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“Voglio essere l’ultima” | EDITORIALE

I dati di Istat ci raccontano meglio di qualsiasi parola la situazione drammatica che stiamo…

  • 30.581 chiamate al 1522 nei primi tre trimestri del 2023
  • 64,5% donne intercettate racconta di aver subito violenza per anni
  • 106 donne vittime di omicidio nel 2023
  • 87 donne uccise in ambito familiare
  • 55 donne uccise per mano di ex partner/partner

I dati di Istat ci raccontano meglio di qualsiasi parola la situazione drammatica che stiamo vivendo. Non ci deve “consolare” il fatto di avere numeri più bassi rispetto ad altri Paesi europei: i dati ci confermano che abbiamo un problema e dobbiamo cercarne, in tutti i modi, di risolverlo. “Non una di meno“, il risultato difficilissimo da raggiungere, ma possiamo e dobbiamo provarci. Ognuno di noi è tenuto a farlo, con i mezzi che a disposizione: azioni concrete, sostegni economici, attività di sensibilizzazione, solidarietà. Non possiamo più voltarci dall’altra parte e fare finta che sia un problema che non esiste: solo nell’ultimo anno si sono registrate più di 10.000 chiamate in più al numero anti-violenza. Un dato che ci fornisce una duplice lettura: l’aumento di persone che chiedono aiuto, ma anche e sopratutto l’aumento di persone che trovano il coraggio di denunciare. Perchè è da lì che parte tutto.

Oggi la vicenda di Giulia Cecchettin ci ha segnato: l’abbiamo aspettata per settimane, sperando che il suo nome non si aggiungesse all’elenco. E tutta quest’attesa ha aumentato la consapevolezza, che già c’era inutile nasconderlo, che tutto questo deve avere una fine. Non basterà certo una legge a mettere fine ai “femminicidi”, ma potrebbe bastare che ognuno di noi si metta davvero in gioco e faccia la sua parte. A livello educativo, sociale, familiare. Su molte cose, della vicenda di Giulia, c’è ancora da fare chiarezza; ma dobbiamo riflettere anche sul fatto che solo una persona ha chiamato le Forze dell’Ordine quando Filippo l’ha presa a calci nel parcheggio. Solo una persona, significa che molte altre sono rimaste indifferenti. E non possiamo permetterci che ci sia indifferenza.

In questi giorni c’è una poesia che sta riscuotendo molto successo nei social. “Se domani non torno” della poetessa peruviana Cristina Torre Cáceres: i versi riproducono la lettera che di una donna vittima di violenza scrive alla madre, invitandola a non restare indifferente. La poesia è stata scritta nel 2011, dopo la morte di Mara Castilla – uno dei nomi citati nella poesia – vittima di femminicidio. I suoi versi sono poi diventati il simbolo della lotta del movimento “Ni una menos” in Argentina, dal 2015.

Se domani non torno

Se domani non rispondo alle tue chiamate, mamma.
Se non ti dico che non torno a cena. Se domani, il taxi non appare.
Forse sono avvolta nelle lenzuola di un hotel, su una strada o in un sacco nero (Mara, Micaela, Majo, Mariana).
Forse sono in una valigia o mi sono persa sulla spiaggia (Emily, Shirley).
Non aver paura, mamma, se vedi che sono stata pugnalata (Luz Marina).
Non gridare quando vedi che mi hanno trascinata per i capelli (Arlette).
Cara mamma, non piangere se scopri che mi hanno impalata (Lucía).

Ti diranno che sono stata io, che non ho urlato abbastanza, che era il modo in cui ero vestita, l’alcool nel sangue.
Ti diranno che era giusto, che ero da sola.
Che il mio ex psicopatico aveva delle ragioni, che ero infedele, che ero una puttana.
Ti diranno che ho vissuto, mamma, che ho osato volare molto in alto in un mondo senza aria.
Te lo giuro, mamma, sono morta combattendo.
Te lo giuro, mia cara mamma, ho urlato tanto forte quanto ho volato in alto.
Ti ricorderai di me, mamma, saprai che sono stata io a rovinarlo quando avrai di fronte tutte le donne che urleranno il mio nome.

Perché lo so, mamma, tu non ti fermerai.
Ma, per carità, non legare mia sorella.
Non rinchiudere le mie cugine, non limitare le tue nipoti.
Non è colpa tua, mamma, non è stata nemmeno mia.
Sono loro, saranno sempre loro.
Lotta per le vostre ali, quelle ali che mi hanno tagliato.
Lotta per loro, perché possano essere libere di volare più in alto di me.
Combatti perché possano urlare più forte di me.
Perché possano vivere senza paura, mamma, proprio come ho vissuto io.
Mamma, non piangere le mie ceneri.

Se domani sono io, se domani non torno, mamma, distruggi tutto.
Se domani tocca a me, voglio essere l’ultima.

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