Auguri Maestro: il 10 ottobre 1813 nasceva Giuseppe Verdi, il Cigno di Busseto
Giuseppe Verdi, compositore, musicista, poeta, patriota italiano: una vita di successi e ideali che lo rende ancora oggi riconosciuto in tutto il mondo
Il 10 ottobre 1813 nasceva a Roncole di Busseto il Maestro Giuseppe Verdi, uno dei più grandi compositori a livello internazionale. Le sue opere oggi sono rappresentate nei più prestigiosi teatri del mondo, tra gli applausi del pubblico. Buon Compleanno, Maestro!
Giuseppe Fortunino Francesco Verdi nasce Roncole di Busseto il 10 ottobre 1813 da Carlo Verdi e Luigina Uttini, oste e filatrice, appartenenti ad una famiglia di piccoli proprietari terrieri. L’atto di nascita venne redatto in francese poiché Busseto nel 1808 era stato annesso all’Impero francese, creato da Napoleone. Al piccolo Verdi venne impartita un’istruzione classica da Pietro Baistrocchi, maestro e organista del paese, che da subito lo fece appassionare alla musica. Nel 1834 divenne maestro di musica a Busseto e nel 1836 sposò Margherita, figlia di Barezzi altro suo istruttore. Si trasferì a Milano per lavoro e la moglie, il 26 marzo 1837, dette alla luce la loro prima figlia, Virginia Maria Luigia, a cui seguì Icilio Romano l’11 luglio 1838 che però morirono giovanissimi un’anno dopo. Margherita sfortunatamente morì di encefalite nel 1840. Dopo questa tremenda serie di lutti Verdi si ripromise di smettere di comporre ma in realtà fu solo l’inizio della sua incredibile carriera.
Dopo 18 mesi, realizzò il “Nabucco” messo in scena il 9 marzo 1842 al Teatro alla Scala, fu un trionfo. Replicata ben cinquantasette volte con un successo mai avuto prima. Uno dei cori, il celebre “Va, pensiero“, con l’immedesimazione del popolo italiano nella figura del popolo ebraico, nell’opera rappresentato durante la schiavitù a Babilonia, finì col divenire una sorta di inno contro l’occupante austriaco (che controllava la maggior parte del Nord-Est fino alla Lombardia), diffondendosi rapidamente in tutta Italia. Infatti al tempo l’Italia era ancora divisa in piccoli regni assoggettati da francesi e austriaci, ma i sentimenti nazionalisti serpeggiavano tra il popolo fomentati da intellettuali, primo fra tutti Giuseppe Mazzini, che il compositore incontrerà a Londra nel 1847.
Il Nabucco e La Battaglia di Legnano
“Nabucco” segnò l’inizio di una folgorante carriera. “Dal Nabucco in poi non ho avuto, si può dire, un’ora di quiete – commenta Giuseppe Verdi a proposito di quel periodo – sedici anni di galera!“di lavori su commissione a ritmi massacranti. Grazie al successo iniziale del “Nabucco”, Verdi si stabilì a Milano, acquisendo numerose conoscenze influenti del tempo. L’incontro sul set del “Nabucco” con Giuseppina Strepponi, attrice al Teatro Regio di Parma, diede inizio ad una relazione segreta che poi lei stessa ammise essere già iniziata nel 1843. Quando il rapporto venne svelato, creò imbarazzo fino al matrimonio, causa l’infelice fama dell’attrice conosciuta per i numerosi rapporti amorosi. Nei successivi dieci anni, la vita di Verdi divenne un viaggio perpetuo per assistere alla messa in scena delle sue opere ormai mondiali.
Sentendo la notizia delle Cinque giornate di Milano, gli scontri in strada avvenuti tra il 18 e il 22 marzo 1848 e che portarono momentaneamente gli austriaci fuori Milano, Verdi tornò in città, arrivando il 5 aprile. Lì scoprì la recente proclamazione della “Repubblica di San Marco“. Così scrisse dell’accaduto in una lettera a Piave, amico e librettista, che concluse con “Bandire ogni idea comunale meschina! Noi tutti dobbiamo tendere una mano fraterna, e l’Italia diventerà nuovamente la prima nazione del mondo… Sono ubriaco di gioia! “. Salvadore Cammarano suggerì l’adattamento de “La Bataille de Toulouse” di Joseph Méry in una storia “che dovrebbe suscitare ogni uomo con un’anima italiana“. La prima de “La Battaglia di Legnano” fu fissata per la fine di gennaio 1849. Verdi andò a Roma prima della fine del 1848 dove vide che la città era sul punto di diventare una Repubblica (seppur di breve durata) e che aveva accolto la battaglia di Legnano con entusiasmo.
“Viva VERDI”
Il graffito “Viva Verdi” iniziò a comparire sui muri di Milano e Venezia. Da un lato inneggiava l’ormai famoso compositore Giuseppe Verdi e quindi appariva politicamente innocua, dall’altro Viva V.E.R.D.I. poteva essere letto come un acronimo di “Viva Vittorio Emanuele Re D’Italia“, e quindi acquistare un preciso significato politico anti-austriaco. Il Risorgimento, con le sue lotte per l’unificazione d’Italia, non poteva essere indifferente per il compositore, infatti va considerato come l’humus dove s’immergono le radici del “Nabucco”, dei “Lombardi”, di “Attila” e di “Macbeth”, ovvero di quelle pagine corali dove Verdi esprime il suo sincero amore patriottico e il suo dolore per un popolo oppresso e soggiogato. In quegli anni Verdi continuò a comporre e terminò la sua Trilogia popolare, “Rigoletto”, “Il Tovatore” e “La Traviata” con un successo folgorante che gli concesse di dedicarsi poi a vita privata nella tranquillità delle sue terre e sposare nel 1859 la Strepponi.
Dopo l’Unità D’Italia (1861) l’artista ricevette numerose proposte di partecipazione alla politica, Verdi le rifiutò praticamente tutte o rimase in carica per brevi periodi. Esempio lampante fu la richiesta di Camillo Benso conte di Cavur in persona per averlo tra la lista dei primi parlamentari italiani, Verdi accettò ma si dimise 4 anni dopo (1865). Nel 1874 divenne Senatore ma non partecipò mai a nessuna attività politica. La massima maturazione umana e artistica del compositore di Busseto culminò con “Aida“, andata in scena a Il Cairo la vigilia di Natale del 1871. Seguirono poi altri immensi successi come “Otello” e “Falstaff”, influenzata dalla scapigliatura. Il 14 novembre 1897 la moglie Giuseppina morì e soli 4 anni dopo Verdi la seguì. Colpito da un’ictus celebrale si spense il 27 gennaio 1901 a Milano assistito dalla figlia adottiva e dall’amica Teresa Stolz, cantante.