Freddo e sole in Val Taro, Val Ceno, Val Parma e Val Baganza - FOTOÈ ormai ampiamente dimostrato come l’uomo abbia solcato e abitato i territori della zona sud- orientale del parmense già a partire dalla preistoria. In particolare per quanto riguarda il Comune di Lesignano de’Bagni sono stati effettuati alcuni scavi, dai primi anni novanta fino al 2006, che hanno portato alla luce significativi reperti archeologici relativi all’Età del Bronzo (XVII – X secolo a.C.). In località Monte La Pila gli scavi hanno portato alla luce un’area in cui erano presenti una necropoli e un sepolcreto; gli studi successivi hanno individuato una doppia influenza sul territorio: in primis quella di una comunità “etrusco padana”, poi quella di popolazioni o tribù provenienti dall’area ligure.

Per la storia successiva appare singolare come ci si debba affidare di più alla letteratura storica piuttosto che ai reperti archeologici o ai documenti ufficiali. Infatti sia per le prime forme di colonizzazione, avvenute subito dopo la fine dell’Età del Bronzo, sia per la fase di dominazione romana, gli studi e gli interventi sul campo non hanno spiegato l’estrema rarefazione di popolamento in questa porzione di territorio. Bisogna affidarsi quindi alle testimonianze di Livio, storico di epoca augustea, oppure alle informazioni disponibili d’insediamenti etruschi, liguri e romani di altre zone della provincia di Parma. Se ne può dedurre che, dopo lo stanziamento di Etruschi e Liguri, furono i Romani a controllare questi luoghi, inizialmente in funzione anti-ligure, poi attraverso una rete viaria capillare che favorì il commercio con Traversetolo, Luni e Lucca.

Il recupero del territorio avvenne intorno al VII-VIII secolo d.C. con la discesa dei Longobardi in Italia, che avviarono un progressivo sviluppo a scopo agricolo delle colline circostanti il paese. Questo fenomeno passò velocemente da una fase di transizione ad una di stabilità nel Medioevo, in cui si attuò un consistente recupero della superficie coltivabile e abitabile, anche e soprattutto in virtù di una naturale propensione del territorio all’auto-difesa, essendo circondato da alture collinari che non rendevano facile l’ingresso di nemici.

Il primo documento ufficiale testimonia proprio questa realtà e risale al 1094, periodo in cui i piccoli proprietari terreni cedevano le porzioni di terreno coltivabile ai grandi latifondisti, si tratta di un testamento di un tale prete Alberto, possessore di un massaricium a Lisiniano.

La naturale conformazione della val Parma rese possibile una rapidissima edificazione di castelli, alcuni anche oggi visitabili come Torrechiara, Felino e Montechiarugolo, mentre altri cedettero al tempo o alle battaglie: Lesignano, Rivalta, Stadirano, Vidiana e Tiorre. Di questi ultimi non rimane più traccia, ma ci sono documenti che ne dimostrano l’antica esistenza. Il castello di Lesignano compare in un atto che ricorda la sua distruzione e, soprattutto nel testamento di Pier Maria de’ Rossi. Fu Guido Torelli ad attaccare il fortilizio, sottraendolo proprio al dominio di Pier Maria Rossi, fino ad allora dominatore incontrastato della val Parma e in quell’occasione, dopo l’assedio, ne seguì anche la totale demolizione. Dopo la confisca dei beni e dei castelli di Pier Maria Rossi da parte di Ludovico il Moro, le terre di Lesignano passarono agli Sforza, fino alla definitiva soppressione dei diritti feudali nel 1806, anno in cui le terre di Lesignano diventarono di proprietà del Comune di Parma.

La denominazione di Lesignano de’Bagni venne acquisita nel 1837, per via della presenza di sorgenti di acqua calda nel sottosuolo, oggi facilmente osservabili nel Parco dei Barboj che consistono “in pozze affioranti tra le argille di aree paludose, spesso sotto forma di vulcanelli, che emettono di continuo gas gorgoglianti”, proprio come si legge sul sito del Comune.

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