La Regione ha perso tempo. Il depopolamento dei suini selvatici poteva essere più efficace. Mi chiedo perché l’assessore all’Agricoltura Alessio Mammi, invece di scaricare ogni responsabilità sul Commissario, non abbia sfruttato appieno le possibilità offerte dall’ordinanza del Commissario alla PSA che dava alle regioni una libertà di azione nelle attività di eradicazione della malattia. Alcune Regioni hanno adottato un approccio maggiormente proattivo. L’Emilia-Romagna ha preferito mantenere le regole ordinarie nei piani di depopolamento invece che limitare al massimo la burocrazia per coinvolgere più operatori possibili”. Lo ha detto il consigliere regionale della Lega Emiliano Occhi oggi nel corso dell’audizione dei Gruppi Operativi Territoriali (GOT) in merito alle misure in atto per contrastare la diffusione della Peste Suina Africana.

Io avevo chiesto questa audizione dei GOT proprio perché ormai sono passati due mesi dall’implementazione del piano dei GOT nella provincia di Parma. Ho seguito l’evoluzione della PSA fin dal 2022 e ora è il momento di fare il punto della situazione“, ha dichiarato Occhi, esprimendo le sue preoccupazioni riguardo ai ritardi nell’implementazione dei piani di depopolamento e alle incongruenze nelle decisioni regionali.

Occhi ha sottolineato che, sebbene il commissario abbia emanato l’Ordinanza 5 per affrontare la peste suina africana, l’attuazione di molte attività è stata demandata alle regioni, alcune delle quali hanno preso decisioni più drastiche: “La Regione Liguria ha adottato un approccio più proattivo nel coinvolgimento dei cacciatori nell’attività di depopolamento e nel prorogare l’attività venatoria al 31 gennaio, mentre in Emilia-Romagna c’è stata poca chiarezza su queste questioni” ha aggiunto il leghista spiegando come in Liguria “tutti coloro che hanno una licenza di caccia e hanno seguito il corso di biosicurezza possono partecipare alle operazioni di depopolamento. Inoltre, i piani di controllo seguono le stesse modalità dell’attività venatoria, permettendo anche l’attività in braccata. Mi chiedo perché in Emilia-Romagna non si sia adottato lo stesso approccio“.

Il consigliere ha anche evidenziato i ritardi nella costituzione dei GOT locali, che sono stati deliberati solo nel marzo 2024, mesi dopo l’emanazione dell’Ordinanza 5, e le difficoltà nella formazione dei cacciatori per affrontare le operazioni di controllo: “Abbiamo perso tempo prezioso a causa di regolamenti che non erano adatti alla situazione emergenziale; i corsi di formazione per l’attività in girata hanno determinato un ritardo di almeno 2 mesi per il pieno coinvolgimento dei cacciatori nei piani di eradicazione“. E restano le preoccupazioni per la mancanza di un piano chiaro per il depopolamento nelle aree protette che possono fungere da corridoi per la diffusione della peste suina africana ha concluso Occhi, ribadendo la necessità di “un’azione più decisa e coordinata per affrontare questa emergenza. Credo che ci sia stata una certa confusione iniziale e una mancanza di volontà politica nel voler operare in maniera più diretta. Ora è il momento di prendere decisioni chiare e di limitare al massimo la burocrazia per proteggere il nostro territorio e l’economia locale“.