“Si svuotino gli arsenali, si colmino i granai” | EDITORIALE
Oggi più che mai abbiamo bisogno di ricordare gli orrori della guerra. Proprio oggi che…
Oggi più che mai abbiamo bisogno di ricordare gli orrori della guerra. Proprio oggi che la guerra è ancora, a distanza di anni, alle porte dell’Europa. La frase citata sopra è di Sandro Pertini, settimo presidente della Repubblica che le guerre mondiali le ha vissute entrambe. Ho scelto la sua, che racchiude anche un valore politico, ma potrebbero essercene molte altre: “Ci sono cose da non fare mai, né di giorno né di notte, né per mare né per terra: per esempio, la guerra“, famosissima poesia di Gianni Rodari e “Mettete dei fiori nei vostri cannoni”, celebre verso di ‘Proposta dei Giganti. Il 27 gennaio ci ricorda ogni anno che migliaia di persone sono state sterminate nei campi di concentramento. A Parma, ma non solo, ci ricorda anche la morte del Maestro Giuseppe Verdi.
Ad unire le due cose c’è il rumore delle bombe di una guerra che in città distrusse il Monumento dedicato a Verdi (ma anche la Pilotta e parte del carcere di San Francesco), causando centinaia di morti. E c’è il silenzio di tutti coloro che conoscevano gli orrori dei campi di sterminio, e hanno taciuto (o ancora tacciono).
Da ieri tiene banco, sui social, la diffida alla Rai per l’invito a Zelens’kyj alla serata finale del Festival di Sanremo. Permettetemi, oggi più che mai, di ricordare che la guerra è una cosa seria e che, forse, il palco dell’Ariston non ha gli strumenti per affrontarla. In Ucraina ci sono uomini e donne – di due nazioni diverse – che sentono ogni giorno il sibilo delle bombe, che vedono i propri compagni morire, che fanno I conti con il freddo e con la fame. Agli aiuti, di ogni specie, ci deve pensare la politica; un’eventuale richiesta di armi non può passare in prima serata su Rai Uno. Non possiamo lasciare che questa guerra diventi ancora più dolorosa, ma possiamo e dobbiamo lavorare per la pace. È già stato distrutto troppo, serve fermarsi e su questo va aperto un tavolo internazionale, senza se e senza ma. Il Festival di Sanremo faccia il Festival di Sanremo, la politica e la diplomazia facciano la politica e la diplomazia. Questi mesi ci hanno ricordato gli orrori che è capace di generare una guerra, se mai ce lo fossimo dimenticato. Chi dai campi di concentramento è tornato (ma anche gli scritti di chi non è tornato) ci ricorda come certe cose non devono succedere più. Teniamolo bene a mente. Mettiamolo in pratica. E come ben diceva Pertini “Si svuotino gli arsenali, si riempiano i granai“.
Concludo con un’importante sintesi di Eisenhower, generale e 34° presidente degli Stati Uniti d’America, nella speranza che possa essere un monito e anche motivo di riflessione in questa giornata e nel contesto internazionale che ci troviamo ad affrontare: “Ogni colpo che viene esploso, ogni nave da guerra che viene inviata, ogni razzo che viene sparato, significa, in ultima analisi, un furto a coloro che soffrono la fame e non sono nutriti, coloro che hanno freddo e non sono vestiti. Il mondo in armi non sta spendendo soltanto dei soldi. Sta spendendo il sudore dei suoi lavoratori, il genio dei suoi scienziati, le speranze dei suoi bambini”.
Le speranze dei bambini. E qui mi fermo.