Oltretorrente: la voglia di riqualificarlo c’è davvero? | EDITORIALE
In Oltretorrente si respira un silenzio quasi tombale: è pesante, ma nessuno sembra accorgersene. Il quartiere è, da anni, sulla bocca di tutti: si parla di rilancio, riqualificazione, multiculturalità. Ma i risultati, residenti e commercianti, non li vedono. La cosa che più salta all’occhio, camminando per il quartiere, sono le serrande abbassate: molte sono state trasformate ormai definitivamente in garage; altre sono chiuse, imbrattate. Come si fa a non vederle? Ma soprattutto come si può pensare – da diversi anni a questa parte – che l’unica soluzione sia colorare le vetrine o aprire i negozi due/tre volte all’anno per mettere all’interno spettacoli o laboratori? L’Oltretorrente è uno dei quartieri storici della nostra Città; nei suoi borghi si respira la parmigianità, la tradizione: come abbiamo potuto permettere che venisse ridotto così?
Piazzale Corridoni è l’anticamera del quartiere. Mettetevi nei panni di un turista, che arriva dal Centro e che vuole visitare la Chiesa SS.Annunziata, ad esempio. Quando varcate il Ponte e vedere il bivacco sotto il Monumento, non vi viene spontaneo domandarvi se la strada è quella giusta? Oppure dove siete finiti? Nella scorsa campagna elettorale qualcuno aveva alzato gli scudi, con striscioni che recitavano “L’Oltretorrente non è il Bronx”. Certo, non ci si accoltella ancora per strada; ma che immagine di quartiere diamo? A venire in Oltretorrente, non nascondiamoci dietro ad un dito, le persone hanno paura. Nei giorni in cui Piazzale Corridoni è presidiato dalle Forze dell’Ordine, i turisti riescono anche a vedere il Munomento, scannerizzare il QR-Code ed ascoltare la storia; nelle altre giornate, i gradoni sono pieni di persone sedute in un bivacco senza fine: c’è chi dorme, chi mangia, chi aspetta venga sera. Non credo sia accettabile, men che meno sotto un Monumento. I residenti aspettano le fioriere, con l’intento di disincentivare le sedute, da anni: non se ne è ancora vista una.
Via D’Azeglio era da sempre un’arteria di collegamento della città; un crocevia di gente che si muoveva a piedi, in bici, in autobus. Ci sono mattinate, sempre più frequenti, dove le uniche persone che si vedono sono i commercianti davanti alle loro botteghe, affacciati nella speranza di vedere passare qualcuno. Crisi del commercio? Può essere, ma non è certo l’unico motivo. Senza nessuna regola, dopo la legge Bersani sulla liberalizzazione del commercio, si è andato assistendo ad un proliferare di kebab, negozi etnici, money transfert. Che cosa ha ancora di appetibile Via d’Azeglio? A parte qualche sparuto negozio, forse solo uno, non ci sono neanche più i negozi di alimentari, che in via Bixio tengono invece viva una parte della via. Sono rimasti i negozi storici e qualche nuova – rada – apertura che prova ad investire nel quartiere. Eppure sarebbe bello che questa strada potesse diventare un’eccellenza di Parma: il luogo dell’artigianalità, un po’ come accade a Parigi: del resto, ci siamo sempre fatti chiamare “La Piccola Parigi”. Un’incentivo a riaprire i negozi, con attività artigianali che siano anche un’attrazione economica per i turisti: ci vuole una programmazione, un visione sul lungo termine in campo commerciale dove anche il Comune si faccia promotore e coordinatore con uno studio sulla domanda/offerta.
Spostandosi in Via Imbriani la situazione pare ancora peggiore: da quando è stato tolto il trasporto pubblico, la zona è diventata mano a mano sempre più deserta. Da qualche mese è riaperto l’Hub di Piazzale Bertozzi: un piccolo palliativo, ma non certo la risoluzione di problemi ben più profondi. Via Bixio sembra essere l’unico spiraglio di vita, anche se ci sono delle differenza da fare. La prima parte, partendo da Barriera, è più viva: un buon motivo è la presenza di negozi di alimentari e la possibilità di arrivarci anche in macchina; la seconda parte – dall’incrocio con via Costituente a Piazzale Corridoni – pare il “deserto dei tartari” per dirla alla Buzzati: qui la ZTL la fa da padrona e le serrande si abbassano sempre di più. La richiesta più frequente al Comune? L’apertura dei varchi, ad orari alterni, almeno da permettere il transito dei clienti. Ma l’Amministrazione è più che sorda.
Ci sarebbe poi da chiedersi a che punto sono i lavori sull’Ospedale Vecchio, ma questo è un altro capitolo e gli dedicheremo l’apposito spazio. Certo, se si fosse data la possibilità ai privati di investire e di utilizzare lo spazio, forse oggi in Oltretorrente ci sarebbe un locale ‘di nicchia’. Scelte politiche. L’Oltretorrente paga anni di scelte politiche non appropriate, calate dall’alto senza ascoltare i cittadini, senza vedere i problemi, senza toccarli con mano. Si potrà rimediare? Oggi, girando per i suoi borghi, viene difficile pensarlo.