Patrono di Parma nel 1528, San Rocco vanta numerosi devoti in tutta la Provincia: il suo culto, in particolare, è legato al ruolo di protettore nei confronti della peste. Proprio nel 1528 Parma stava lottando contro “la peste vigente in questa città e contado” e così “per placare l’ira dee Deo” il Consiglio degli Anziani lo elesse a Patrono della città. Il culto di San Rocco non è però annoverato solo nelle cronache cittadine, ma trova riscontro anche nelle campagne dove fu invocato in occasione del colera del 1835 e del 1854 a protezione del bestiame e delle catastrofi naturali.
A Pugnetolo San Rocco fu invocato nel 1910 a protezione di una frana che minacciava l’abitato; a Stagno di Roccabianca e a Cereseto di Compiano, oltre che a Pellegrino, a Vedole di Colorno e a Santa Maria del Taro si celebra con una solenne processione. Grande festa, in seguito alla peste del 1630, veniva poi fatta a Vianino dove nell’Oratorio dedicato al Santo si benediceva il bestiame e si distribuivano panini benedetti, che si potevano somministrare anche agli animali in caso di malattia. Una tradizione molto sentita anche a Roccaferrara dove nel 1984 venne rinnovata la Chiesa dedicata al Santo. Un voto del 1855 sancisce anche la devozione di Monticelli Terme; ma tra i tanti fedeli del Santo si annoverano anche quelli di Ardola di Zibello; Ballone; Berceto; Braja; Canetolo; Cereseto; Corniglio; Curatico; Isola di Compiano; Lalatta; Musiara; Sambuceto; Sesta Inferiore; Traversetolo; Valcieca; Valditacca e Vestana.
Numerosi gli Oratori eretti in suo onore, oltre a quelli già citati: Bazzano, Pellerzo di Bergotto, Carzeto di Soragna, Corniana, Castrignano, Mulazzano, Pagazzano, Torrechiara, Vezzano di Calestano e Trecasali. San Rocco è considerato protettore degli ecologi e dei maratoneti: l’iconografia lo raffigura con un sacco in spalla, un bastone da viandante ed una grossa conchiglia per attingere l’acqua. In Val Baganza la tradizione portava molte persone a salire sul Monte Scarabello in occasione della festa di San Rocco: da Casasevatica raggiungevano Piovolo, dove ancora oggi c’è un piccolo oratorio, per poi continuare la salita verso il Monte alla ricerca di un posto ombreggiato dove pranzare in compagnia.