In occasione dell’annuncio del prossimo trasferimento dell’archivio della famiglia Bertolucci a Parma abbiamo intervistato la presidente della Fondazione Bertolucci Valentina Ricciardelli, cugina del famoso regista, che porta avanti l’obiettivo di aiutare i nuovi talenti, tema molto caro a Bernardo. L’archivio è in fase di digitalizzazione alla Cineteca di Bologna, sarà consultabile in formato digitale in tutto il mondo ma fisicamente solamente a Parma. Comprenderà tutti i documenti che hanno fatto parte della vita creativa di Bernardo, con l’aggiunta successiva anche dei documenti che riguardano il padre Attilio e il fratello Giuseppe. Ricciardelli evidenzia che nonostante ci possano essere momenti complessi nella cura della Fondazione, la cosa bella è che “si coltiva la memoria di tre grandi artisti e in questo modo si rende un servizio a tutti coloro che si vogliano avvicinare a questo mondo“.

Nei giorni scorsi è arrivata la notizia che l’archivio della vostra Fondazione troverà spazio nel Palazzo della Provincia di Parma. Un “ritorno alle origini” del materiale di Bernardo e Attilio Bertolucci: al di là del motivo legato alle origini, ci sono altre motivazioni in merito alla scelta di Parma?

L’archivio in realtà è a Bologna; è stato portato alla Cineteca di Bologna per essere digitalizzato. Per ora nel Palazzo della Provincia di Parma c’è la sede provvisoria della Fondazione che sono gli uffici operativi. L’archivio una volta digitalizzato dalla Cineteca di Bologna dovrà trovare posto in una sede più ampia perché non ci starebbe nel Palazzo della Provincia, questa è una sede provvisoria dove stiamo iniziando le nostre attività. La Cineteca di Bologna è una delle realtà più importanti al mondo nel campo dell’archiviazione e del restauro.

Parma è la città dei Bertolucci dove sono nati cresciuti, dove si sono formati sia Bernardo che Giuseppe e dove Attilio ha vissuto per una grandissima parte della sua vita. Parma è il cuore e le radici dei Bertolucci, era volontà di Bernardo e di Giuseppe che l’archivio trovasse posto a Parma, volontà anche di Clare Peploe che era la moglie di Bernardo, fondatrice della Fondazione Bertolucci che ha ripetuto più volte che la sede della Fondazione e dell’archivio dovessero essere a Parma. Era insomma volontà di tutta la famiglia.

In che cosa consiste questo archivio? Come lo avete strutturato? C’è qualche aneddoto che può raccontarci?

L’archivio è costituito da tutti i documenti, sceneggiature, fotografie, appunti, lettere e tutto quello che era nella casa di Bernardo in Via della Lungara a Roma. Tutto ciò che abbiamo trovato nella casa di Roma di Londra ed anche ciò che abbiamo trovato in Via Carini dove abitavano i genitori di Bernardo e Giuseppe, dove hanno abitato anche loro. L’archivio è formato da tutti i documenti che hanno fatto parte della vita creativa di Bernardo, anche sceneggiature non realizzate, le varie fasi delle sceneggiature che sono diventate film, tantissimo materiale che abbiamo portato alla Cineteca di Bologna e che diventerà materiale consultabile digitalmente in tutte le parti del mondo, invece fisicamente sarà consultabile solo nella sede della Fondazione. L’archivio è tutto quello che permetterà agli studiosi di tutto il mondo di approfondire le tematiche e l’attività culturale di Bernardo.

Riguarda solo Bernardo?

No, ci sono anche Giuseppe e Attilio la cui digitalizzazione però non è ancora stata affidata per varie motivazioni e vicissitudini. Metà archivio ce l’ha già il comune di Parma, la biblioteca di Parma metà ce l’abbiamo noi. Anche quelli di Attilio e Giuseppe verranno pian piano digitalizzati, abbiamo dato la precedenza a Bernardo perché questa Fondazione è nata per volontà di Clare Peploe che è sua moglie, che ha voluto giustamente che la Fondazione fosse intestata a lui poi però noi abbiamo deciso di acquistare i due archivi che avevano avuto varie vicissitudini, anche quelli appunto di Attilio e Giuseppe e poi li uniremo tutti.

Avete dichiarato che la mission principale della Fondazione è quella di sostenere i giovani talenti, in che modo avete pensato di raggiungere questo obiettivo?

I giovani talenti ma anche i meno giovani, chiunque abbia l’ambizione di diventare regista. Questo era uno dei temi più importanti soprattutto di Bernardo supportare i nuovi talenti. Giovane è ormai un termine relativo. Vogliamo creare questo premio che si chiamerà Dreamers. Stiamo cercando di metterlo in piedi con Paolo Moretti che è ora responsabile del cinema della Fondazione Prada, insegna all’Università di Ginevra, è un personaggio molto importante che ci aiuterà insieme al nostro comitato scientifico che è composto da Luca Guadagnino, Jeremy Thomas che è stato il produttore principale di Bernardo e suo amico fraterno per 20 anni, c’è Pietro Scalia che è stato suo montatore e vincitore di molti premi Oscar e Marco Tullio Giordana che è un altro caro amico di Bernardo, importante regista. Questo è il comitato scientifico che mi supporta e ci sta supportando. Sarà un premio sicuramente internazionale perché Bernardo era internazionale, una delle sue caratteristiche principali è stata proprio l’apertura al mondo, quindi, è giusto che il premio non sia solo italiano ma che guardi a tutte le creatività nascenti in tutto il mondo. È un premio ambizioso che vuole una sua credibilità quindi magari ci metteremo un po’ di più a preparare questo progetto ma vogliamo che nasca solido e ben indirizzato.

Vorreste indicare Parma anche come sede della premiazione?

Parma sicuramente sarà coinvolta però non sappiamo ancora se dobbiamo associarci ad un festival internazionale oppure no. Perché il premio abbia forza dobbiamo cercare di capire come renderlo da subito molto appetibile e credibile. Vedremo, non abbiamo ancora deciso nulla.

Bernardo Bertolucci ha avuto una vita densa di successi ma anche di difficoltà, ha mai pensato di fare un film su di lui?

Stiamo preparando un documentario con Luca Guadagnino prodotto da Jeremy Thomas e Francesco Melzi D’Eril è un documentario non biografico ma si incentrerà soprattutto sull’eredità culturale e artistica di Bernardo. Luca è la persona più adatta a questo progetto perché è un bertolucciano doc, ama il cinema di Bernardo, ha la stessa sensibilità e la stessa internazionalità, stesso coraggio e curiosità di Bernardo, si sono molto rispettati e Bernardo lo ha aiutato all’inizio, come gli piaceva fare con i giovani registi. Luca in questo momento è uno dei maggiori registi italiani al mondo e credo che abbia la sensibilità giusta per fare un film che colga l’essenza di Bernardo nel modo più appropriato.

C’è un film di Bernardo Bertolucci a cui è particolarmente legata? O anche un testo o una poesia del padre Attilio?

Scegliere un film è difficile perché ce ne sono tantissimi, come se il mio film preferito fossero tanti spezzoni dei suoi film insieme. Amo molto Strategia del ragno, Ultimo tango, Novecento, L’ultimo imperatore. Quest’anno sono vent’anni di Dreamers lo abbiamo appena restaurato insieme alla Cineteca di Bologna. Sabato sera c’è stata la proiezione in Piazza Maggiore davanti a 8.000 persone, è stato straordinario ed emozionante. È un film che ha vent’anni ma sembra fatto ieri perché ha una forza e una bellezza che veramente resistono al tempo. Dreamers è sicuramente uno dei miei preferiti è stato anche un’emozione enorme vederlo presentato da Luca Guadagnino, Jeremy Thomas e Marisa Paredes, Bernardo sarebbe stato felicissimo. Per la poesia di Attilio invece posso dire che una di quelle a cui sono più legata è La rosa bianca, poesia dedicata a mia zia Ninetta che era la moglie di Attilio. È una poesia sublime che piaceva molto anche a Bernardo e Giuseppe, ormai iconica. È l’unica poesia al mondo che so a memoria. Ha una chiarezza e una musicalità che arrivano anche a una bambina, la capivo già da piccolissima, ha qualcosa di universale che la rende molto bella, la associavo a mia zia. È una poesia che mi ha sempre colpito.

È faticoso curare questa Fondazione?

È molto bello ma impegnativo perché ci sono tantissimi aspetti da sistemare anche legati al passato. Si parla comunque di una persona importante, ci sono veramente tanti aspetti a cui stare attenti e da seguire. Ci sono cose più facili e piacevoli come appunto assistere ad un restauro di un suo film e poi vederlo proiettato nella situazione cinematografica più bella del mondo perché ci siamo ritrovati veramente in un Festival eccezionale. Questi possono essere i momenti più belli, ci possono essere anche i momenti più burocratici e complessi che possono essere più preoccupanti e pesanti. È molto bello perché capisci che fai una cosa non solo per te, per la famiglia ma è per tutti perché Bernardo, Giuseppe, Attilio sono patrimonio di tutti, capisci che stai aiutando questi tre artisti a rimanere, senti di star facendo qualcosa di bello. Curare la memoria è fondamentale poi fai conoscere le cose belle, e la cultura, la bellezza, la poesia, il cinema, l’arte, il teatro perché Giuseppe era anche teatro sono fondamentali per tutti quanti, per i giovani, i meno giovani. Far qualcosa che può aiutare gli altri a stare meglio, vivere meglio, servire un po’ di bellezza da questi tre artisti è molto gratificante.

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