Ospedale Massimo Fabi

L’unificazione dei servizi di Ospedale Maggiore ed Ausl di Parma è ormai arrivata a compimento: il progetto, promosso dalla Regione, ed iniziato nell’estate 2020 si concluderà entro l’anno. Dal gennaio 2023 le due aziende saranno completamente unificate, sia dal punto di vista dei servizi sia per il personale che sarà messo in rete, attivando così una collaborazione più snella e proficua. Per comprendere meglio la situazione attuale e fare il punto sul progetto abbiamo fatto quattro chiacchiere con il direttore generale dell’Ospedale Maggiore di Parma, Massimo Fabi.

A gennaio 2023 l’azienda Ospedaliero-Universitaria e l’Ausl dovranno essere unificate. A che punto sono i lavori? 

Il percorso di unificazione è iniziato il 1° luglio 2020 e da quando abbiamo ricevuto questo mandato, con Anna Maria Petrini che ringrazio per il lavoro svolto, abbiamo costituito 58 gruppi di lavoro, coinvolgendo cinquecento professionisti delle due aziende sanitarie che, materialmente, stanno definendo il percorso operativo. Il lavoro si è concentrato su alcune priorità fondamentali: qualità delle reti cliniche, integrazione ospedale-territorio, integrazione sociosanitaria, sviluppo delle cure territoriali. Ora con l’unificazione della governance la Regione ha impresso una forte accelerazione. L’assessore Raffaele Donini e il direttore Luca Baldini su input del presidente Stefano Bonaccini hanno serrato le fila e invitato le aziende sanitarie di Parma e Ferrara a creare gruppi di lavoro nominati dai direttori generali con il coinvolgimento della conferenza dei sindaci e dell’Università per valutare la fattibilità gestionale ma soprattutto politico-istituzionale. La Regione ci ha dato un obiettivo sfidante, 1° gennaio l’unificazione, ma ha anche affermato che Parma è molto avanti. Noi siamo pronti per l’unificazione quando ci sarà la fattibilità giuridico-normativa l’unificazione sarà realtà.

Quali saranno i punti forti di questa unificazione? 

Come prima scelta abbiamo deciso di avviare un percorso condiviso con gli operatori, i professionisti e i sindaci per creare un nuovo soggetto che tenga conto dell’insegnamenti della pandemia, quando ospedali e servizi territoriali hanno lavorato insieme, e accolga suggerimenti e criticità segnalate dai professionisti coinvolti. 

Questo si è tradotto con l’unione dei Collegi di direzione delle due aziende sanitarie, ossia il principale organo di governo (composto tra gli altri dai direttori di dipartimento ospedalieri e territoriali e dalla dirigenza aziendale), nei singoli distretti socio sanitari del territorio. Dopo il primo incontro a Borgotaro a fine giugno, saremo a  Fidenza, a Langhirano e a Parma. La logica dei Collegi di direzione nelle diverse aree di distretto risponde all’intento di illustrare agli operatori sanitari i principali obiettivi del progetto e di ascoltare direttamente dalla loro voce criticità e opportunità. D’intesa con le conferenze territoriali e i presidenti dei comitati di distretto, abbiamo deciso di estendere questi incontri anche ai sindaci dei vari territori interessati. 

Ci sono criticità che pensate possano interferire o allungare il periodo necessario per un funzionamento a pieno regime? 

Più che di criticità il nodo da sciogliere è la fattibilità giuridico-normativa in quanto Parma come Ferrara è azienda ospedaliero-universitaria. La volontà dell’assessore regionale alla Sanità Raffaele Donini e del presidente della Regione Stefano Bonaccini è quella di aprire un dialogo a livello ministeriale per consentire, a Parma come Ferrara, di sperimentare questo tipo di unificazione. Servirà un accordo di programma o un protocollo di intesa per poi arrivare a una legge regionale che porti all’unificazione.

Cosa cambierà per gli studenti dell’Università? 

Gli studenti avranno l’opportunità di ampliare i loro ambiti di conoscenza che spazieranno dalle specializzazioni ospedaliere alle competenze dei servizi territoriali, quanto mai essenziali affinché il sistema di cura nel suo complesso possa offrire le migliori risposte ai cittadini. I giovani medici, grazie all’unificazione delle due aziende, potranno così affiancare i medici dì famiglia e formarsi al meglio anche sui percorsi di cura esterni all’ospedale così come hanno fatto in epoca Covid, lavorando fianco a fianco dei professionisti ospedalieri e del territorio. L’Università di Parma e, in particolare, il dipartimento di Medicina e Chirurgia, formano i futuri medici, infermieri e, più in generale, i professionisti della sanità di domani.

E per personale e pazienti?

L’unificazione è pensata per mettere in rete tutti i professionisti della sanità del nostro territorio, e tramite il loro lavoro di squadra dare risposte ancora più efficaci ai bisogni di salute delle persone. L’abbiamo imparato durante il Covid quando ospedali e servizi sul territorio hanno lavorato come un unico soggetto. Al centro c’era il bisogno di cura di una persona che in quel momento non respirava e aveva bisogno di Ospedale e/o di essere assistita a domicilio. Quindi sono state potenziate le Unità Mobili Multidisciplinari con i professionisti del Barbieri che uscivano sul territorio così come potevamo contare sulle Unità Speciali di Continuità Assistenziali dove giovani medici che hanno imparato ad usare l’ecografo come un’estensione dei fonendoscopi. E questo perché abbiamo lavorato come un unico soggetto che aveva a cuore la persona che aveva davanti senza guardare l’appartenenza ad un azienda o ad un sistema organizzativo.

Questo l’obiettivo: valorizzare e sfruttare al meglio la ricca offerta di servizi sanitari e assistenziali del nostro territorio con le case della salute, gli ospedali, il privato accreditato e i servizi territoriali. Ciascuno per le proprie competenze specifiche sarà parte di una rete che dovrà intercettare in modo sempre più capillare i bisogni di salute delle persone fornendo le risposte più adeguate ed efficaci alle loro esigenze.

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