Un vero gioiello e il Paese della Provincia più vicino al mare sulla via Francigena

Il Comune di Berceto sorge sull’Appennino parmense ad un’altezza di 808 metri di altitudine s.l.m., in un territorio che comprende sia la val Taro che la val Baganza. Proprio questa collocazione geografica ha determinato la conformazione territoriale e gli sviluppi successivi. Furono soprattutto i traffici commerciali sulla via di comunicazione più importante dell’epoca – la Strada Romea o Via Francigena – ad avere un’influenza considerevole. Berceto infatti è il paese simbolo della via Francigena, trovandosi a ridosso del valico appenninico che porta al Passo della Cisa, sulla strada che porta al Monte Bardone, la via d’accesso più rapida verso il mare.

La sua nascita è stata individuata intorno all’ VIII secolo d.C. ad opera dei Longobardi. Lo storico ufficiale di questo popolo, Paolo Diacono, dice che fu il re longobardo Liutprando a costruire in questa vallata “il monastero che è detto di Berceto”. Come primo abate del monastero fu nominato nel 718 d.C. il pellegrino Moderanno, Vescovo di Rannes, che – come racconta la leggenda – mentre si stava recando a Roma si fermò per una notte nei pressi della Cisa. Aveva con sé una reliquia di San Remigio, che appoggiò ad un albero durante la sosta, ma una volta ripartito si accorse di averla dimenticata. Quindi ritornò sui suoi passi ma l’albero era cresciuto e non potendola recuperare fece un voto, se l’albero si fosse abbassato sarebbe rimasto per sempre. Ciò accadde e venne così nominato vescovo da Liutprando e – dopo la sua morte – fu santificato; divenne così per sempre il patrono di Berceto.

Il monastero diede un’importante impronta religiosa ed economica a Berceto, che nel 879 d.C. grazie al diploma di Carlomanno passò sotto il vescovado di Parma. Nella prima metà del 1200, Berceto fu dotato di un castello, ma questo fu incendiato nel 1313 durante le lotte tra guelfi e ghibellini, in cui l’intero paese fu conteso dalle famiglie più influenti della zona: i Rossi e i Lupi. Fu proprio la famiglia dei Rossi a spuntarla e a donare a Berceto le caratteristiche tipiche dell’età feudale. Il 25 Marzo 1413 il castello diede i natali ad uno storico condottiero: Pier Maria II de’ Rossi, nato da Pietro Maria de’ Rossi e Giovanna d’Ugolino Cavalcabò. Il giovane Pier Maria rese l’edificio una vera e propria reggia, dotandola di tutte le strutture necessarie affinché la famiglia potesse mantenere il proprio dominio per lungo tempo. La signoria dei Rossi su Berceto terminò infatti nel 1666, quando passò ai Farnese, scivolando lentamente nel ruolo periferico di piccolo centro montano.

Berceto fu immesso al dipartimento del Taro nel corso della dominazione napoleonica e quindi venne accorpato al Ducato di Parma con la restaurazione borbonica. Durante il 1800 la cittadinanza fu molto attiva nella partecipazione ai moti carbonari, mentre per quanto riguarda la storia più recente è da registrare il grande sostegno alla lotta partigiana dopo l’armistizio Badoglio del 1943, durante la Seconda Guerra Mondiale. Tra le testimonianze storico-architettoniche, oltre ai resti del castello medievale figura il Duomo di Moderanno, che dimostra di essere un vero e proprio gioiello di architettura, in quanto unisce con grande armonia differenti correnti artistiche: quello longobardo, della fondazione; quello romanico, che risale alla ristrutturazione e quello rinascimentale.