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Energie rinnovabili, Barbara Lori (Pd): “Necessario governare al meglio le iniziative degli investitori”

Energie rinnovabili, Barbara Lori (Pd): "Necessario governare al meglio le iniziative degli investitori"

Energie rinnovabili, Barbara Lori (Pd): "Necessario governare al meglio le iniziative degli investitori"

Dopo settimane “infuocate” il progetto del parco eolico sul Monte Croce di Borgotaro è stato ritirato. Come redazione abbiamo deciso di approfondire l’argomento delle energie rinnovabili, con un focus particolare sull’Appennino che potrebbe essere il centro di tanti progetti che riguardano il futuro energetico della nostra provincia. Per questo motivo abbiamo rivolto quattro domande sul tema ad alcuni candidati consiglieri alle prossime elezioni regionali, in programma per il prossimo 17/18 novembre.

Cosa ne pensate dei progetti relativi ai parchi a energia eolica in Appennino?

In materia di energia eolica abbiamo degli obiettivi, indicati nel Piano Energetico Regionale e coerenti con le indicazioni del Ministero e dell’Europa. Non siamo contrari all’eolico, ma abbiamo necessità di governare al meglio, ed in sintonia con i Comuni, le iniziative imprenditoriali di numerosi investitori. Il punto è l’individuazione delle aree idonee che avverrà entro pochi mesi, dopo il lunghissimo periodo intercorso tra l’approvazione del decreto e la conversione in legge avventa pochi mesi fa. A maggio 2023 abbiamo approvato una delibera di assemblea legislativa che dà indicazioni, e che sarà il riferimento per la legge regionale. Le leggi nazionali liberalizzano molto, dando cioè ai privati ampio spazio di intervento. Occorre avere grande attenzione alla tutela ambientale e paesaggistica, e avviare anche processi di partecipazione con la popolazione locale in modo da prevenire criticità con chi vive quotidianamente il territorio.

Che impatti possono avere gli impianti eolici su un ambiente ed ecosistema come quello del nostro Appennino?

Una parte del nostro Appennino è sottoposto a vincolo, derivante dal Piano Paesistico. Abbiamo altresì un territorio di grande biodiversità, fragile e delicato, penso ad esempio al nostro crinale, dove insistono parchi nazionali e siti di interesse comunitario. Va dunque trovato il giusto equilibrio affinché i futuri parchi eolici non abbiano un impatto troppo rilevante su questi preziosi ecosistemi. Ogni volontà di fare parchi eolici deve essere accuratamente approfondita, supportata da studi, mettendo al centro non solo la produzione di energia rinnovabile, ma anche norme e tutele e, come anticipato, la difesa delle comunità locali. Questo vale anche per tutto il territorio regionale e, di conseguenza, anche per il parmense.

Decarbonizzare è uno degli obiettivi a lungo termine che anche l’Europa sta portando avanti. Dal vostro punto di vista, la città di Parma e la sua provincia che contributo possono dare al raggiungimento di tale obiettivo? Da dove occorre partire? Cosa invece non serve?

Decarbonizzare è una sfida epocale e decisiva. Non basta solo incrementare, come abbiamo fatto nel corso della legislatura, la fitomassa urbana o le aree forestali regionali. Gli alberi sono importanti ma la loro benefica funzione in termini di sottrazione e stoccaggio di inquinanti e di immissione di ossigeno nell’atmosfera, deve essere supportata da interventi strutturali di contenimento emissivo. La provincia di Parma è stata una delle prime in Italia, a mettere in moto alcune iniziative, anche di carattere educativo culturale, verso la neutralità carbonica. Tema che oggi il nostro comune capoluogo ha preso in mano con grande vigore. Servono investimenti e scelte coraggiose, e innescare un cambio di mentalità. Non serve la demagogia né quelli che fingono di non vedere i cambiamenti climatici.

Come vi ponete nei confronti di altri tipi di energia rinnovabile, come ad esempio il cippato, considerando come “bacino di materia prima” la nostra montagna?

Il cippato va certamente utilizzato, sia pur in maniera calmierata e contingentata. Noi siamo per la valorizzazione della filiera del legno, e il cippato come sottoprodotto in loco della lavorazione del legno va bene. Sbagliato è tagliare alberi per produrlo. Una corretta gestione forestale del legname deve essere utilizzata per riattivare la filiera del legno, dell’arredo lavorato, per dare valore a chi opera in questo importante settore a livello regionale. Che darebbe molto fiato anche ai consorzi forestali, alle comunalie, che già operano con molta fatica nella gestione delle migliaia di ettari di bosco dell’Appennino. Contrastando, contestualmente, un cronico abbandono dei territori montani, che sono invece importantissimi per l’ambiente e l’economia nelle aree rurali.

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