È antico e profondo il legame che esiste tra gli italiani e le carte da gioco. Sono tantissimi i giochi inventati, rivisitati e modificati nel corso dei secoli, che ancora oggi appassionano milioni di giocatori che scelgono un preciso mazzo di carte da gioco per confrontarsi con amici e parenti. Certo, perché non esiste un solo mazzo di carte ma in Italia ne esiste almeno uno per ogni regione, magari qualcuno più in disuso di altri, ma la peculiarità italiana, da questo punto di vista, è proprio la regionalità dei mazzi di carte. Naturalmente l’Emilia Romagna non fa eccezione. Anzi, in realtà qui ne esistono principalmente due, i quali consentono di giocare allo stesso tipo di giochi, ma con tessere che hanno illustrazioni, figure e dimensioni leggermente diverse. 

In generale le carte da gioco come le conosciamo oggi risalgono all’incirca al secolo sesto. Da allora i mazzi di carte sono stati cambiati, modificati, personalizzati, come è naturale che sia, attraversando i confini nazionali durante i vari domini politici e imperiali. E in Italia si può dire che i mazzi di carte esistenti derivino principalmente da tre tipologie: quelle spagnole, quelle francesi e quelle tedesche. Per quanto riguarda le carte piacentine e quelle bolognesi, entrambe provengono dalla tradizione spagnola. In particolar modo le prime sono talmente diffuse in Italia, seconde solo alle Napoletane, che anche nel mondo del gioco digitale, quello delle piattaforme che offrono promozioni al pari del Bonus Benvenuto 888 Casino, alcuni giochi come Scopa, Briscola, Tressette e Sette e Mezzo sono giocabili attraverso il mazzo piacentino in formato virtuale.

Le carte piacentine

Il mazzo di carte piacentine è formato da 40 carte, divise nei quattro semi di denari, coppe, bastoni e spade, con le figure che sono rappresentate a due teste in senso orizzontale e specchiate. A livello grafico ogni carta, sia quelle con le figure che le carte “numerate”, hanno una bordatura interna. Il mazzo di carte piacentino è certamente tra i più raffinati da punto di vista stilistico, con disegni ricchi di dettagli e rifiniti. E ad esempio l’asso di denari è probabilmente la carta che porta in sé le caratteristiche più peculiari di tutte. Innanzitutto la figura scelta è un’aquila, che reca una corona in testa mentre sul ventre c’è un cerchio bianco. Su di esso, almeno fino al 1972 era presente l’imposta di bollo che lo Stato Italiano collocava per la tassa sulle carte. Inoltre, c’è l’asso di bastoni, raffigurato come un tronco d’albero tagliato e avvolto da una rampicante. C’è poi l’asso di spade rappresentato da una sciabola impugnata da un putto e circondata da una corona di fiori.

Le carte bolognesi

Il mazzo della Primiera Bolognese, da non confondere con una riedizione moderna patrocinata dalla Camera di Commercio di Bologna, è forse uno dei più antichi d’Italia, risalente probabilmente al XV° secolo. Di quelle giunte fino a noi, per la verità, restano ancora poche tracce nella storia delle carte delle carte da gioco bolognesi originali. Esse, infatti, risultano essere leggermente più strette rispetto a quanto siamo abituati a vedere, con una dimensione di 49×104 millimetri. Sono realizzate con figure a due teste. Da originarie 78 carte, il mazzo fu ridotto nel corso del tempo a 52 e infine alle tradizionali 40 tessere.

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