Aurora Vicini
Photo Credit: CUS Parma Atletica

Chi si ricorda che cosa faceva a 17 anni? Dopotutto è un’età strana, di passaggio, dove molti ancora non sono consapevoli delle proprie capacità, vedendo così il futuro con incertezza. C’è invece chi, a quell’età, ha già le idee molto chiare su quale sia il suo destino e il suo talento, un talento che le ha già permesso di ottenere risultati straordinari: stiamo parlando di Aurora Vicini, l’atleta di Noceto di proprietà del Cus Parma che, ad Ancona, si è laureata campionessa italiana juniores di salto in alto con la misura di 1.83, misura che è già stata superata lo scorso fine settimana a Lievin (Francia) dove Aurora, con la maglia della Nazionale, ha saltato 1.88, il suo nuovo primato personale. Ma quando comincia la storia di amore tra il salto in alto e la 17enne nocetana? Grazie alla sua gentile disponibilità, è stato possibile ripercorrere tutta la carriera sportiva di Aurora, evidenziando tutto ciò che non si riesce a vedere durante la singola gara e tutte le emozioni che prova nel praticare questa disciplina che, decisamente, le ha cambiato la vita.

Ci puoi raccontare come hai vissuto le giornate di Ancona e di Lievin? Cosa hai provato quando, dopo aver effettuato il salto, sei atterrata sul materassino e hai realizzato che ce l’avevi fatta?

Questi giorni li ho vissuti veramente con il cuore, poiché una trasferta con la Nazionale è sempre qualcosa di magnifico, nonostante l’avessi già fatta a Gerusalemme. Quest’ultima era una gara più abbordabile per me e pertanto me la sono goduta di più. C’era tutta la squadra della Nazionale a fare il tifo, di conseguenza ero molto emozionata e felice di gareggiare in maglia azzurra. Dopo aver toccato 1. 88, sono rimasta sul materasso a fissare prima l’asticella che si muoveva ancora e poi il Tecnico della Nazionale, il quale era quasi più felice di me. Ero veramente incredula e lo sono tutt’ora: non riesco ancora a credere di aver fatto quella misura, dato che la mia intenzione era semplicemente quella di riconfermarmi e di vincere per portare punti alla squadra. Dopo aver superato gli 1.80 ero già soddisfatta, non pensavo di riuscire a migliorarmi considerando la stagione indoor molto lunga alle spalle. Per due anni sono rimasta bloccata a 1.77, da allora ogni centimetro lo vedo veramente come un traguardo eccezionale. Non avrei mai pensato di ottenere un risultato di questo genere, faccio fatica ancora a crederci.

Come nasce la tua passione per il salto in alto? 

Ci sono stati diversi fattori: in primis, l’ho sempre visto come uno sport molto semplice ma allo stesso tempo molto affascinante che mi faceva emozionare sempre. Per esempio a scuola, durante l’ora di ginnastica, ci facevano provare il salto in alto, ed era l’unico momento in cui avevo la possibilità di praticarlo dato che l’unico campo disponibile era a Parma e io, abitando a Noceto, non potevo prendere l’autobus per andarci visto che ero troppo piccola. Ho iniziato seriamente In seconda media, appena mi si è presentata l’occasione. La passione per questa disciplina è nata sia dai miei prof di ginnastica, i quali mi dicevano ‘ saresti portata’, ‘secondo me faresti molto bene in Atletica’, sia da mia mamma la quale, dato che da piccola aveva praticato questa disciplina, mi faceva vedere delle foto. Si può dire che è una passione di famiglia.

Cos’è il salto in alto per Aurora?

Per me il salto in alto è sia una valvola di sfogo sia un impegno serio a cui dedico molte energie quotidiane e psicologiche. È una liberazione arrivare al campo, mettere le scarpette e saltare, dimenticandomi di tutto lo stress accumulato durante la giornata. Non ho mai avvertito poca voglia nell’andare ad allenarmi, per me è sempre bello.

Potresti dire quali sono le difficoltà principali che si devono affrontare per arrivare ad ottenere i risultati che hai ottenuto di recente e che immagino ti diano grande soddisfazione?

Di sforzi e sacrifici ce ne sono un’infinità, non solo da parte mia ma anche da parte della mia famiglia, del mio allenatore e dei miei professori. Tutti mi aiutano molto: ad esempio, abitando fuori città, impiego più o meno 40 minuti con l’autobus tutti i giorni, sia all’andata sia al ritorno, per andare ad allenarmi. Per tale ragione, per farmi risparmiare un po’ di tempo che mi serve per studiare, quando è possibile mi accompagna mia mamma oppure viene a prendermi lo staff del CUS Parma a casa, altrimenti studio in autobus mentre vado al campo. In ogni caso, i miei professori mi vengono incontro con un piano formativo fatto apposta per me, dato che capiscono perfettamente le mie esigenze. Anche il mio allenatore mi aiuta tanto: scegliamo insieme l’orario di allenamento in base ai miei impegni, pertanto riesco a conciliare abbastanza bene gli impegni scolastici e quelli sportivi. Tutto questo purtroppo implica anche delle rinunce: ad esempio, ci sono stati molti weekend (nei mesi di febbraio, maggio e giugno) dove ho dovuto disputare molte gare e in cui ho dovuto anche dedicare il giusto tempo allo studio, che non posso proprio abbandonare; di conseguenza, situazioni di questo genere, non mi permettono di trovare il tempo da dedicare ai miei amici, anche se sono consapevoli dei miei impegni e mi sostengono molto. 

Renato Conte è da ormai un po’ di tempo il tuo allenatore: che tipo di rapporto avete? Quanto è stata fondamentale la sua figura per i tuoi successi personali?

Con lui ho un rapporto bellissimo, che si è consolidato nel corso del tempo. Ha deciso di iniziare ad allenarmi quando gareggiavo per il Parma Sprint, nel 2018. Per me Renato è sia un grande amico sia una guida, una certezza, una roccia su cui appoggiarmi quando ho un momento di difficoltà. Mi ha aiutata sopratutto in un periodo in cui non andava benissimo a livello tecnico, gli devo davvero tanto per tutti gli sforzi che fa per me. Credo sia un bravissimo allenatore, sia dal punto di vista tecnico che da quello umano. È stata davvero fondamentale la sua presenza, così come quella di Valter Cino: senza di loro non so se avrei ottenuto gli stessi risultati, per questo colgo l’occasione per ringraziarli per tutto quello che hanno fatto per me. 

Al momento gareggi per il CUS Parma: cosa pensi di questa società e dei valori che trasmette agli atleti?

Io sono felicissima di far parte di questa società, dato che mi aiuta tanto sopratutto dal punto di vista organizzativo: ad esempio, nelle trasferte, i dirigenti e gli organizzatori mi fanno sentire parte di questa grande famiglia. Il CUS Parma trasmette specialmente i valori di squadra, ci divertiamo tanto e portiamo a casa dei gran bei risultati. È presente un gran senso di collaborazione: ci sentiamo tutti uniti in una grande famiglia dove ci sosteniamo a vicenda.

A cosa pensi quando stai per effettuare il salto?

Molto dipende dall’altezza dell’asticella: prima di saltare mi metto nella posizione da cui devo partire per prendere la rincorsa e guardo l’asticella, quasi come se la sfidassi; in quel momento, cerco di trovare tutta la concentrazione possibile. Appena prima di partire, ripercorro la rincorsa dentro la mia testa e tutte le cose che devo fare: ad esempio, questo weekend prima di partire, ripetevo dentro di me il ritmo della rincorsa, in quanto è fondamentale per effettuare un bel salto, soprattutto l’accelerazione finale, il movimento del braccio e quello del ginocchio, tutti piccoli dettagli che però fanno la differenza.

Hai un idolo di questa disciplina che è per te una fonte di ispirazione? 

Ho tantissimi idoli: le figure più importanti per me sono Sara Simeoni, vincitrice alle Olimpiadi di salto in alto, e Elena Vallortigara, attualmente campionessa in carica e seconda ai Mondiali dello scorso anno. Oltre a ritenerle delle saltatrici fenomenali, ho avuto l’onore di parlarci e di conoscerle entrambe: penso che siano delle persone fantastiche e gentili, mi hanno lasciato una bellissima impressione e trasmesso tutta la bellezza del salto in alto, per il quale io sono innamorata sempre di più.

Da un punto di vista sportivo hai un sogno nel cassetto? 

Ho due sogni nel cassetto: il primo, tenendo i piedi per terra, è puntare ad un posto nel podio ai prossimi Europei Under 20 in programma la prossima estate a Gerusalemme; il secondo, puntando in grande, è partecipare un giorno alle Olimpiadi, ovvero il sogno di ogni atleta. In ogni caso non ho dubbi: il mio futuro è nell’Atletica.

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