Varsi, focus sulla realtà medioevale del paeseVarsi è stato un centro ecclesiastico medioevale di grande importanza dopo la discesa dei Longobardi in Italia

Il territorio di Varsi, come tutta la val Ceno fu abitato ininterrottamente dall’età preistorica fino ad oggi. Le prime forme di popolamento umano si registrano a partire da 15.000 anni fa, in pieno Mesolitico, mentre alla fine di questo periodo alcuni cacciatori di cervi iniziano ad occupare la zona di Monte Barigazzo dove alcuni strumenti in selce testimoniano proprio questo tipo di attività.

I Romani, dopo aver scardinato la presenza dei Liguri occuparono Varsi e la media valle del Ceno. In particolare ai tempi di Traiano il territorio di Varsi è definito come “saltus praediaque Varisto”, si presume quindi che una località fosse già presente e che il toponimo abbia dato origine al nome attuale. Strategicamente la posizione in cui era inserito il castrum, o villaggio che fosse, era fondamentale, in quanto presente su più vie di comunicazione.

I Bizantini dominarono per un breve periodo la zona nel VI secolo d.C. e forse è proprio a tal periodo che risale la fortificazione di Groppo di Rocca. Nel 568 scesero i Longobardi in Italia che dovettero scontrarsi con i Bizantini che si erano insediati in val Ceno. Sotto il loro dominio si ebbe il periodo di massimo splendore per Varsi, anche grazie alla costruzione di una ricca e potente chiesa: la pieve di San Pietro. Oltre alla pieve il paese godette della presenza di un monastero a Carpadasco e un Ospedale detto di San Giovanni di Galla. Il paese possedeva anche una chiesa plebana che – per cause sconosciute – andò distrutta a causa di un incendio nel IX secolo. Il passaggio di questo popolo è testimoniato anche dalle 11 pergamene rinvenute nella chiesa di San Pietro, un fatto davvero eccezionale se si pensa che nella capitale del Regno, Pavia, ne sono state ritrovate solamente 7.

Nel 899 sembra che l’imperatrice Geltruda – vedova di Guido di Spoleto – ebbe sepoltura a Varsi. La donna si recò numerose volte in val di Taro in ricordo del marito, morto dopo aver difeso la “Bolla Leonina” contro Arnolfo di Carinzia. Dopo tale data non si hanno più notizie della Varsi medioevale fino al X secolo. A questo periodo vengono fatti risalire i lavori di edificazione del castello, mentre nel 1001 si colloca il passaggio delle reliquie di Santa Giustina, che secondo la leggenda passarono da Varsi dopo essere partite da Roma in direzione di Piacenza. Nel periodo in cui le spoglie della Santa dimorarono in paese si narra che numerosi miracoli accorsero fra la popolazione. In ricordo di questi è stato realizzato un affresco nella cappella del S.Rosario, nell’attuale chiesa del paese.

Nel 1199 il notaio e il sindaco di Varsi prestarono giuramento al vescovo di Piacenza Ardizio o Ardizzone per ottenere l’investitura del vassallaggio con relativi oneri e diritti. Di tale giuramento esistono due versioni a noi pervenute: in una copia tarda di un rogito e in una concessione di papa Bonifacio VIII ai vescovi di Piacenza. Intorno al 1300 ebbe grande rilevanza il monastero di Carpadasco. I monaci ebbero l’investitura di alcuni beni della Pieve in cambio del pagamento di qualche staio di frumento. I frati di Carpadasco occuparono il monastero fino a metà del XV secolo, periodo in cui venne abbandonato e si ridusse ad un cumulo di macerie.

Nel 1303 il vescovo di Piacenza cedette il feudo agli Scotti, questa famiglia mantenne i possedimenti per quattro secoli e mezzo e Varsi perse man mano il suo carattere di feudo ecclesiastico medioevale, smarrendo la sua preminenza dal punto di vista religioso e politico, divenendo di fatto una località marginale nello scacchiere geopolitico nazionale.

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