Oltretorrente terra di nessuno: fotografia di un quartiere che muore | INCHIESTA
“Balbo t’è pasè l’Atlantic mo miga la Perma”: fino a qualche tempo fa, la scritta regnava incontrastata su quelle case vecchio stile, che si affacciano sulla Parma nei pressi del Ponte di Mezzo
Viaggio nell’Oltretorrente: da patria della parmigianità a terra di nessuno; la parabola ascendente di Parma (e tutto tace)
PARMA | “Balbo t’è pasè l’Atlantic mo miga la Perma“: fino a qualche tempo fa, la scritta regnava incontrastata su quelle case vecchio stile, che si affacciano sulla Parma nei pressi del Ponte di Mezzo. Era il monito dei parmigiani che, sulle barricate del 1922, proprio dall’Oltretorrente cacciarono le squadre fasciste. Stava lì, scritto sul muro delle prime case dell’Oltretorrente, per spiegare a chi veniva da fuori che la gente “di là dall’acqua” è gente tosta. Oggi, di quel quartiere vi è rimasto poco e niente. Smantellato dalla crisi economica e dai flussi migratori che ne hanno cambiato profondamente le radici.
Se gli “Oltretorrentini” sono sempre stati parmigiani del sasso, oggi, passeggiando per il quartiere si vede un panorama totalmente diverso, immerso tra il degrado, lo spaccio e i negozi chiusi. Poco aiuto, quasi nulla, arriva dalle politiche comunali: nessuna proposta per riqualificare il quartiere, poca sicurezza per i residenti e così, nel giro di pochi anni, l’Oltretorrente è diventato terra di nessuno. Già, di nessuno: perchè alle sei di sera, quando arriva l’inverno, le strade si svuotano e con le serrande dei negozi abbassate le vie sembrano ancora più morte.
La chiusura dei negozi storici
“I quartieri storici di Parma stanno perdendo la loro connotazione storico-culturale“, l’allarme qualche settimana fa lo avevano lanciato anche i consiglieri della Lega Nord di Parma, ma l’appello è caduto nel vuoto. Eppure tra quei commercianti che resistono l’umore non è dei migliori: “Viviamo nella paura – commenta il proprietario di un negozio di abbigliamento – che qualche ubriaco di quelli che bivaccano tra Piazzale Inzani e Piazzale Corridoni possano entrare nel negozio e fare dei disastri. Abbiamo chiamato la Polizia più volte: vengono, li mandano via, ma dopo mezz’ora sono di nuovo qua. Servono altre soluzioni“.
A influire in modo negativo sul commercio della via, oltre che i problemi di sicurezza, è anche l’apertura di negozi etnici e bazar cinesi che vendono di tutto a prezzi stracciati. Qualche commerciante si è anche informato su come il Comune avrebbe potuto tutelare i negozi già esistenti senza esporli ad una concorrenza insostenibile: “Esiste un decreto – spiegano – che consente al Comune di delimitare zone di particolare interesse storico e vietare l’esercizio di attività non compatibili con il patrimonio culturale“. Fare concorrenza a questi esercizi è impossibile: “Non capiamo – continuano – come possano fare. Hanno di tutto e a prezzi a cui noi non compriamo nemmeno dal fornitore. Ci costringeranno alla chiusura“.
Il degrado in Piazzale Corridoni
Percorrendo i negozi tra l’inizio di via D’Azeglio e l’inizio di via Bixio, ci fermiamo davanti all’Open Shop di Piazzale Corridoni. Una decina di persone di colore, tra cui anche qualche ubriaco, urlano tra di loro. Qualcuno parla al telefono, qualcun altro è seduto a terra e altri ancora sono sotto il monumento a Corridoni: fumano tranquilli, qualche bottiglia di birra appoggiata sui gradini. “È così tutti i giorni – ci spiega un negoziante del Piazzale – ormai si sono impadroniti della zona e non possiamo farci nulla“. Ogni tanto, raccontano, ci scappa anche la lite con qualche schiaffo: arriva la Polizia, tutto si placa. Ma il giorno dopo è ancora la stessa storia.
“Con l’apertura dell’Open Shop 24 ore su 24, ma anche dei negozi etnici che vendono alcolici la situazione è peggiorata. La gente, ormai, ha paura a venire in Oltretorrente e il commercio sta subendo una grave crisi“. Sono disperati i titolari dei negozi tra via D’Azeglio e via Bixio: ecco la terra di nessuno dell’Oltretorrente. “Ci vorrebbero dei Vigili sempre presenti“, afferma qualcuno. “Potrebbero utilizzare i Carabinieri in pensione, in qualche Comune fanno anche questi servizi“, prosegue un altro. “L’importante è che si trovi una soluzione – affermano all’unisono tre commercianti del Piazzale – perchè così non si può andare avanti. Non è accettabile avere dieci/quindici persone che bevono e fumano nel piazzale tutto il giorno“. Il problema, però, non è solo giornaliero: i residenti confermano che la situazione rimane invariata, se non peggiora, dalle 20.00 in poi.
Lo spaccio in viale dei Mille
L’Oltretorrente è anche oltre Piazzale Corridoni. Si prosegue nelle zone tra via Imbriani, Piazzale Picelli – altra sede di bivacco – e viale dei Mille. Qui il problema non è più il commercio: regina delle strade è la droga. Passeggiare tranquilli per le vie non si può più: da ogni vicolo e da ogni borgo spuntano spacciatori in bicicletta. Già, in bicicletta perchè la droga non la hanno con loro: la vanno a prendere, nascosta tra i cespugli delle case o nei muri, appena trovano un acquirente. Un metodo sicuro per non farsi cogliere in flagrante dalle Forze dell’Ordine. “Nella nostra strada – spiega un residente di via Padre Lino – hanno rubato più volte in cortile e nelle cantine. Non è difficile immaginare dove siano finite tutte le nostre biciclette“.
“La modalità dello spaccio – spiega una signora che abita in un palazzo di Viale dei Mille – le sanno tutti. Non basta una retata ogni due mesi. Devono venire a controllare tutti i giorni. La Polizia deve fare in modo che la smettano di spacciare: vengano in incognito, si fingano acquirenti e poi li arrestino. Non possiamo aver paura di uscire di casa“. Lungo il viale, da Piazzale Santa Croce a Barriera Bixio, di personaggi losci con la bicicletta, così come descritti dai residenti, se ne incontrano una ventina: decisamente troppi, per poter essere controllati.
Residenti e commercianti: “Adesso basta, fate qualcosa”
L’appello di residenti e commercianti è chiaro: “Il Comune faccia qualcosa. La situazione è insostenibile“. Lo dicono in tanti per le strade dell’Oltretorrente: c’è chi ha paura per la propria attività, chi teme che la concorrenza “sleale” possa farlo chiudere per sempre; c’è anche chi ha paura ad uscire di sera e chi, più anziano, vede il suo quartiere morire.
L’Oltretorrente, questo è fuor dubbio, non si merita questa fine. È il momento di agire, tentando una riqualificazione del quartiere che operi in tutti i sensi: dal commercio alla sicurezza, dalla tutela dei residente al recupero della bellezza del patrimonio artistico. Anche, perchè, diciamolo a chiare lettere la tempra della gente dell’Oltretorrente è rimasta la stessa di novantacinque anni fa: farli arrabbiare, sul serio, non conviene a nessuno.