Il primo anno di Serie A per i ragazzi allenati da Robert Du Preez e Marco Frati si sta rivelando più complicato del previsto: nonostante la salvezza matematica, c’è un po’ di amaro in bocca di fronte ai risultati del Primo XV del Rugby Parma, attualmente a quota 38 punti, a pari punti con il Rugby Torino. Malgrado le prestazioni in campo che a volte non sono state all’altezza, c’è grande soddisfazione per l’impiego di numerosi giovani e per il loro percorso di crescita. Allo stesso tempo, la società del Rugby Parma si è mostrata orgogliosa per l’inaugurazione del “Polo di Formazione” per le annate 2005/2006, per la convocazione in Nazionale di alcuni suoi giovani giocatori e per la scelta di Parma come sede del Sei Nazioni femminile. Ne abbiamo parlato con Marco Frati (head coach della passata stagione), Roland de Marigny (director of Rugby) e Bernardo Borri (presidente).
Nella scorsa stagione con la squadra di cui era head coach avete vinto il campionato di Serie B, ottenendo così la promozione in Serie A. Alla luce degli obiettivi che avevate a inizio stagione, siete soddisfatti della stagione che state disputando?
Quella passata è stata una stagione incredibile, con risultati da record che, oltre a valere la promozione in Serie A, ci hanno collocati al 1° posto assoluto per numero di mete, punti marcati e subiti nella classifica delle 40 squadre che componevano i 4 gironi di Serie B.
Per quanto riguarda questa prima stagione in Serie A, siamo soddisfatti solo in parte. L’obiettivo che ci siamo posti a inizio anno era fare una bella stagione, ottenendo il meglio possibile con la squadra che avevamo a disposizione, far crescere i nostri giovani e consolidare il gruppo. Dire che questo obiettivo lo abbiamo già raggiunto con i tanti giovani che abbiamo in squadra che stanno crescendo a vista d’occhio. Siamo un po’ meno soddisfatti dei risultati in campo che non sempre ci hanno premiati. Tante volte siamo arrivati a un soffio dall’obiettivo, ma poi abbiamo pareggiato partite già vinte e perso altre di uno o due punti. Questo ci lascia un po’ di amaro in bocca, anche se va detto che fa parte di un percorso di crescita. Abbiamo una squadra giovane, saprà far tesoro di quanto appreso quest’anno nelle prossime stagioni.
A settembre è stato inaugurato il progetto “Polo di Formazione” sul territorio parmense riguardante le annate 2005/2006. Qual è lo scopo principale di tale progetto e che tipo di risultati ci sono stati nel corso di questi mesi?
Si tratta di un progetto federale che prende il posto del precedente Centro di Formazione. La Federazione ha voluto con esso offrire ai giocatori la possibilità di effettuare due allenamenti in più rispetto a quelli svolti nel proprio club. I club coinvolti sono tre: Noceto, Colorno e Rugby Parma, oltre a Le Viole Amatori che mettono a disposizione le loro strutture. Il progetto non prevede convocazioni, ma si rivolge a tutti i giocatori che hanno voglia di dedicare più tempo ad allenamenti tecnici e fisici, con la possibilità di utilizzare anche la palestra delle Zebre.
Non è stato facilissimo avere continuità, però abbiamo una media di 15-20 partecipanti a settimana. Col nostro Polo abbiamo affrontato per due volte quello di Rovigo incassando una sconfitta nella partita di andata e una vittoria in quella di ritorno. Si è trattato di ottimi momenti di confronto per valutare la crescita del progetto e dei ragazzi. Nell’attesa di sapere se l’esperienza verrà replicata l’anno prossimo, stiamo cercando di concludere questa prima edizione nel modo più costruttivo possibile, con momenti di scambio a livello tecnico non soltanto per i ragazzi ma anche per gli staff dei club coinvolti.
Il Rugby Parma ripone da sempre grande attenzione nel settore giovanile, in cui moltissimi ragazzi (dai 5 ai 19 anni) sono coinvolti nel progetto di una scuola di rugby di alta qualità. Per quanto concerne la rosa della prima squadra, da quanti ragazzi provenienti dal settore giovanile è composta? Quali sono state in questa stagione le vostre principali operazioni di mercato? Vi state attivando già da ora in vista della prossima stagione?
Il nostro club è una scuola la cui missione è quella di far crescere i giovani del nostro ricco vivaio e prepararli perché possano giocare nelle nostre squadre seniores che puntiamo ad avere sempre più formate da giocatori “Rugby Parma doc”. Quest’anno, nella rosa della prima squadra abbiamo 8 ragazzi nati e cresciuti nella Rugby Parma. Tre di loro, del 2002, Colla, Sorio e Borges, sono saliti a inizio stagione dalle giovanili, oltre a Maggiore che, dopo la pandemia e un anno a Colorno, è rientrato da noi. Avere questi numeri che approdano in prima squadra è indicativo della bontà del lavoro svolto come scuola di rugby. Anche la nostra squadra cadetta è composta per il 90% da giocatori del nostro vivaio.
Detto questo, però, è fondamentale che la Rugby Parma diventi una casa anche per giocatori provenienti da altri club. Il nostro club si è infatti creato un’immagine che ha grande appeal all’esterno. Sono passati a giocare con noi ragazzi dell’Amatori, del Noceto e del Colorno a conferma che stiamo lavorando bene. Il nostro è uno sport di amicizia, coinvolgimento, accettazione ed è quindi giusto integrare tutti quei giocatori che vogliono contribuire a far grande il nostro club.
Per quanto riguarda la rosa del 1 XV dell’anno prossimo, ovviamente ci stiamo guardando intorno per rinforzare qualche ruolo, ma al momento è prematuro dare anticipazioni.
In questa stagione tre atleti, Fabio Ruaro, Samuele Bordini e Pietro Melegari, sono stati convocati a raduni della Nazionale Italiana dei rispettivi Under (Under 20 e Under 18). Da presidente, che emozioni ha provato di fronte ad una notizia come questa? Quanti atleti di proprietà del Rugby Parma ritiene che possano giocare in Nazionale? La convocazione in Nazionale dei vostri giocatori rientra tra gli obiettivi societari e stagionali?
Direi che non potrebbe esserci soddisfazione più grande. Fin dall’inizio della mia presidenza, abbiamo puntato tutto su una scuola d’eccellenza e sulla crescita umana e sportiva dei nostri giovani, mirando all’eccellenza, ma cercando anche di soddisfare le esigenze di tutti, dal desiderio di competere ai massimi livelli a quello di partecipare e far parte del club, allenandosi e giocando con gli amici per puro divertimento.
Fabio, Pietro e Samuele sono le punte di diamante del nostro movimento; oltre ad essere degli ottimi atleti sono dei bravissimi ragazzi. Ai primi due è stato anche conferito il prestigioso Premio S.Ilario dal Consiglio Direttivo dell’Unione Nazionale Veterani dello Sport di Parma, rispettivamente nel 2020 e a gennaio di quest’anno. In linea temporale sono i nostri atleti convocati più di recente in Nazionale, ma non sono i primi – mi vengono in mente ad esempio Damiano Mazza e Luca Adorni che li hanno preceduti – e, visti i numeri e i risultati delle categorie giovanili, sono certo che non saranno nemmeno gli ultimi portacolori gialloblù a meritarsi un posto nelle rappresentative nazionali. Ci sono anche altri atleti che oggi vestono la maglia azzurra, attualmente tesserati con altri club, ma che sono “nati” alla Rugby Parma o che hanno fatto un pezzetto del loro percorso sportivo con noi.
La città di Parma ospiterà il Sei Nazioni femminile allo stadio Sergio Lanfranchi, in programma tra il 25 marzo e il 29 aprile. Cosa ne pensa della scelta di Parma come sede di un evento importante come questo? Cosa pensa del Rugby femminile? Avete dei progetti in mente riguardanti una squadra “rosa”?
Parma è indubbiamente una città ad alto “tasso ovale”, per distacco la provincia emiliana con il maggior numero di tesserati, anche rispetto al capoluogo Bologna. Inoltre, grazie alle Zebre, la nostra città è conosciuta in tutto il mondo e, non da ultimo, lo stadio Lanfranchi si presta perfettamente allo scopo, quindi direi che non poteva esserci location migliore per ospitare il più importante torneo internazionale di rugby a 15 femminile dell’emisfero nord.
Prima della pandemia avevamo un sogno nel cassetto: creare una squadra seniores cadetta per dare spazio ai nostri atleti appena saliti dalle giovanili e non ancora pronti per un campionato più impegnativo e a quelli che per studio o lavoro non riescono a seguire un programma di allenamenti più intenso e costante. La nostra cadetta venne iscritta per la prima volta quasi per scommessa al campionato di Serie C 2019/20, ma arrivò l’emergenza epidemiologica a bloccare tutto per due anni. Finalmente, a partire dalla stagione 2021/22 il sogno è diventato realtà e la scommessa si sta dimostrando vincente. Il numero di tesserati è in continuo forte aumento e i risultati ci rendono orgogliosi di questo gruppo.
Un altro sogno chiuso nel cassetto è proprio quello di creare una squadra femminile, una nuova scommessa su cui spero potremo puntare in un futuro molto prossimo.