Terenzo si trova nel cuore della via Francigena: prima fonte di vita e poi di declino

Terenzo, probabilmente l’antico Forum Druenti (o Druentinorum, poi Trevuntium, o Troventium), è un Comune che si trova alla pendici del Monte Croce, sulla riva sinistra del torrente Sporzana, perfettamente inserito all’interno della via Romea più famosa: l’area di strada detta Francigena.

Il toponimo suggerisce un’origine romana e rivela l’appartenenza dell’antico centro fortificato alla gens Terentia. La prima volta che la località viene citata in un documento ufficiale è il 948 d.C., relativamente ad un privilegio giuridico appartenete al Re d’Italia Lotorio, da poco incoronato.

Durante il medioevo Terenzo ebbe un ruolo importante per i pellegrini che si dirigevano a Roma tramite la “via di Monte Bardone”, che dopo la discesa dei Franchi in Italia divenne “Francigena”. Ma già i Longobardi la utilizzarono per raggiungere i loro ducati nel sud d’Italia e per lungo tempo fu un’arteria fondamentale in cui transitava gran parte della società del tempo, dai ricchi signori alle persone meno abbienti. La pieve dedicata a Santa Maria Assunta molto probabilmente risale al VI secolo, anche se viene citata solo a partire dal 1055 d.C. La chiesa di Santo Stefano invece è citata all’interno di una bolla di Papa Innocenzo II del 1141.

Il paese venne completamente raso al suolo nel 1294 ad opera di una frana, che inghiottì anche la chiesa di Santo Stefano, poi ricostruita nel 1494. La parte abitativa invece venne rapidamente ricostruita e subito ritornò ad essere luogo di passaggio per viandanti, mercanti e truppe militari. Proprio in una spedizione militare fece sosta a Terenzo l’imperatore Ludovico il Bavaro nel 1329 di ritorno dopo aver marciato su Roma nel tentativo d’indebolire la posizione del Papa. Mentre la notte del 15 agosto 1333 sostò Re Giovanni di Boemia e il figlio Carlo IV dopo una visione vi fondò una cappella dedicata alla Vergine e agli angeli custodi. Nel 1365 il luogo vide sorgere l’hospitale per i pellegrini poveri e zoppi che un tal Gerardo Zily aveva stabilito dovesse essere destinato ai pellegrini e particolarmente agli zoppi. L’attenzione a questa tipologia di “malati”, i claudicanti, è molto significativa in un contesto di pellegrinaggio, visto che chi portava questa disabilità faceva molta più fatica a raggiungere i luoghi santi.

Di Terenzo si conosce poco nel periodo successivo al medioevo, se non per eventi che ne hanno segnato particolarmente la storia. Nel 1552 subì l’ennesima distruzione, questa volta ad opera di un incendio che fu appiccato dai soldati imperiali e divorò la maggior parte del paese. Nel 1630 la peste gettò nel caos questa piccola località, che fino al XVII secolo scompare dalle cronache, priva di eventi di qualsiasi rilievo. Ma il periodo più buio, probabilmente, per il nostro Comune è quello successivo al 1808, quando Napoleone fece costruire la strada della Cisa, che – una volta terminata – lasciò il paese privo della sua fonte vitale: il passaggio al suo interno. L’arteria principale – cioè quella strada Francigena che tagliava all’interno del nucleo abitativo – venne così recisa e il flusso vitale dovuto al grande traffico di passaggio si arrestò, isolando il paese e contribuendo ad un grave spopolamento da cui ancora oggi è investito. Rimane il fascino di un borgo dalla spiccata impronta medioevale, ricco di interessanti spunti artistici propri di quel periodo.

L’edificio che ospita il Comune risale ai primi anni dell’Ottocento e non ha visto grandi lavori di abbellimento fino ai primi anni del Novecento, quando vennero realizzate due logge, un piano rialzato e un nuovo ingresso sormontato da una torretta. Una piena ristrutturazione invece fu necessaria negli anni ’70, che vide – fra altri interventi – l’abbattimento della torretta e l’installazione di muretti a gelosia.

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