Parma, maggio è stato il mese più caldo di sempre: l’estate anticipa rispetto agli storici

In base ai dati registrati negli ultimi 150 anni dall’Osservatorio Meteorologico dell’Università di Parma nel mese di maggio 2022 la temperatura media misurata in ambito urbano è risultata di 21,1 °C il che pone il mese fra i quattro più caldi di sempre, precisamente, 1986, 2003 e 2009 e 2022, vale a dire, che tre dei quattro mesi di maggio più caldi degli ultimi 150 anni ricadono negli anni 2000. Nel mese di maggio 2022 i giorni con temperatura massima superiore ai trenta gradi, in gergo detti estivi, sono stati otto, il quadruplo della media che è di due giorni. Non solo, il primo giorno del mese in cui sono stati superati i trenta gradi è stato il 16 maggio 2022 mentre a fine ottocento tale giorno cadeva mediamente il 14 giugno.

I dati confermano quanto tutti stiamo sperimentando: da molti anni a questa parte l’estate anticipa di un mese rispetto al clima storico. Stiamo assistendo a una vera e propria progressione di questo anticipo visto che il 14 giugno, primo giorno estivo di fine ottocento, anticipava mediamente al 30 maggio nel trentennio 1961-1990 e, sempre mediamente, al 25 maggio nel trentennio 1991-2020.

A Parma, anche nel mese di maggio 2022 l’andamento delle temperature consolida la tendenza al progressivo riscaldamento del clima urbano, che riguarda tutte le stagioni e risulta coerente con quello che si osserva a livello regionale e planetario. Ma quanto si riscalda la nostra regione rispetto al resto del pianeta? Ci aiutiamo con un grafico di Arpae Emilia Romagna per rappresentare la serie delle temperature medie annuali misurate negli ultimi sessant’anni.

Le serie dei dati di temperatura risultano massimamente intelligibili se rappresentate come scostamenti, detti anomalie, rispetto a un periodo di riferimento. Così, per entrambe le serie, il trentennio 1961 al 1990 è stato assunto come periodo di riferimento e la media delle temperature di queste trenta annualità è stata fatta zero sull’asse verticale del grafico. La prima evidenza è che la serie emiliano-romagnola ha un andamento simile a quella globale.

In particolare risalta il gradiente di crescita che sia in regione sia globalmente aumenta notevolmente a partire dalla seconda metà degli anni ‘80, vale a dire oltre trent’anni di progressiva crescita. Risalta anche che la tendenza all’aumento della temperatura media è maggiore nei territori emiliano-romagnoli rispetto a quella globale con valori che nell’ultimo decennio eccedono i +1.5 °C rispetto al periodo di riferimento 1961-1990.

Conclusione, se l’accordo della COP2015 di Parigi prevedeva che entro fine secolo la traiettoria di aumento della temperatura dovesse essere contenuta entro +1,5 °C rispetto all’era preindustriale, nei territori emiliano romagnoli +1,5°C di riscaldamento sono già stati superati da una decina d’anni oltretutto non in raffronto all’era preindustriale ma rispetto al trentennio di fine secolo scorso.

Del resto, anche il rapporto appena pubblicato dalla Commissione Internazionale sui Cambiamenti Climatici (IPCC AR2022) mette in chiaro: che l’impegno preso dai governi a Parigi nel 2015 non è stato rispettato, che la terra si riscalderà di più e che il miglior obiettivo oggi perseguibile per fine secolo è di contenere l’aumento della temperatura entro i +2,0 °C.

È universalmente riconosciuto che il contenimento del riscaldamento globale si ottiene da un lato sostituendo le tecnologie di produzione di energia da combustibili fossili con quelle da fonti rinnovabili e dall’altro lato con la cooperazione internazionale. Se alla lentezza della conversione ecologica si somma il crescendo di conflittualità innescato dalla guerra Ucraina, si ha come risultato una probabilità molto alta di superare ben prima del fine secolo la soglia critica dei +2,0 °C.

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