Il Congresso di Vienna ripristinò il Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla: la Duchessa entrò in città al suono di tutte le campane

Percorse ben 363 metri sospesa lungo il fiume Po, tra Casalmaggiore e Colorno, la Duchessa Maria Luisa d’Austria, prima di entrare nel territorio parmense. La sovrana raggiunse Parma a marzo 1817, accolta dal suono di tutte le campane in festa della città. Ma il “viaggio” per raggiungere la capitale ducale durò molto di più. Ci vollero tre anni prima che Maria Luigia – come si faceva chiamare in Italia – potesse governare sui territori parmensi.

Il Congresso di Vienna, infatti, aveva applicato le disposizioni del trattato di Fontainebleau restaurando il Ducato di Parma, Piacenza e Gustalla l’11 aprile 1814. Le principali potenze europee, impegnate a ridisegnare i territori d’Europa dopo l’abdicazione di Napoleone Bonaparte, affidarano il ducato a Maria Luigia sotto la protezione dell’Austria. Dopo la definitva sconfitta di Napoleone a Waterloo, l’opposizione di Francia, Inghilterra e Spagna impedì alla Duchessa di entrare nella nuova Corte.

Solo nel 1815 le furono concessi i ducati, dopo la privazione della dignità imperiale. Le fu conferito il titolo di “Sua Maestà l’arciduchessa Maria Luisa d’Austria, duchessa di Parma, Piacenza e Guastalla“. Mentre il figlio di Maria Luigia e Napoleone, il cui futuro, per legge, doveva essere fuori dall’Italia, fu momentaneamente chiamato “Altezza serenissima il principe di Parma”.

Niepperg e Maria Luigia: sovrani illuminati

Aveva 25 anni l’arciduchessa quando arrivò nella capitale del Ducato. Nel frattempo si era legata sentimentalmente al conte Adam von Neipperg, quarant’enne generale dell’esercito austriaco. Maria Luigia e l’amante presero le redini del territorio, dopo essersi sposati in segreto e morganaticamente, con significativa lungimiranza. Insieme governarono con equilibrio, impreziosendo il Ducato con molte opere pubbliche.

Parma assunse proporzioni da capitale con una diversificazione qualitativa delle zone residenziali. Anche dal punto di vista demografico si registrano indici vistosi, in conseguenza della politica assistenziale della duchessa e del conte. Emblematici, in quest’ottica, furono i lavori invernali creati solo per dare lavoro agli indigenti, quali il taglio e la raccolta della legna o lo sgombero della neve.

La fase monumentale della città ducale, invece, vide sorgere opere come il ponte sul Taro, progettato dall’Architetto Cocconcelli ed edificato tra il 1816 e il 1821. Oppure la costruzione del cimitero della Villetta; il ripristino dell’Università, che Napoleone aveva retrocesso al ruolo di Accademia; la costruzione del Teatro Regio tra il 1821 e il 1829; la trasformazione della Pilotta; la realizzazione del Palazzo Ducale nel 1833, della Biblioteca ducale e il Foro Boario.

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