26 giugno: Giornata mondiale contro l'abuso di droga.
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Il 26 giugno, come ogni anno, si celebra la Giornata mondiale contro l’abuso e il traffico illecito di droga, istituita dall’Assemblea delle Nazioni Unite nel 1987. La celebrazione di questa giornata vuole ricordare l’impegno costante “contro la droga”, problema complesso e globale, e l’impegno a “fare rete” per affrontare il fenomeno dell’uso di sostanze stupefacenti. In ricorrenza di questa giornata abbiamo deciso di parlare con l’associazione Meglio Legale, che sta portandl avanti una nuova campagna per la legalizzazione della cannabis e la decriminalizzazione dell’uso delle altre sostanze.

Questo progetto coinvolge parlamentari e medici, imprenditori e avvocati, giornalisti e semplici cittadini per aprire un dibattito serio e responsabile sul tema. Meglio Legale ci ricorda che in Italia la cannabis è già libera, ma ci sono tanti motivi per cui è meglio legale. Le motivazioni abbracciano diverse sfere di influenza, a partire dai cittadini, passando poi per lo Stato e per la Giustizia, fino alle imprese. A parlarci di questo tema bollente è stata Antonella Soldo, coordinatrice di Meglio Legale, che ha illustrato che cosa significa per questa associazione legalizzare la cannabis e per quali motivi dovrebbe essere legale, ampliando poi lo sguardo alle diverse realtà istituzionali che hanno deciso o meno di sostenere la causa.

La vostra organizzazione Meglio Legale-Aps si impegna nella lotta per la legalizzazione della cannabis. In che modo fate informazione e cercate di arrivare alla cittadinanza?

La nostra associazione innanzitutto è attiva dal 2020. Per quanto riguarda l’informazione, andiamo a parlare nelle scuole e fino ad ora abbiamo svolto circa 300 incontri in tre anni, nelle maggiori città italiane. Inoltre abbiamo preso parola anche in dibattiti in parlamento, nei consigli regionali, in ogni luogo disponibile. Quotidianamente ci occupiamo di spiegare le cose, in modo più semplice attraverso i social, le newsletter e mantenendo continuamente aggiornate circa 150 mila persone.

Che cosa significa, in sostanza, legalizzare la cannabis? Quale uso e quale consumo dovrebbe, a vostro parere, essere legalizzato?

Vuol dire regolamentare una cosa che già esiste e che oggi riguarda 6 milioni di
consumatori che sono costretti a rivolgersi al mercato nero e alle mafie, facendo guadagnare loro potere e denaro. L’anno scorso è stato proposto un referendum e nel prossimo autunno faremo una nuova proposta di legge di iniziativa popolare. Abbiamo lavorato l’anno scorso, per esempio, ad una proposta di legge che era in commissione giustizia alla camera che riguardava la coltivazione personale fino a 4 piante.

Nel vostro bilancio sociale 2022, presente e scaricabile sul vostro sito, indicate che legalizzare la cannabis sarebbe utile: per i cittadini, per la giustizia, per chi ne ha bisogno, per le imprese, per lo Stato italiano, contro la mafia. In sintesi, quali sono i principali motivi?

Intanto per il bene dei giovani, come dicono i proibizionisti. I ragazzi sono privati da ogni tipo di informazione scientifica, mandati nelle mani degli spacciatori dove possono trovare sia la cannabis sia altre sostanze più pericolose. La stessa cannabis del mercato nero è una sostanza pericolosa: tagliata con sostanze pesanti, come lacca, lana di vetro, piombo, e altri metalli pesanti. Per mettere a riparo i giovani dal contatto con la criminalità organizzata bisognerebbe creare un mercato legale, un’etichetta in cui si dice chi coltiva cosa, che cosa contiene quella sostanza. Avrebbe un grande impatto sulla salute pubblica e sulla sicurezza. Sarebbe un modo di sottrarre denaro alle mafie: il mercato della cannabis vale il 40% di tutto il narcotraffico, non è una piccola fetta.

Quali principali fake news vengono diffuse sulla cannabis?

La prima è che non tornerebbe denaro alle mafie: questa fake news è stata smentita anche dalla direzione nazionale antimafia del nostro paese. Poi che la cannabis è una droga di passaggio. È lo spaccio il vero luogo di passaggio dalla cannabis ad altre sostanze. Se crei un mercato della cannabis, chi consuma cannabis va in un posto dove la cannabis si trova. O la cannabis o altre cose. E poi che quando si parla della cannabis si parla automaticamente di tossicodipendenza: come se parlassimo di vino e automaticamente di alcolismo. Invece no: c’è chi beve un bicchiere di vino a cena con gli amici ed è tranquillo. Allo stesso modo chi fuma uno spinello sta tranquillo, non è un necessariamente un tossico.

Invece, chi è a battersi maggiormente contro la legalizzazione della cannabis?

Tutta la destra, ma anche la prudenza di certa sinistra. Finora ha vinto la linea proibizionista.

Dall’inizio della vostra campagna avete riscontrato ascolto e partecipazione da parte di professionisti, politici o cittadini comuni?

In questi tre anni abbiamo fatto moltissime cose: il referendum in 8 giorni ha superato le firme necessarie. Per la prima volta nella storia della nostra repubblica è stato possibile firmare online un referendum. Quello che è vero è un grande interesse popolare, a discapito di chi vuole far credere che questo non riguarda i cittadini. Due cose che abbiamo raggiunto in questi anni sono state portate all’attenzione di critica istituzionale: non c’era nell’agenda ma c’era nel paese. E quindi oggi qualcuno lo vuole archiviare. Con questo cambio di governo facciamo molta fatica a trovare spazi istituzionali, mediatici, e quant’altro di collaborazione sul tema.

Avete in programma iniziative di sensibilizzazione specifiche per i prossimi mesi?

Volgiamo organizzare una nuova campagna, e utilizzare tutti gli strumenti messi a disposizione dalla democrazia per questa istanza; è più complicato ma stiamo lavorando per rendere tutto questo possibile. Il centro di attenzione principale sono le scuole, soprattutto le superiori. Molto spesso solo loro ad invitarci durante le assemblee di istituto; conoscono già l’argomento e vogliono approfondirlo. La generazione che ci governa oggi è quella che ha fatto il ’68 e pare che se ne sia scordata, quindi si cambia.

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