nel 1946, fu attiva una sala da gioco. A ospitarla il Castello di Guiglia, una struttura risalente nella forma attuale al XIV secolo

Non stiamo parlando delle case da gioco online, come casino.netbet.it, autorizzate dall’ADM, vale a dire l’Agenzia dei Monopoli e delle Dogane. Piuttosto di quelle strutture presenti lungo tutto lo Stivale, riconosciute dallo Stato e, al momento in cui scriviamo queste righe, ancora in attività.

Le possiamo contare sulle dita di una mano. Anzi, ce ne avanzano un paio di dita. Eppure sembrerebbe perdersi nel tempo il legame fra gli italiani e il gioco d’azzardo. Le prime notizie certe ci riportano ai tempi degli antichi romani. Non è un segreto che attorno ai combattimenti fra i gladiatori, oppure alle corse con le bighe spuntassero giri di scommesse. Una pratica portata avanti sia dal popolino che dalle classi più abbienti.

Fra la conclusione del Medioevo e l’inizio del Rinascimento, poi, in diverse città sorsero quelle che venivano indicate col nome di baratterie. Più che altro si trattava di luoghi, non di edifici, spesso ai margini dei centri abitati, dove i viaggiatori sfidavano la sorte giocando a dadi oppure a carte. Ma col trascorrere del tempo i loro gestori assunsero sempre maggiore importanza, tanto da arrivare a dialogare apertamente con le autorità cittadine.

E’ nella prima metà del XVII secolo che prende però forma il casinò per come noi oggi lo intendiamo. Non solo. Quella struttura è ancora in funzione, tanto da detenere il primato di più longeva casa da gioco al mondo. Stiamo scrivendo del casinò di Venezia, nelle cui sale uomini e donne tentano la fortuna fin dal 1638.

In ogni caso, solo con l’avvento del secolo scorso, il Novecento, fanno comparsa gli altri due casinò ancora oggi in attività. Nel 1905, forse per fare concorrenza alla vicina struttura di Monte Carlo, apre i battenti – col nome di Kurzaal – il casinò di Sanremo, in Liguria. Quasi mezzo secolo più tardi, nel 1947, è quindi la volta del casinò de la Vallée a Saint-Vincent, nella Valle d’Aosta.

Un elenco piuttosto magro, cui però avremmo potuto aggiungere il casinò di Campione d’Italia (la cui attività è stata sospesa nell’estate del 2018 e sul cui futuro gravano ancora parecchie nubi), quello di Villa Mon Repos a Taormina (balzato agli onori delle cronache, anche mondane, a metà degli anni Sessanta quando era frequentato dai divi di Hollywood e Cinecittà), infine, storia questa che in pochi conoscono, quello del Castello di Guiglia.

Perché fu proprio nel piccolo borgo, poco meno di 4mila abitanti, conosciuto come il “balcone” dell’Emilia Romagna che per circa tre settimane, nel 1946, fu attiva una sala da gioco. A ospitarla il Castello di Guiglia, una struttura risalente nella forma attuale al XIV secolo e che nel corso della sua storia fu residenza nobiliare, ospedale di guerra, perfino stabilimento termale. La suggestiva costruzione fa adesso parte della rete dei Castelli di Modena e tutti i curiosi possono visitarla nei periodi dell’anno in cui è aperta al pubblico, senza l’obbligo di seguire il dress code richiesto per entrare in un casinò.

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