“Teatro delle Briciole, un progetto per tutti e di tutti”

“Abbiamo scelto di poter parlare a tutti attraverso un tipo di teatro per tutti e di tutti”, l’intervista ad Alessandro Gallo, direttore artistico

Teatro delle Briciole

Teatro delle Briciole

La compagnia teatrale Solares Fondazione delle Arti ha avuto origine nel 2007 dalla fusione tra Solares Fondazione Culturale, Teatro delle Briciole e Cinema Edison e si caratterizza come una realtà culturale con un’identità artistica multidisciplinare, frutto di un’unione di percorsi e saperi all’interno delle diverse espressioni artistiche, quali danza, poesia, cinema e arte contemporanea. Uno degli obiettivi principali di questa società è la promozione di connessioni inedite tra i vari linguaggi artistici, con uno sguardo particolare alle nuove energie del mondo giovanile. In particolare, questa volontà di dar vita ad un teatro che si rivolga alle nuove generazioni è tipica del Teatro delle Briciole, che nel 1981 è stato il primo Centro Stabile in Italia di Produzione, Programmazione e Ricerca di Teatro Ragazzi e Giovani.

In particolare ci siamo concentrati sulla produzione teatrale e abbiamo intervistato il direttore artistico, Alessandro Gallo, che ci ha portati alla scoperta del mondo dello spettacolo teatrale. Abbiamo fatto un salto nel passato, affrontando il tema relativo alla pandemia da Coronavirus che ha avuto conseguenze penalizzanti per tutto il mondo dello spettacolo, ma in particolare per il teatro, in quanto ad oggi non sono stati ancora raggiunti i numeri di spettatori che si registravano prima della pandemia. In ogni caso, la ripresa c’è stata e infatti sono tanti gli spettacoli teatrali offerti al pubblico, composto soprattutto da famiglie e scuole.

Nella vostra produzione teatrale trovano spazio molti spettacoli pensati per le famiglie e le scuole, come mai questa scelta? Come si possono attirare le nuove generazioni al mondo del teatro?

I nostri spettacoli teatrali sono caratterizzati da una doppia stagione: la prosa, finalizzata ad ospitare i grandi temi del presente attraverso uno sguardo civico, accompagnandoli con grandi nomi del teatro italiano, e la programmazione che parla alle scuole e alle famiglie; in particolare, quella per le famiglie viene presentata due/tre domeniche al mese, mentre per quelle scolastiche ci si rivolge a tutto il pubblico delle scuole di Parma. Abbiamo deciso di offrire spettacoli per scuole e famiglie perché un progetto artistico che viene ospitato all’interno di una fondazione così importante, in uno spazio al centro di questa città, deve assolutamente parlare a tutti i pubblici di riferimento, senza alcuna esclusione. Seppure questo porti a scelte che artisticamente io, in quanto artista, non farei, però mi sono sempre chiesto perché il mio sguardo debba censurare o limitare la fruibilità di altri linguaggi che potrebbero essere interessanti per altri tipi di pubblici. È stata comunque una scelta vincente perché quest’anno abbiamo raddoppiato il pubblico dal momento che abbiamo scelto di poter parlare a tutti attraverso un tipo di teatro per tutti e di tutti.

La nuova produzione di “Peter Pan”, andata in scena domenica, ha avuto il successo che vi aspettavate?

Ieri è stata la prima volta che il Fantateatro ha messo piede all’interno del Teatro delle Briciole perché il tipo di teatro che la compagnia bolognese adotta implica una serie di linguaggi abbastanza pop e affronta storie che sono legate ai grandi classici, mentre all’interno di questa stagione teatrale si è dato molto più spazio a scelte radicali che conducevano maggiormente verso la ricerca, verso un teatro d’infanzia che si allontanava molto da quel tipo di linguaggio. Quest’anno invece sono stati inseriti una serie di appuntamenti, battezzati Family Show, quasi per poter dire alla cittadinanza che c’è un tipo di Teatro Ragazzi, un teatro orientato molto più verso l’intrattenimento, verso la festa, verso spettacoli che sono dei veri e propri show adatti a tutte le fasce di età che vivono e abitano una famiglia, una casa: un esempio è proprio il Fantateatro, che parla a tutti. La risposta dello spettacolo di ieri, “Peter Pan“, è quindi stata un bellissimo sold out, con tanti bambini vestiti da carnevale che hanno poi festeggiato nel foyer grazie alla compagnia stessa che si è donata molto anche dopo lo spettacolo.

Cosa c’è “dietro le quinte” della realizzazione di uno spettacolo teatrale, di vostra produzione?

Il modus operandi per la realizzazione di uno spettacolo teatrale è sempre il medesimo: arriva un’idea al direttore artistico, che la discute con l’artista stesso, che a sua volta presenta al direttore artistico una serie di sue desiderate artistiche che incidono poi su quelle economiche. Il direttore artistico prende quindi l’idea dell’artista e della compagnia e la mette in dialogo sia con il reparto artistico, composto da attori, scenografi e autori, sia con i reparti tecnico, amministrativo e produttivo per andare a costruire un primo budget e un primo cronoprogramma dell’intera produzione, che attraversa gli spazi teatrali da un minimo di un mese ad un massimo di tre mesi. Dopodiché si va in scena e, slot per slot, partendo dal dialogo con l’eventuale drammaturgo fino ad arrivare allo scenografo, attraversando lo scouting degli artisti, tutti vengono chiamati dietro le quinte a lavorare costantemente, giorno dopo giorno, sulla singola produzione. Ogni produzione viene poi presentata in debutto qui da noi, che, essendo una struttura a più sale e che parla prevalentemente al pubblico delle nuove generazioni di Parma, diamo la possibilità alla struttura di rodare tantissimi giorni a stagione, in modo che dopo aver costituito un primo blocco di prove con un primo blocco di pubblico, si ritorna di nuovo in prova per capire cosa andare a pulire, a tarare, a modificare sulla base dei primi feedback avuti dal pubblico. Siamo quindi una macchina abbastanza rodata.

Il periodo del Covid è stato molto penalizzante per i teatri, avete avuto difficoltà nella ripresa?

Il periodo del Covid ha colpito tutte le strutture teatrali, soprattutto quelle che, come la Solares Fondazione delle Arti, hanno come pubblico di riferimento le scuole. Basta pensare che le scuole hanno impiegato quasi due anni e mezzo di tempo per tornare ad abitare gli spazi teatrali, quindi sono stati anni abbastanza difficili. In generale, l’intero settore ha visto un po’ di luce solo alla primavera del 2023, quando si sono visti i numeri tornare quasi a quelli pre-Covid. Però, in generale, un dato che l’AGIS ha sottolineato e continua a sottolineare è che da dopo la pandemia nessuna struttura è riuscita a recuperare i numeri pre-Covid e nonostante ormai sia acqua passata, qualcosa è cambiato nella gestione del linguaggio artistico teatrale: forse è intervenuto maggiormente il cinema, però resta il fatto che i numeri sono cambiati. 

Che progetti avete per il futuro?

Abbiamo una serie di produzioni che stanno per partire proprio in queste settimane. Le prime debutteranno in due importantissimi festival: una di esse è uno spettacolo tratto dal “Barone Rampante” di Italo Calvino, che debutterà al Mirabilia Festival di Cuneo, uno spettacolo in produzione che parlerà al mondo dell’infanzia, mentre per quanto riguarda la prosa, la compagnia Rally di Roma metterà in scena uno spettacolo dal titolo “Goodbye Horses“, che racconta le connessioni esistenti tra mito e realtà e che debutterà a giugno al Festival Primavera dei Teatri di Castrovilla. Si tratta delle prime due grosse produzioni che stiamo accompagnando in questi mesi ed entrambe fanno parte di un progetto triennale: quello su Calvino è un progetto che parte dall’infanzia per arrivare alla prosa e la compagnia metterà in scena un codice teatrale innovativo che è il teatro come un set cinematografico, quindi un viaggio tra teatro e cinema. Invece, la produzione della compagnia Rally, incentrata sulla “trilogia dell’animale” sarà caratterizzata da un altro linguaggio innovativo che ibrida la danza, la grande macchina teatrale, con la recitazione tradizionale della prosa. Stiamo andando verso una nuova veste dal punto di vista artistico, che è quello di rafforzare il rapporto tra più discipline e cercare di diventare un centro di produzione pluridisciplinare a tutti gli effetti. 

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