L’integrità genetica dei lupi italiani è sempre più minacciata dall’ibridazione con il cane domestico. Ciò è dimostrato da uno studio condotto dall’Università Sapienza Di Roma in collaborazione con il Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano, l’Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale (Ispra) e il Centre Nationale de la Recherche Scientifique (Francia). Secondo quanto sostiene la ricerca, la presenza degli ibridi nella popolazione di lupo che vive nel Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano e nelle zone circostanti dell’Appennino settentrionale, è prevalente. Questa è un’area centrale e strategica della distribuzione del lupo nell’Appennino, dove i primi individui ibridi erano già stati osservati dalla fine degli anni ’90.

Le tecniche genetiche che sono state utilizzate dai ricercatori per identificare gli ibridi sono state messe a punto nel laboratorio di Genetica della Conservazione dell’Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale (Ispra), da anni attivo nel settore. È stimato che gli ibridi abbiano una prevalenza del 70%, in almeno 6 su 7 branchi monitorati. Il cane domestico, dunque, non è altro che il risultato di una forte selezione attuata dall’uomo e di millenni di isolamento riproduttivo dal lupo. Con il passare del tempo il cane ha sviluppato comportamenti ed indole più appropriati allo stile di vita e alle esigenze degli esseri umani rispetto al lupo nonostante, dal punto di vista biologico, il cane e il lupo siano della stessa specie.

Il timore dei ricercatori è che avvenga un’estinzione genetica del lupo. Difatti il fenomeno di ibridazione è in costante aumento a causa dell’espansione del lupo in luoghi geografici più antropizzati in cui la presenza dei cani è nettamente superiore. Lo scenario risulta allarmante in quanto i numeri degli ibridi continua a salire. I primi casi di ibridazione sono stati osservati negli anni ’70 e ’80, e già in quegli anni l’Italia si era detta favorevole alla protezione legale della specie del lupo fortemente minacciata dal bracconaggio causato dagli allevatori di bestiame. L’operazione ebbe uno straordinario successo tant’è che la popolazione di lupi in Italia conta circa 1600 esemplari che vengono però messi a rischio dal fenomeno di ibridazione.

“Dai primi avvistamenti di ibridi negli anni ’70 e ’80, il fenomeno è stato ampiamente sottovalutato negli anni successivi – spiega Paolo Ciucci del dipartimento di Biologia e biotecnologie Charles Darwin della Sapienzaquesto sia per le difficoltà tecniche nell’identificazione degli individui ibridi, inclusi i re-incroci di successiva generazione, sia per le complesse e delicate implicazioni gestionali del fenomeno’. Paradossalmente, 50 anni più tardi, è la stessa identità genetica del lupo che è messa a rischio come conseguenza delle dinamiche espansive della specie, dell’elevato numero di cani vaganti e dell’inerzia gestionale”.

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