A Fidenza il centro per la PMA; il dottor Barusi: “Dal 2022 quasi 500 fecondazioni”
“Il fumo uno dei fattori esterni che influisce sulla fertilità; dal 2022 abbiamo seguito 1504 coppie, il nostro centro all’avanguardia”

Gli ultimi dati Istat mostrano un continuo calo delle nascite in Italia, con solo 379.890 bambini nati nel 2023, segnando un calo del 3,4% rispetto all’anno precedente. Le ragioni principali per cui le coppie ritardano le gravidanze includono l’instabilità economica, la difficoltà nel bilanciare lavoro e vita familiare, e l’aumento dell’età media al primo figlio, che nel 2023 è stata di 31,7 anni. L’approccio ad una gravidanza in età sempre più avanzata, a cui si possono aggiungere anche problemi di infertilità sia maschile sia femminile, fa sì che molte coppie si rivolgano a Centri di Procreazione Medica Assistita. La procreazione medicalmente assistita (PMA) è un insieme di tecniche utilizzate per aiutare le coppie con problemi di fertilità a concepire un bambino. Queste tecniche includono la fecondazione in vitro (FIVET), l’iniezione intracitoplasmatica di spermatozoi (ICSI), e l’inseminazione intrauterina (IUI), tra le altre. Secondo i dati più recenti, nel 2021 in Italia sono stati effettuati 108.067 cicli di PMA, con un aumento rispetto agli anni precedenti.
In provincia di Parma opera il Centro Unico Provinciale per la PMA dell’Ospedale di Vaio, che assume un ruolo di primo piano non solo a livello locale ma anche nel contesto regionale. Nato nell’ambito del progetto di integrazione delle due Aziende sanitarie di Parma – Ausl ed Azienda Ospedaliero-Universitaria – è parte di uno dei tanti percorsi di continuità assistenziale ospedale-territorio sviluppati dalle due Aziende. Abbiamo intervistato il dottor Lorenzo Barusi, direttore del Centro, che ci ha spiegato come funziona il servizio.
Il centro di procreazione assistita di Fidenza opera a livello provinciale: quali sono i requisiti per accedervi?
Il nuovo centro di Procreazione Medica Assistita dell’Ospedale di Vaio è un centro interaziendale di terzo livello: si tratta dell’unico centro sia di Ospedale sia di Ausl che opera al massimo livello consentito dalla Legge 40 del 2004, eseguendo anche attività di urgenza e biopsie. I requisiti per accedervi sono quelli della Legge 40: coppie sposate o conviventi; le donne devono avere inferiore ai 46 anni ed un BMI di 30 punti. Per l’accesso occorre prenotare un appuntamento al numero 0524.515920 ed avere a disposizione la richiesta del medico di famiglia. Il giorno dell’appuntamento la coppia dovrà presentarsi con i tesserini sanitari, i documenti d’identità e tutta la documentazione clinica di cui sono in possesso. A questo punto verranno presi in carico dalla nostra equipe ed inizieranno il loro percorso.
Come vengono accolte le coppie e che iter devono seguire prima di effettuare la PMA?
La prima visita consiste in una visita/colloquio con un ginecologo che ha una preparazione specifica nell’ambito della riproduzione a cui segue un ecografia che va a valutare la presenza di eventuali cause organiche legate alla mancanza di gravidanze. Molto importante in questo iter medico è la valutazione della riserva ovarica: la capacità riproduttiva diminuisce a partire dai 35 anni, ma con l’aumento dell’età media le persone tendono a cercare un figlio in età più avanzata; da noi arrivano persone che hanno come età media 37,5 anni. Facciamo tutti gli esami ormonali e lo spermiogramma per i maschi; se necessario eseguiamo anche la valutazione tubarica con un’ecografia con il mezzo di contrasto.
Dopo dieci giorni viene effettuata una seconda visita, dove vengono controllati i risultati degli esami e si procede a fare una diagnosi che stabilisce il percorso più appropriato che la coppia dovrà affrontare. Il percorso di primo livello è chiamato ‘percorso in vivo’ e consiste nell’inseminazione intrauterina. Si tratta di una tecnica non invasiva che consiste nell’iniettare il liquido seminale del partner, precedentemente trattato in laboratorio, direttamente nell’utero della paziente per agevolare l’incontro tra spermatozoo e ovocita. Il percorso di secondo livello consiste, invece, nella fecondazione in vitro.
3. Quali difficoltà possono essere riscontrate? Quali sono i tempi di una PMA? Esiste anche un’equipe di supporto psicologico oltre che medico?
Sicuramente i tempi di attesa. Per la prima visita adesso si va a gennaio 2025 con le prenotazioni; mentre per la fecondazione in vitro le liste di attesa sono di circa dieci mesi. Un percorso di questo tipo è sicuramente fonte di stress, motivo per cui alcune coppie abbandonano a causa delle troppe visite o per la fatica del seguire il percorso. Un fenomeno che viene chiamato ‘drop-out’. L’aiuto psicologico è fondamentale: alle coppie che iniziano un percorso di PMA, diamo sempre i riferimenti dell’equipe psicologia dell’Ospedale di Vaio così che possano fare in parallelo anche un percorso di questo tipo.
Accedere a questo tipo di percorso quando l’età della donna è già ‘alta’ implica fare i conti con l’ansia di non fare in tempo ad ottenere la gravidanza: le donne iniziano a fare i conti con l’orologio biologico. Ad ogni coppia noi facciamo sempre sottoscrivere un consenso informato con una tabella dove sono illustrate le età e le percentuali di successo. Quello che diciamo sempre è che le coppie devono conoscere e sapere affrontare anche il fallimento: spesso si pensa che noi garantiamo il successo riproduttivo, ma nelle coppie infertili le aspettative vanno considerate al 30/35%, non possiamo garantire un 100%.
Ci sono dei fattori legati anche all’ambiente, al contesto di vita fisico ed emotivo che possono influire sulla fertilità della coppia? Con l’intervento della PMA questi fattori vengono risolti?
Rispetto ai valori degli spermiogrammi di 30 anni fa, oggi i valori sono molto più bassi: guardando i valori di riferimento di quegli anni, oggi si potrebbe dire tutti i maschi sono ‘malati’. Oggi i valori sono cambiati, adattandosi agli attuali stili e contesti di vita: ci sono degli studi che ci dicono che uno dei fattori che più influisce sulla fertilità è il fumo. E’ il valore che è stato studiato di più e che ci dice che nei soggetto fumatori la nicotina e la cotidina influiscono in maniera negativa sui valori degli spermiogrammi o sulla riserva ovarica. Da Padova c’è anche uno studio che si è occupato di valutare gli impatti del Papilloma Virus nei maschi: per questo è sempre consigliato il vaccino, in tal modo si evita anche di trasmetterlo. Altri fattori, che riguardano soprattutto gli uomini, sono il lavorare in ambienti caldi o inquinati o dove si respirano sostanze chimiche; ma anche chi svolge lavori dove si sta a lungo seduti: in questo caso la termoregolazione dei testicoli ne risente.
Quante persone si rivolgono al vostro centro all’anno? Avete in programma interventi per ampliare la struttura o la strumentazione?
Siamo attivi a Fidenza dal marzo 2022. Si è deciso di spostare qui la struttura perchè così siamo equidistanti da Parma e da Piacenza, dove non ci sono centri di questo tipo. Disponiamo di una struttura nuova, di 300 metri quadrati, con tecnologie d’avanguardia; il nostro laboratorio è una ‘camera bianca’ dove entrano solo le biologhe. Tutti i centri dedicati alla PMA sono visitati periodicamente da commissari, funzionari della Regione e del Centro Trapianti. Siamo in attesa dell’arrivo di un nuovo incubatore ‘time laps’ di livello avanzato, che permette di vedere lo sviluppo dell’embrione da remoto con alcune telecamere. Inoltre, probabilmente anche l’intelligenza artificiale farà la sua parte nel nostro campo e ci verrà in aiuto per definire quali sono gli embrioni che hanno più chance.
Da quando ci siamo trasferiti (prima il Centro si trovava all’Ospedale di Parma, ndr) abbiamo seguito 1504 coppie; effettuato 448 cicli di fecondazione in vitro e 235 di inseminazione. Con l’anno nuovo saremo in grado di offrire anche un percorso eterologo, per chi ha subito più fallimenti o per chi non ha più gameti, ci sarà la possibilità di utilizzare gameti donati da altre donne. Inoltre il nostro centro offre anche il servizio di preservazione della fertilità per le donne o gli uomini che scoprono di avere malattie oncologiche o reumatiche e che possono preservare i loro gameti prima di iniziare la chemioterapia o altre cure invasive che possono compromettere la fertilità.
Che consigli si sente di dare ad una coppia che non riesce ad avere figli, ma che è timorosa nell’affrontare un percorso di PMA?
Prima di tutto, voglio dire loro che non si devono vergognare. So che è difficile per una coppia confidarsi, ma consiglio di parlarne con il medico di famiglia, con il consultorio o con uno specialista d fiducia. Ogni anno 60mila nuove coppie si scoprono ipofertili: devono sapere che noi non li obblighiamo a fare alcunché ma che qui c’è un’equipe specializzata dal punto di vista clinico che li può seguire.
Sono 32 anni che parlo con queste coppie e cerco di far crescere i miei collaboratori anche dal punto di vista umano, per poter accompagnare al meglio le persone nel loro ‘problema’. E’ importante anche saper dire, nel modo giusto, che non riusciranno ad avere figlio. Molte coppie entrano nelle nostre sale d’attesa e ci dicono: “Non pensavo di trovare tanta gente”: è bene sapere che l’ipofertilità è problema sentito.