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Charlie Alfa, il ricordo è ancora vivo dopo 30 anni nel racconto di Marco Boselli | INTERVISTA

a cura di Greta Magazzini e Chiara Corradi Sono passati 30 anni da quel terribile…

a cura di Greta Magazzini e Chiara Corradi

Sono passati 30 anni da quel terribile 18 agosto 1990 quando alle 8.25 l’eliambulanza Charlie Alfa si schiantò contro il Monte Ventasso, provocando la morte di tutto l’equipaggio, formato dal pilota Claudio Marchini, dalla dottoressa Anna Maria Giorgio e dagli infermieri Corrado Dondi e Angelo Maffei. C’era la nebbia quel giorno, come in una giornata autunnale: ed è stato proprio un banco di fitta nebbia ad impedire al pilota di evitare lo schianto. “C’è nebbia, torno?“, le ultime parole registrate dalla radio della Centrale del 118 di Parma: dopo di quelle, come testimoniamo i giornali dell’epoca, solo il boato dello schianto a cui è seguito un violento incendio.

Le salme dei quattro operatori del Charlie Alfa sono state ricomposte – straziate – all’Ospedale di Castelnovo ne’ Monti dove sono state portate nel pomeriggio, una volta recuperate dalla zona dello schianto. Una tragica fatalità, un insieme di conseguenze che hanno portato a quell’orribile odore di fiamme e di morte che hanno percepito i soccorritori sul Monte Ventasso, dopo lo schianto. Mentre l’elicottero era in volo, è arrivò in Centrale la notizia della morte dell’uomo che si era ferito con un colpo d’arma da fuoco e che l’equipaggio del Charlie Alfa andava a soccorrere: la comunicazione però non arrivò in tempo – probabilmente a causa delle condizioni meteo – al pilota che proseguì nonostante la nebbia.

L’equipaggio specializzato

L’equipaggio del Charlie Alfa era un equipaggio specializzato: il pilota, Claudio Marchini, faceva parte dell’Aeronautica Militare con oltre 6000 ore di volo. Nel racconto dei colleghi emerge la fiducia totale nel pilota: non avrebbe mai azzardato una manovra rischiosa e conosceva bene la zona, dove si era recato anche il giorno prima per un altro soccorso. Quarantaquattro anni, ha lasciato la moglie e due figli. Il medico anestesista Anna Maria Giorgio, originario di Piacenza, aveva 40 anni e nel 1979 era scampata all’esplosione del Padiglione Cattani, dove lavorava nel reparto di Cardiochirurgia. Infine i due infermieri: Corrado Dondi ed Angelo Maffei. Il primo, quel 18 agosto, non doveva nemmeno essere di turno: aveva accettato il cambio di un collega Marco Boselli che aveva un matrimonio. Dondi, residente a Soragna, è stato uno dei pionieri dell’equipaggio dell’eliambulanza. Il secondo, originario del piacentino, era invece ricordato per la sua attività di volontariato, specialmente nei confronti delle persone anziane.

L’infermiere Marco Boselli e quel matrimonio che gli salvò la vita

A trent’anni da quel tragico giorno “autunnale” di metà agosto, è ancora vivido il ricordo di quegli attimi. E soprattutto a ricordarlo sono le persone direttamente coinvolte, forse nessuno coinvolto quanto Marco Boselli, oggi uno dei coordinatori della Centrale Operativa del 118 Emilia Ovest. Quel giorno Marco aveva un matrimonio di un amico e chiese a Corrado Dondi di cambiare il turno. Fu quindi il collega a salire sull’elicottero al suo posto, andando purtroppo incontro a un tragico destino. Oggi Marco è ancora un coordinatore infermieristico dell’Elisoccorso di Parma.

Era una mattina molto strana, piena di nebbia“, racconta Marco. “Io dovevo andare a un matrimonio e quindi avevo scambiato il turno con Corrado. Eravamo solo in due, perché il terzo aveva preso qualche giorno di ferie“. Erano infatti tre i dipendenti dell’Elisoccorso, Marco Boselli, Corrado Dondi e Gino Tosi. Mentre Corrado sorvolava il Monte Ventasso, Marco prima di andare al matrimonio seguiva il decollo dell’elicottero con la sua radio, ma a un certo punto, quando il Charlie Alfa era vicino al luogo da raggiungere, le comunicazioni si sono interrotte. “Mi sono precipitato alla centrale, ma purtroppo dopo circa venti minuti un agente della forestale mi ha informato dell’accaduto. Sono stato il primo a saperlo: l’elicottero stava bruciando“.

“L’incidente insegnò molto”: l’Elisoccorso oggi

Da allora sono cambiate molte cose nel sistema di soccorso via aerea. Oggi è tutto letteralmente un altro mondo: “Grazie anche a quell’incidente si è lavorato moltissimo sulla sicurezza e sulla formazione. Sono state migliorate le condizioni di rapporto con il territorio, quindi tutto quello che è la gestione dell’informazione anche dal punto di vista meteorologico“. Oggi infatti ci sono nuovi e più sofisticati macchinari, anche se il 109, il Charlie Alfa precipitato il 18 agosto del 1990, era un elicottero molto fornito. “Era nato per la navigazione, ma era stato adattato con certificazione aeronautiche precise per essere un EMS, elicottero Medical Service. Aveva tutto quello che serviva“.

Dal primo intervento effettuato il 19 luglio 1988 a Varsi sono passati molti anni, e oggi il servizio dell’elisoccorso si è affermato come attività indispensabile per i servizi d’emergenza ovunque. La centrale operativa 118 Emilia-Ovest, al pari dell’Emilia Est e della Romagna, ha come mezzi anche un’ambulanza con le ali. Il personale è direttamente afferente al 118, con delle formazioni certificate anche a livello aeronautico, non solo sanitario, come spiega Marco. Oltre a questi tre elicotteri in Emilia Romagna è poi presente il mezzo del Soccorso Alpino: un totale di quattro elicotteri pronti a intervenire sull’Appennino dell’Emilia Romagna.

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