Promuoviamo un turismo lento e intelligente, per conoscere non solo i nostri musei ma anche tutte le meraviglie del Parmense.

Non potevamo non fare un balzo nelle ricchezze della Food Valley, la fertile terra che ha dato vita a prodotti enogastronomici noti in tutto il mondo. Valorizzare tutto ciò è il grande obiettivo dei Musei del Cibo di Parma, città con una cultura del cibo tanto radicata e profonda che ha lasciato tracce indelebili, non solo nell’ambito del gusto, ma anche nell’arte e nella cultura del territorio. Questi musei sono un grande vanto per la città di Parma e per il loro presidente, Mario Marini, che abbiamo avuto il piacere di intervistare. Con tutta la sua passione e attenzione ai dettagli, Marini ci racconta la storia di questa bellissima realtà locale e ci dona diverse curiosità, non senza un occhio al futuro.

Qual è l’obiettivo principale dei Musei del Cibo? Come stanno procedendo il percorso e i vari progetti in generale?

I Musei del Cibo, come tutti i musei, sono luoghi di accoglienza, dove scoperta e formazione convivono con il divertimento. Per questo hanno sviluppato nel tempo una attenta attività didattica per le scuole, dalle primarie fino all’Università, con specifici programmi per le varie fasce di età e per le scuole professionali. Grazie a una importante convenzione con TEP è possibile garantire un servizio di navette per collegare i singoli musei con le scuole o la Stazione ferroviaria a prezzo agevolato e favorire così l’accesso più ampio possibile a tutte le scuole. Accogliere significa anche pensare a modi nuovi di comunicare. Penso al percorso LIS (Lingua Italiana dei Segni) che inaugureremo il 17 maggio a Felino grazie al sostegno del Lions Club Parma Ducale, secondo allestimento (dopo quello del Museo della Pasta) che intendiamo proseguire a realizzare anno dopo anno per le persone sorde. Ma penso anche ai percorsi kids pensati dai ragazzi per i ragazzi, già allestiti ai Musei Pasta e Pomodoro e presentato il 6 giugno al Museo del Parmigiano. Anche questi destinati ad estendersi nel tempo. Penso, ancora, al rinnovo degli allestimenti, ormai datati a vent’anni fa, al Museo del Parmigiano Reggiano, dove lo Staff dei Musei sta progettando una visita in realtà aumentata grazie al supporto fondamentale del Consorzio del Parmigiano Reggiano; penso al Museo del Salame Felino, che avrà entro un anno un nuovo allestimento; e ancora al Museo del Prosciutto di Parma, che potrà completare nel 2024 il suo percorso anche al primo piano grazie ad un bando che si è aggiudicato il Comune di Langhirano.

Abbiamo partecipato a diversi progetti europei per la didattica e collaboriamo con il Laboratorio Aperto del Complesso di San Paolo per i programmi della Città creativa della gastronomia. I Musei del Cibo sono nati 20 anni fa (nel 2003 apriva il Museo del Parmigiano Reggiano a Soragna) e il 24 di settembre prossimo organizzeremo alla Corte di Giarola la festa di compleanno con una giornata dedicata alle famiglie e ai bambini, che chiederemo anche a voi di aiutarci a comunicare subito dopo l’estate. Ancora i Musei sono impegnati nella ricerca storica e scientifica, restaurando e catalogando (e mettendo poi in rete) gli strumenti del patrimonio materiale esposti nei singoli musei (oltre 4.000 oggetti!) e pubblicando specifiche ricerche. Faccio solo due esempi. Il Museo del Pomodoro dispone di una raccolta di 365 differenti modelli di apriscatole, in grado di narrarne l’evoluzione nel tempo. Grazie ad una ricerca svolta in collaborazione con Università di Parma stiamo predisponendo la pubblicazione del primo libro sulla sua storia richiesto da un editore bolognese. Un altro esempio di studio e di divulgazione sono le “Interviste impossibili” del prof. Giovanni Ballarini, Presidente emerito dell’Accademia della Cucina, a personaggi della storia o ad oggetti custoditi nei Musei del Cibo, che, raccontando “storie”, permettono di comprendere meglio la cultura del prodotto sviluppata nella nostra provincia.

Qual è la vostra offerta turistica e come pensate di aiutare il territorio di Parma incentivando il turismo sulle eccellenze gastronomiche? Quindi, che tipo di turismo avete in mente?

I Musei del Cibo sono anche un luogo di narrazione dei prodotti d’eccellenza del territorio, calati in quel territorio per consentire al visitatore di comprendere i prodotti e il luogo dove nascono, in un unicum inscindibile. Per questo promuoviamo un turismo lento e intelligente (dal camper alla bicicletta) per conoscere non solo i nostri musei ma anche tutte le meraviglie del Parmense: i castelli e le rocche, le chiese della via Francigena, i borghi gioiello, i parchi naturali, i monumenti e gli altri musei. Abbiamo creato il progetto “Lungo le strade dei Musei del Cibo” con mappe turistiche, un quaderno per i camperisti con le aree di sosta, una mappa per i percorsi ciclistici più belli e sicuri dove trovare tutte le realtà di interesse e stiamo lavorando ad una app specifica per il turista che possa trovare tutto in rete e a portata di mano (o di smartphone). Abbiamo cablato tutte le sedi museali, che ora sono dotate di wifi e interconnesse. Questo ci ha permesso di creare una biglietteria elettronica, che interagisce con le principali piattaforme turistiche, mettendo a disposizione le visite e le attività dei Musei del Cibo da qualunque luogo portando ad un notevole sviluppo delle prenotazioni on line. Con l’apertura del Museo del Fungo si è anche ampliato il territorio che invitiamo a visitare, dal Po all’Appennino. La valorizzazione parte dal prodotto alimentare – ne è un esempio il nuovo “Ricettario dei Musei del Cibo” che stiamo realizzando con la collaborazione del critico gastronomico Andrea Grignaffini, dell’Accademia della Cucina e dell’istituto alberghiero “Magnaghi” di Salsomaggiore Terme – ma si amplia a tutte le emergenze turistiche per presentare a tutti “il più buon Paese del mondo”. Alla fine ci rivolgiamo ad un turismo intelligente e attento, che si ferma a lungo (o che ritorna, anche grazie alla nostra Card che vale un intero anno solare) per scoprire borghi e percorsi non battuti alla ricerca di autenticità, sia per il gusto che per la mente.

A breve dovrebbe aprire un nuovo Museo del Cibo dedicato al Tartufo di Fragno: ci può raccontare qualcosa di questo prodotto e qualcosa anche riguardo al nuovo museo e alle aspettative in merito?

Il Tartufo di Fragno, presente e raccolto da secoli in Val Baganza, è riconosciuto fra i prodotti tradizionali della Regione Emilia Romagna e proprio per questo è stato possibile accedere ad un finanziamento regionale tramite il GAL del Ducato per il suo allestimento. L’inaugurazione è prevista per la metà di novembre di quest’anno nei suggestivi locali delle antiche carceri del Comune di Calestano. L’allestimento, curato dallo studio Bordi-Rossi-Zarotti e dallo Staff dei Musei del Cibo ha privilegiato i materiali naturali, come la pietra, il legno e il ferro, e una illuminazione di grande suggestione. Il percorso partirà raccontando il territorio del Val Baganza, il suo ambiente naturale e storico per poi passare alle caratteristiche botaniche del misterioso tubero ipogeo, e alle particolari modalità di ricerca del tartufo con l’aiuto dei cani. Una sala immersiva ci porterà nel bosco, per poi approdare al mondo della gastronomia e concludere il viaggio scoprendo personaggi illustri, come Petrarca e Bajardi, che hanno scritto del tartufo di Fragno, ripercorrendone le vicende, legate anche ad alcune famiglie storiche del territorio. La visita, poi, avrà la caratteristica di una vera e propria caccia al tesoro (il tartufo) e chi scoprirà più “tartufi” alla fine potrà accedere ad ulteriori contenuti multimediali. Con l’apertura di questo museo ampliamo la presenza “appenninica” invitando i turisti a non fermarsi ai piedi delle colline ma ad addentrarsi nelle valli – come già per Borgotaro – portando ad una visione più ampia e completa della nostra provincia e investendo per valorizzare prodotti d’eccellenza della montagna.

Com’è andato, invece, il primo anno dell’ultimo arrivato, il museo del Fungo Porcino di Borgotaro?

Il Museo del Fungo Porcino di Borgotaro, inaugurato a settembre 2022 in occasione della Fiera del Fungo, ha aperto regolarmente al pubblico solo dopo la pausa invernale dal 1° marzo. È troppo presto per dare valutazioni sugli accessi anche se in generale questi primi mesi del 2023 hanno fatto registrare un grande fermento e un incremento del 40% di visitatori rispetto allo scorso anno. Ma l’apertura del Museo, grazie al lavoro del Comune e dell’Ufficio turistico di Borgotaro, ha fatto anche partire una serie di progetti e di collaborazioni con le scuole, con gli altri musei della valle, con le strutture ricettive e della ristorazione che consideriamo estremamente positive per una messa a sistema del comparto turistico dell’alta Val Taro.

In generale siete soddisfatti dell’offerta proposta dai Musei del Cibo e dal successo riscosso? Quali progetti avete per il futuro e cosa può essere migliorato?

Vent’anni di attività sono una tappa straordinaria per una realtà nuova e particolare come la nostra: un circuito di piccoli musei collocati nel territorio ma pensati e coordinati in maniera unitaria. I numeri parlano di oltre 300.000 visitatori dalla prima apertura al dicembre 2022 e di 30.000 visitatori all’anno prima della pandemia. L’obiettivo è di ampliare la capacità di accogliere, mantenendo sempre un servizio di grande qualità e attenzione alle persone, grazie ai Gestori delle singole sedi. I Musei del Cibo sono cresciuti grazie al “passaparola”. Ci attende la sfida della promozione sull’area vasta e della comunicazione nelle varie lingue. Già oggi siamo in grado di offrire audioguide in inglese, francese, tedesco e spagnolo (e al Museo del Culatello anche in giapponese) ma dovremo “raccontare” la “Valle italiana del Cibo” attraverso il sito web anche in queste lingue per aprirci realmente al mondo. Nel contempo perseguiamo con determinazione anche l’obiettivo fondamentale di una appropriata educazione alimentare per le nuove generazioni, convinti che uno stile di vita corretto sia essenziale per la salute e che i prodotti della nostra terra siano adatti, nel contesto della Dieta Mediterranea, a fare stare bene le persone nel rispetto per l’ambiente. Ma quello che vi ho appena raccontato non può basarsi sulla sola passione professionalità dei collaboratori ed operatori. Il circuito sta soffrendo una forte difficoltà economica, legata alla drastica riduzione delle risorse pubbliche che per anni hanno garantito la copertura dei costi delle attività didattiche e promozionali. Risorse necessarie ancora di più oggi, per
supportare una struttura che si amplia e si estende con l’apertura di nuove sedi. Abbiamo bisogno del sostegno delle Filiere e degli Enti pubblici, tutti seduti intorno al tavolo di valorizzazione territoriale, coscienti che promuovere le nostre eccellenze significa creare un volano straordinario per il turismo e per la crescita dell’intero comparto. Da soli, saremo destinati a chiudere.

Mario Marini, presidente dei Musei del Cibo di Parma

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