sul tema della giusta alimentazione e della prevenzione e informazione, che offrano una corretta indicazione ma che riflettano anche sugli aspetti psicologici affinché riescano ad evitare di slatentizzare il problema.