Il 25 novembre appuntamento in Pilotta contro la violenza di genere

“Ci vogliamo libere, vive, in pace”. È sotto questo grido di protesta che associazioni, cittadine e cittadini si ritroveranno sabato 25 novembre a Parma, per la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, per manifestare contro un sistema che non tutela le donne e i loro diritti e non educa all’affettività e alla gestione delle emozioni.

La violenza di genere non è mai una questione privata, ma è sistemica, culturale, universale e colpisce le vite delle donne e di tutte le soggettività che si sottraggono alle norme di genere imposte. Ecco perché se toccano una rispondiamo tutte, per dirci che non siamo sole, non stiamo zitte, non staremo ferme. Contro la violenza maschile e del patriarcato, contro ogni forma di fascismo, contro ogni guerra, scendi in piazza con noi indossando qualcosa di rosso“, si legge sul profilo Instagram di Tuttimondi, circolo che organizza l’evento insieme alla Casa delle Donne di Parma, Centro antiviolenza di Parma, Maschi che s’immischiano, Ottvo Colore, Women4Women, il Comune di Parma e altre associazioni femministe del territorio.

Alle 10, in Pilotta, si ritroveranno associazioni e cittadinanza insieme al Coro dei Malfattori. Sempre alle ore 10, al Parco Ducale, si troveranno invece le scuole e le istituzioni: da qui partiranno per la Pilotta alle 10.30. Il corteo unitario raggiungerà piazza Garibaldi attraversando le vie del centro storico. A concludere la manifestazione sarà l’intervento musicale dell’artista parmigiana Menestrella Femminista.

La partecipazione di Ottavo Colore: “La lotta queer si lega a quella femminista e diventa transfemminista”

Che la violenza di genere sia sistemica, universale e che colpisca le vite delle donne, sia cisgender sia transgender, (e di chiunque si sottragga alle norme di genere imposte), è ciò che afferma anche Jules Ricci, presidente dell’associazione L’ottavo colore – Aps, che sottolinea come la lotta sia una e trasversale alle diverse identità che attraverseranno le strade di Parma. “Da poco è passato il TDOR (transgender day of remembrance) e tra i nomi spuntano tantissime donne trans uccise“: “Le donne trans sono donne” è infatti lo slogan di tante donne trans che subiscono una doppia discriminazione all’interno della nostra società, “così come le persone non binary, che se vengono considerate dalla stessa società come persone femminili, subiscono la stessa discriminazione sessista, e per di più la loro identità di genere viene invisibilizzata“. Inoltre si aggiungono altre discriminazioni se queste persone sono nere o disabili…
Per questi motivi la lotta queer si lega a quella femminista e diventa transfemminista, per demolire il sistema patriarcale e la cultura universale che ne deriva“, afferma Ricci.

La nostra è una società dove si colpevolizza la vittima;“, conclude l’attivista, “lo si vede dal linguaggio della stampa e dei media. Ma il patriarcato e il binarismo di genere sono presenti e imposti a noi fin dai nostri primi anni di vita di generazione in generazione. Perché, ricordiamolo, la violenza viene rappresentata dalla famosa piramide: alla base stanno le battute sessiste e queerfobiche; all’apice troviamo stupro, femminicidio e/o del transcidio. I confini tra i due poli sembrano lontani, ma fanno parte del solito problema“. “La rabbia è tanta e speriamo che le nostre grida vengano ascoltate. Non facendo silenzio, ma appunto facendo un sacco di rumore“.

“Fare rumore”

Durante questa settimana, in vista della Giornata del 25 novembre, sono state già molte le iniziative per la causa – come spiega, per la città di Parma, anche il Comune. Le manifestazioni sono state dovute però anche al recente caso di femminicidio che ha coinvolto Giulia Cecchettin, la studentessa 22enne uccisa dall’ex fidanzato, un caso che forse come mai prima negli ultimi anni ha smosso così tanto l’opinione pubblica. L’appello della sorella Elena, “non fate silenzio, per Giulia bruciate tutto“, è stato accolto in tutto lo stivale: in molte scuole gli alunni hanno fatto rumore piuttosto che raccogliersi in un minuto di silenzio, previsto dal Ministero dell’Istruzione per ricordare la giovane ragazza; molte persone sono scese in piazza muovendo le chiavi di casa per fare rumore; tantissime hanno condiviso sui social la volontà di invertire la narrazione che di solito viene utilizzata per descrivere i femminicidi, a favore di una nuova: “L’uomo violento non è malato, pazzo o preso da un raptus, ma una persona cresciuta in un determinato contesto sociale, quello patriarcale“.

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