Commercio, industrie e tutela dei consumatori: come si sta preparando Parma alla “Fase 2”? Ce lo siamo domandati in questa serie di articoli che trattano diversi temi ed approfondiscono diversi settori economici – dal turismo, all’agricoltura, passando anche per un’intervista al responsabile della Medicina del Lavoro di Ausl Parma. La ripartenza, specie in alcuni settori, non sarà facile: alcune realtà – specialmente tra i piccoli negozi del centro storico già martoriato – potrebbero non riuscire a rialzare la saracinesca, anche alla luce del prolungamento delle chiusure dei negozi fino (almeno) al prossimo 18 maggio. La tutela della salute, ovviamente, va messa al primo posto, ma ciò che emerge in questa analisi è che la situazione economica potrebbe essere grave come quella sanitaria, se non peggiore, qualora non si riuscisse a ripartire in tempi brevi.

Commercio, le associazioni: “Contributi a fondo perduto, fondi di garanzia e finanziamenti ad hoc per ripartire”

Ci saranno settori fortemente penalizzati“: esordiscono così le associazioni dei commercianti parmigiane – Ascom Confcommercio e Confesercenti – nell’affrontare l’argomento della Fase 2. Li abbiamo contattati qualche giorno fa, prima che il presidente Giuseppe Conte firmasse il nuovo DPCM e prorogasse la data di riapertura dei negozi e degli esercizi commerciali dal 4 al 18 maggio prossimo. Non è difficile, dunque, immaginare che la situazione che ci hanno descritto – già critica – possa diventare ancora più difficile con il prolungamento delle chiusure.

Stiamo già lavorandoper aiutare i nostri commercianti a riaprire in sicurezza; abbiamo aziende che stanno già producendo i plexiglass di protezione e poi daremo ai negozianti tutte le indicazioni utili per lavorare in sicurezza“, è quanto afferma il presidente di Ascom Vittorio Dall’Aglio che auspicava anche un “necessario allentamento delle restrizioni sugli spostamenti delle persone e una preventiva programmazione della riapertura delle attività, che preveda modalità e regole  certe,  effettivamente realizzabili per le aziende di piccole e medie dimensioni, già dal 4 maggio“. Confesercenti, invece, si sta muovendo con le amministrazioni comunali per cercare soluzioni che garantiscano la sicurezza sanitaria in un contesto di socialità, ad esempio per bar e ristoranti: “Con i Comuni stiamo pensando ai dehors e al certificato di famiglia per permettere alle famiglie che convivono di andare tranquillamente in un tavolo al ristorante senza particolari distanziamenti“.

La situazione di Parma è critica e il rischio – sempre più concreto – che alcuni piccoli commercianti non riescano a riaprire le loro attività è un problema da affrontare e su cui si stanno muovendo le associazioni di categoria. “Il danno economica venutosi a creare – continua Dall’Aglio – è enorme. Molte aziende hanno cercato, ove possibile, di sopperire alla chiusura temporanea attivandosi con la consegna a domicilio: abbiamo aiutato le imprese a districarsi fra le mille regole imposte dal Governo e dalla Regione, alcune volte anche in contrasto fra loro, per offrire opportunità concrete, condizioni agevolate e per dare risposte tempestive alle molte richieste di una maggiore liquidità da erogare con modalità semplici e in tempi veloci“. Entrambe le associazioni hanno sottolineato l’importanza della collaborazione delle istituzioni comunali, anche in Provincia, che hanno ridotto o sospeso le imposte comunali sulle attività commerciali. “Siamo pronti ad intervenire – affermano Ascom e Confesercenti – con il fondo della Cooperativa di Garanzia che permette la copertura della garanzia in relazione ad un’eventuale finanziamento“. “In due mesi – aggiunge Dall’Aglio – abbiamo erogato quasi 2 milioni di euro a favore delle aziende e molto ancora rimane da fare“.

“Manifatturiero e turismo i settori a rischio”

Sicuramente il comparto turistico sarà quello che soffrirà maggiormente“, è il bilancio avanzato da Confesercenti che evidenzia, anche, le difficoltà di tutte quelle attività che sono rimaste chiuse in questi mesi. Al comparto turistico Ascom aggiunge anche il settore della somministrazione di alimenti e bevande, fermo da metà marzo: “Si registrano cali di fatturato che vanno da un massimo del 100% ad un minimo del 70% rispetto allo stesso periodo del 2019. E questi settori saranno gli ultimi a ripartire“. Un altro settore in difficoltà sarà quello dei beni durevoli: abbigliamento, orafi, profumerie, tra i tanti che potrebbero essere nominati in questo elenco.

Per ciò che riguarda gli aiuti economici ricevuti dallo Stato le associazioni sono concordi nel dire che si tratta di un primo passo, ma che non è sufficiente. “Occorre dare liquidità alle imprese a fondo perduto. Abbiamo poi richiesto ai Comuni che non si applichino le tariffe Cosap e Tari per i mesi di non lavoro. Inoltre, stiamo intervenendo su affitti e su bollette acqua, luce e gas“, spiega Confesercenti. Concorde anche Ascom che chiede sistemi di contributo a fondo perduto, non restituibili e aggiunge: “Grazie all’intervento del Sistema delle Camere di Commercio e della Regione Emilia Romagna si stanno inoltre perfezionando finanziamenti studiati appositamente per aiutare le aziende in difficoltà attraverso l’abbattimento dei tassi di interesse e dei costi bancari per somme fino a 150.000 euro“.

© riproduzione riservata