Vi raccontiamo una storia davvero accaduta e che in Val Baganza i nonni non mancano di raccontarla ai nipoti, specialmente in vista del Natale

RAVARANO | Nell’inverno del 1921, dopo la prima guerra mondiale, c’erano tre fratelli e un cugino originari di Graiana di CorniglioErano in servizio da una famiglia a Ravarano, paese sulla sponda del Baganza, ma volevano tornare a casa dalla famiglia per le festività natalizie. Si misero in viaggio, a piedi, da Ravarano salutando i loro padroni e dandosi appuntamento a dopo le feste. La sera del 24 dicembre giunsero a Fugazzolo, poco prima di Berceto, che iniziava a nevicare.

Nevicava forte e alcuni paesani, riuniti al bar, del paese cercarono di dissuadere i quattro ragazzi dal proseguire: dovevano attraversare la montagna e il tempo non prometteva per nulla bene. La voglia di arrivare a casa e abbracciare i propri cari era però talmente tanta che i quattro decisero di continuare e riparati dagli ombrelli si incamminarono per la strada che porta ai monti. Arrivati in località “La Vecchia”, poco distanti da una casa, rifugio per i pastori in cui si sarebbero potuti riparare dalla tempesta di neve e a pochi chilometri ormai dalla loro casa di Graiana, persero l’orientamento e stremati si fermarono a riposare sotto un grande albero.

morirono, assiderati, abbracciati e coperti solo da un ombrello. Nei giorni seguenti nessuno li cercò: a Ravarano pensavano fossero giunti a destinazione e a Graiana pensavano che il brutto tempo li avesse desistiti dal partire. Le comunicazioni all’epoca non erano facili. Il 13 gennaio del 1922 uno zio dei ragazzi si recò in visita da un amico a Fugnzzolo e parlando al bar del paese si rese conto che i suoi nipoti si erano messi in viaggio la Vigilia di Natale e che non erano mai arrivati: iniziarono subito a cercarli sui monti e li ritrovarono, sotto l’albero vicino ad un canalone, abbracciati; così come furono trovati vennero sepolti nel cimitero di Fugazzolo, dove ancora oggi c’è la loro tomba.

Ogni anno l’episodio viene ricordato con una fiaccolata, solitamente la domenica prima del Natale, da Fugazzolo fino al luogo dove sono stati ritrovati i corpi e dove oggi c’è una grande croce in loro onore; in estate invece viene celebrata una messa sempre nel posto dove sono stati ritrovati. I fratelli erano Pasini Elvira di anni 18, Pasini Angelo di anni 14 e Pasini Antonio di 12, insieme al cugino Briselli Guido di anni 12. Negli anni scorsi è stata ristrutturata sia la tomba, ad opera di Luciano Tanzi, che la croce a “La Vecchia” per opera degli Alpini di Berceto.

La tradizione vuole che, mentre i loro corpi venivano riportati in paese per tramandare alle generazioni future la vicenda, venne inventata una ballata. Questa la versione della Val Baganza (in Val Parma è leggermente diversa):

Presso Berceto una grave sciagura 

che ha destato una mesta impression: 

furon colpiti da tanta sventura 

quattro vittime che fan compassion.

Tre ragazzi ed una giovinetta 

per le feste del Santo Natal 

per raggiunger la famiglia diletta

non pensaron al caso fatal.

Da Ravarano paese appennino, 

quei ragazzi lor voller partir: 

a mezzogiorno son pronti in cammino 

ed un parente li volle avvertir

che la strada era pericolosa 

ed il tempo minacciava ancor, 

i sentieri e la valle nevosa, 

li pregava a restare con lor.

Ma quei ragazzi a nulla dan retta

ed in viaggio si mettono allor 

per raggiunger la casa diletta 

ché il Natale avevano in cor.

A Fugazzolo ancor li han fermati  

e ancora più avanti di lì, 

ma il destino li ha condannati 

ad andare avanti, ad andare a morir.

La bufera li ha sopraffatti, 

scoraggiati si fermano lì sotto un albero

tutti quattro abbracciati, 

sotto un ombrello la lor sorte aspettar.

Minacciosa la neve saliva 

su quei miseri senza pietà, 

in poco tempo così li copriva 

finché la morte colpiti li ha.

Da venti giorni nessun sospettava 

tal disgrazia venisse a colpir; 

nelle ricerche così si trovavan 

le quattro vittime a tanto soffrir.

Eran là tutti quattro abbracciati 

in uno stato da far compassion; 

or pensando a chi li ha generati, 

c’è da morir o impazzir di passion.

© riproduzione riservata