Nasa e Satellite, sia in Cina sia nella Pianura Padana, hanno rilevato una riduzione di biossido di azoto dovuta alla riduzione delle attività delle fabbriche e alla minor circolazione di auto. Nonostante ciò, in questi giorni, in Emilia Romagna c’è stato un’esplosione di polveri sottili con livelli da record: 140 microgrammi per metro cubo a Rimini, 133 a Savignano sul Rubicone, 117 a Ravenna, 112 a Imola, 110 a Faenza e Ferrare, 101 a Parma e 98 a Bologna. A portare questa concentrazione di polveri, ben sopra il livello di tolleranza, sarebbe stato lo spostamento di masse d’aria dal Mar Caspio.

Arpae, infatti, ha spiegato che le fonti principali di polveri sottili sono il trasporto su merci, l’industria e le attività antropiche che al momento sono ridimensionate o sospese dalle misure di sicurezza. Un’altra fonte, però, è quella naturale: che fa riferimento a deserti e vulcani, ad esempio. Le polveri sottili, a differenza del biossido di azoto, hanno una resistenza maggiore e possono essere trasportate da più parti del pianeta, tramite i venti. Ciò che accade in Emilia Romagna è, dunque, sotto osservazione: un fenomeno che potrebbe essere dovuto ad un’anomalia, con l’aria che circola da est ad ovest e non – come avviene nella maggior parte dei casi – da ovest ad est; questo, dunque, porterebbe all’arrivo di polveri desertiche che contribuirebbero al rialzo dei valori dei PM10.

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