Il primo nucleo del Museo Storico della resistenza di Sasso risale al 1973, mentre la nuova sede è stata inaugurata il 24 aprile 2005, con un nuovo allestimento. E’ dedicato al racconto della guerra partigiana, attraverso un percorso ricco di cimeli e una serie di video che testimoniano i momenti salienti del secondo conflitto mondiale nelle terre nevianesi. Una serie di pannelli didattici fanno si che i visitatori possano immergersi completamente nel contesto della Resistenza partigiana di queste montagne.
Neviano degli Arduini infatti si trova immerso in uno dei tratti più magici dell’Appennino Tosco Emiliano, terra di antiche Pievi e di Musei situata nel cuore della food valley. Appartiene all’Unione Montana Appennino Parma Est, alla Provincia di Parma, e confina con la Provincia di Reggio Emilia. Parte della Riserva della Biosfera Mab Unesco dell’Appennino Tosco Emiliano, alla Destinazione Turistica Emilia è un oasi biologica che dal 2017 sta lavorando anche per trasformare il territorio in Cittadella Paralimpica e per inserire la parte alta del Comune nei parchi regionali del Ducato.
Luigi Castignola pensò e realizzò il primo nucleo ai consiglieri comunali Tullio Gelmini e Mario Rinaldi che nel 1983 si prodigarono per far acquisire all’ente la collezione storica. Infine dal 2012 è presente anche un primo nucleo di biblioteca tematica, mentre dal 2014 un generale restyling ha ridato freschezza all’esposizione.
Come nasce l’idea di questo museo e perchè proprio a Sasso?
Nel 2005, dall’ex magazzino di granaglie è stato spostato nella sua posizione attuale, a poche centinaia di metri dalla precedente sede: all’ingresso del paese di Sasso venendo da Scurano. La frazione di Sasso fu tra le prime colpite nel tragico 1 luglio del 1944 dall’eccidio nazifascista. La colonna di tedeschi e fascisti rastrellatori arrivò qui all’alba dopo essere ripartita da Mozzano, dove aveva trascorso la notte, e da qui proseguì attorno al monte Fuso puntando a Scurano e Magrignano da una parte e Campora, Vezzano, Lagrimone dall’altra. Anche Sasso ebbe le sue vittime quel giorno, al pari delle altre frazioni colpite. Dal museo, nella sua posizione attuale, si può abbracciare con lo sguardo la vallata nevianese, ricostruendo i primi movimenti della colonna di rastrellatori, mentre alle proprie spalle si può osservare il monte Fuso.
In che modo il territorio di Neviano degli Arduini ha contribuito alla guerra partigiana e di resistenza nel parmense? Ci sono dei luoghi simbolo?
Il territorio di Neviano degli Arduini, a ridosso del Monte Fuso, ricopriva sicuramente una posizione strategica negli anni della Guerra di Liberazione, in quanto crocevia dell’alta Val d’Enza sul confine col territorio di Reggio Emilia, e una delle porte d’accesso all’Appennino. Da non dimenticare che un importante centro di comando e coordinamento delle truppe nazifasciste era a Ciano d’Enza, sulla sponda reggiana del torrente Enza rispetto alla frazione nevianese di Bazzano. Nella zona di Neviano all’indomani dell’8 settembre 1943 iniziarono a riunirsi e ad operare le prime bande di antifascisti della prima ora e ribelli provenienti dalla città o dalle vallate come vicine. Come il distaccamento Don Pasquino guidato dal reggiano William – Massimiliano Villa – che si fece protagonista di un’importante operazione catturando a Traversetolo il maggiore tedesco Buck durante un’operazione di disarmo della caserma locale. In seguito Buck fu scambiato per un nutrito gruppo di antifascisti provenienti dalle carceri di Parma, in località Torrione di Neviano, a fine giugno del 1944. Pochi giorni dopo, il rastrellamento di Luglio, operazione Wallenstein I, fu il primo importante tentativo da parte dell’esercito d’occupazione tedesco di stroncare il movimento resistenziale anche in questa zona della montagna.
Cosa significa per voi 07.44, logo che accoglie anche il visitatore all’ingresso?
07.44 ricorda i tragici eventi dei primi giorni di Luglio del 1944, quando i paesi intorno al monte Fuso furono colpiti da una vasta operazione di rastrellamento, durante la quale furono uccisi sommariamente diversi civili e catturati numerosi uomini destinati ai campi di lavoro. Fu in seguito a tale tragico evento che le brigate partigiane, dispersesi durante quei giorni, dovettero ricomporsi e rivedere la propria strategia e il proprio legame con il territorio. Proprio a Scurano di Neviano, in località Sarignana, nascerà nell’agosto del 1945 la Quarantasettesima Brigata Garibaldi, tra le più celebri del parmense e resa tale anche dall’opera dello scrittore e giornalista Ubaldo Bertoli. Nello stesso periodo inoltre, sarebbe nato a Neviano degli Arduini uno dei primi, nuovi Comuni liberi della montagna, con il supporto della Quarantasettesima, per garantire una forma di ordine pubblico e organizzazione civica in tempo di guerra.
Come è strutturato il Museo? Che ruolo ha all’interno dell’esposizione il partigiano e scrittore Ubaldo Bertoli?
L’ingresso che accoglie il visitatore è decorato con una targa, inaugurata il 25 aprile 2012, che ricorda Salvatore Maneschi (1897-1972), primo dedicatario del Museo di Sasso. Gli interni non sono lasciati al caso, ma tutto è studiato per ricordare le gabbie delle prigioni con sbarre di metallo che filtrano lo sguardo, feritoie con canne dei fucili che ricordano l’angoscia degli agguati, mentre le stanze basse con il legno delle travi riportano alla mente le illustrazioni dei processi partigiani dell’indimenticabile cantore della Quarantasettesima, Ubaldo Bertoli: partigiano, artista e scrittore, di cui si può ammirare un’opera accanto all’ingresso.
“Bruciarono case, impiccarono uomini, scagliarono il terrore sugli occhi dei bambini, e donne e bambini, con gli stessi occhi, immobili guardarono i distruttori tornare verso la pianura, con quelle tre parole incise sulla fibbia del cinturone. [Got mit uns]”
Nel Museo è presente una sezione di volumi, articoli e memorie dedicati alla Resistenza, ed in una delle sale viene proiettato il commovente documentario “Luglio ‘44” a cura di Primo Giroldini, con importanti testimonianze di guerra nel nevianese, incentrato sulle testimonianze di alcuni superstiti. Inoltre due postazioni multimediali permettono di visionare l’archivio fotografico del museo, un lungo pannello metallico racconta del primitivo allestimento nella sala di Maria Bondani (1907-1995), sempre a Sasso, e i dei protagonisti del museo prima della riapertura del 2005, dal partigiano Luigi Castignola – colui che pensò e realizzò il primo nucleo – ai consiglieri comunali.
La parte del museo dedicata ai pannelli di focus storico sul contesto della Seconda Guerra mondiale e della Guerra di Liberazione, dal generale via via sempre più al particolare, presenta approfondimenti tematici che si concentrano proprio sulla Resistenza nel parmense e sul ruolo dei civili nel contesto di guerra. Vi sono poi esposte alcune armi e capi d’abbigliamento dell’epoca, ritrovati nel corso dei decenni nel nevianese o donati; in esposizione anche due proiettili da bombarda risalenti a prima del secondo conflitto mondiale, e un side car del periodo seguente alla guerra. Vi è poi un angolo che rende omaggio alle vittime civili del rastrellamento di Luglio 1944, i cui nomi sono retroilluminati su un pannello memoriale, e alcune testimonianze di persone del posto deportate in quella triste occasione.
Avete in programma eventi o attività per le scuole? E per gli adulti?
Per il momento offriamo attività su prenotazione e mettiamo a disposizione il museo assolutamente anche per le scuole. La visita è “parlante” di per sé, noi volontari ci limitiamo solitamente a un breve inquadramento storico al quale facciamo seguire la visita libera tra i pannelli del museo e la visione del documentario. In più stiamo strutturando il secondo Festival “L’ombra del Fuso” ad inizio luglio, il periodo più importante per il Museo perché anniversario del Rastrellamento alla cui memoria è dedicato.
La prima edizione del Festival si è svolta lo scorso luglio. Dopo la camminata partigiana fino alla cima del monte Fuso, a cura della guida Francesco Salton e con l’accompagnamento musicale del cantautore parmigiano Rocco Rosignoli, abbiamo ospitato la presentazione del volume “Dal Ventasso al Fuso”, di Mario Rinaldi e Massimiliano Villa “William”, una pietra miliare sulla resistenza parmense che è stato ristampato lo scorso anno dall’editore Battei, ora associazione. Ha chiuso poi la giornata lo spettacolo “Gino”. Il secondo giorno di Festival si è svolta invece la Camminata della Memoria a cura del Comune e della Pro Loco di Campora, che per l’occasione ha inaugurato il sentiero ed una targa presso il luogo storico delle “Tane di Pizzofreddo”, una formazione rocciosa che faceva da nascondiglio per i civili durante i rastrellamenti in tempo di guerra.
Come si può avvicinare i giovani a queste iniziative e permettere che il ricordo della resistenza non sbiadisca?
Personalmente credo che ogni cosa che facciamo intorno al museo, dalla semplice apertura all’evento, vada nella direzione di avvicinare le persone a tali eventi e fare in modo che il ricordo non ne svanisca. Anche il nuovo festival L’Ombra del Fuso è un tentativo di dare una nuova anima e nuove energie al museo e alla sua realtà, facendolo magari confrontare con realtà simili – Museo della Resistenza Piacentina a Morfasso (PC), Museo di Fosdinovo, di Valmozzola, di Montefiorino (MO) – e cercare buone pratiche, come per esempio la creazione di “Sentieri della libertà” su itinerari storici e di rilievo per la Guerra di Liberazione, progetto su cui al momento siamo ancora in fase di brain storming e progettazione.
“Iniziamo ad interessare i ragazzi dalla scuola, raccontando ciò che è accaduto sul nostro territorio in tempo di guerra e come i nostri concittadini hanno lottato per la pace e la libertà.” – spiega il sindaco di Neviano Raffaella Devincenzi – I diritti che abbiamo ottenuto, grazie al sacrificio di molti, sono ora salvaguardati e difesi dalla nostra Costituzione che ripudia la guerra come strumento d’offesa verso gli altri popoli. Ora noi conosciamo un periodo di pace ma dobbiamo ugualmente avere occhi attenti su quello che sta accadendo nel Mondo. I temi di allora sono ancora attuali.”
“La situazione globale e le numerose guerre in corso sono una realtà verso cui non dobbiamo essere indifferenti – continua Devincenzi – non ci dobbiamo abituare a sentire bollettini di guerra o diritti violati o famiglie costrette ad abbandonare i propri paesi. Partendo dal nostro passato dobbiamo leggere il presente e riflettere. Le immagini, i racconti di vita nei video del museo, le storie di famiglie e persone, i cimeli, le cartine: guardiamoli con attenzione e mettiamoci nei panni delle persone che la guerra l’hanno vissuta, solo così potremo dire “Mai più guerre!”
“Mai più guerre”
Questo è il messaggio che il Museo della Resistenza di Sasso vuole trasmettere attraverso il ricordo di quello che è stato. La storia è maestra di vita, da essa dobbiamo imparare a non commettere gli stessi errori. Ecco perché visitare questo museo, e altri musei della resistenza, sono un occasione per non dimenticare il passato, ma anche per ripensare il presente e il futuro.
Per la giornata della Liberazione questo 25 aprile il Museo di Sasso ha organizzato una bellissima giornata all’insegna della commemorazione.
Il Museo è accessibile a tutti su prenotazione con ingresso gratuito. Per informazioni chiamare il numero 0521843222 o visitare il sito web.
Si consiglia anche la visione del Video a cura del Comune con l’intervista ad alcuni dei fondatori, oggi entrambi scomparsi: “Le origini del Museo, intervista di Guido Pisi ad Azelio Ubaldi e Tullio Gelmini” su YouTube.