Riaprono a marzo i Musei del Cibo che quest’anno compiono 20 anni. Il 29 novembre 2003 veniva, infatti, inaugurato il primo degli otto musei del circuito, ideato da Albino Ivardi Ganapini, all’epoca assessore all’Agricoltura della Provincia di Parma, che ha in seguito guidato l’Associazione dei Musei del Cibo fino al 2019. Si trattava del Museo del Parmigiano Reggiano di Soragna, collocato in uno splendido casello, unico per l’insolita forma circolare, concesso dal principe Meli Lupi. Al museo di Soragna seguiva, nel 2004 quello del Prosciutto di Parma a Langhirano, collocato anch’esso, non a caso, in una sede significativa: l’antico Foro Boario, appositamente ristrutturato per ospitare il museo. Sempre nel 2004, in autunno, veniva inaugurato il Museo del Salame di Felino, situato nelle antiche cucine del Castello che domina la valle.

Il 2010 era la volta del Museo del Pomodoro alla Corte di Giarola. Il 2014 vedeva l’apertura del Museo della Pasta, collocato nella medesima sede e del Museo del Vino, allestito nelle cantine e nella ghiacciaia della Rocca Sanvitale di Sala Baganza. Ultimi arrivati il Museo del Culatello all’Antica Corte Pallavicina di Polesine nel 2018 e lo scorso settembre 2022 il Museo del Fungo Porcino nelle due sedi di Borgotaro e Albareto.

In 20 anni, ben 306.317 visitatori hanno affollato i Musei del Cibo per conoscere la storia, la cultura e le tradizioni che stanno dietro ai prodotti che hanno reso celebre Parma e il suo territorio, contribuito a creare la “Food valley”, ormai nota in tutto il mondo. Non è un caso, infatti, che Parma sia stata insignita del titolo di “Città Creativa per la Gastronomia” da Unesco. Gli otto Musei espongono complessivamente ben 4.215 oggetti, ciascuno dei quali ha una storia che aspetta solo di essere ascoltata. Fra le grandi novità di quest’anno e a chiudere il circuito, sarà inaugurato in autunno, il Museo del Tartufo di Fragno nei suggestivi sotterranei del Municipio di Calestano.

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