Lupi in Appennino, Coldiretti: “Serve un Piano Nazionale per la gestione”
L’aumento della popolazione del lupo in Appennino coinvolge direttamente anche gli agricoltori del territorio, che…
L’aumento della popolazione del lupo in Appennino coinvolge direttamente anche gli agricoltori del territorio, che si trovano a fare i conti con episodi di predazione, sia di animali domestici che bestiame di allevamento. Una problematica, quella della presenza del lupo, che nelle ultime settimane ha destato maggior interesse in seguito alla predazione di alcuni cani da caccia e che abbiamo ritenuto di affrontare coinvolgimento tutte le parti: il Wolf Apennine Center, con l’intervista a Luigi Molinari e Mario Andreani; la Federcaccia di Parma per voce del suo vice presidente Oscar Frattini e le associazioni degli agricoltori, con Coldiretti Parma.
Un dato che emerge da tutti gli intervistati è l’aumento della popolazione: i segnali della presenza del lupo sono identificabili con maggior frequenza, così come sono aumentati gli avvistamenti e le predazioni. Se il “problema” lupo esisteva già da qualche anno, oggi si deve fare i conti con una situazione che preoccupa in modo particolare chi vive in montagna e tutti i giorni deve fare i conti con la presenza di questo predatore, che si erge al di sopra della catena alimentare. Con Coldiretti Parma abbiamo fatto il punto sull’impatto del lupo nei confronti delle attività zootecniche, in particolare dell’Appennino: “Non si tratta più di fenomeni isolati, ma fenomeni che richiedono l’approvazione in tempi rapidi del “Piano lupo nazionale” ed una strategia condivisa ed efficace per il controllo di lupi ed ibridi, con ricorso a deroghe laddove necessario“.
Gli ultimi dati della Stima dell’impatto del Lupo sulle Attività Zootecniche di Ispra ci dicono che dal 2015 al 2019, in Emilia Romagna, le predazioni accertate di bestiame da parte del lupo sono in diminuzione (da 144/anno a 103/anno). Qual è la situazione nella Provincia di Parma? C’è un’effettiva diminuzione anche nel Parmense?
Per quanto riguarda la nostra Provincia il dato ci sembra in controtendenza rispetto alla stima di Ispra in quanto a noi risultano aumentate le segnalazioni dei danni provocati dai lupi negli allevamenti dei nostri associati. Sono quotidiani gli avvistamenti effettuati da residenti ed escursionisti anche in zone collinari e di pianura. Gli esemplari censiti nel biennio 2020/2021 sono con ragionevole certezza aumentati.
Il lupo rappresenta sempre più una minaccia per gli animali al pascolo (e non solo) e, ad oggi, riceviamo segnalazioni di avvistamenti anche in prossimità di stalle e anche centri abitativi. L’incapacità di assicurare un equilibrio tra la presenza delle aziende e quella della fauna selvatica, ormai fuori controllo, rischia seriamente di determinare uno stravolgimento degli habitat naturali e l’abbandono delle aree interne e montane, con evidenti effetti sull’assetto idrogeologico del territorio che andrebbero a ripercuotersi sull’intera collettività, tanto più considerando i sempre più evidenti sfasamenti climatici.
A livello regionale oltre l’80% di capi predati sono ovicaprini, mentre la percentuale dei bovini è attorno al 12%: cosa possono fare gli agricoltori per difendersi dalle predazioni
Lo strumento ideale per la convivenza uomo-lupo riteniamo sia la prevenzione attraverso la realizzazione di recinzioni fisse e mobili e/o con l’aiuto dei cani da guardiania che accompagnano i pastori nella difesa del gregge dagli attacchi del lupo. Occorre intervenire con una mappatura delle zone, classificandole in relazione al tasso di rischio, per modulare diversamente le misure di prevenzione e distinguere all’interno della specie i veri lupi dagli ibridi; nel secondo caso sarà necessario mettere in campo un piano di prelievi, a salvaguardia della specie protetta e che consenta agli allevatori di svolgere l’attività produttiva in sicurezza.
Come associazione che contributi, ad oggi, sono attivi per aiutare gli agricoltori? Pensate che debba essere fatto di più, anche dal Ministero o da altri organi competenti, a livello di tutela della categoria?
Ad oggi sono attivi bandi sia sul Piano di sviluppo Rurale sia Bandi regionali che prevedono contributi a fondo perduto per la prevenzione e la difesa degli allevamenti dai danni provocati dalla fauna selvatica, compreso il lupo, anche se i fondi non sono sempre sufficienti per coprire le richieste degli agricoltori e spesso anche i tempi di liquidazione sono troppo lunghi. Per questo come Coldiretti abbiamo chiesto l’implementazione dei fondi per far sì che tutte le aziende danneggiate possano avere il giusto risarcimento. Oltre a questo Coldiretti ribadisce l’assoluta necessità di aggiornamento del Piano Lupo nel più breve tempo possibile ovvero la possibilità per le Regioni di intervenire medio tempore al fine di contenere la proliferazione incontrollata ed i conseguenti danni. Le criticità non riguardano più solo il settore agricolo ma si tratta di una problematica sentita da tutta la popolazione.
Il sentore comune, nonostante i dati vadano in direzione opposta, è che la presenza del lupo sia molto più sentita dagli agricoltori del nostro territorio: a cosa può essere attribuita questa percezione?
Più che una percezione è un dato concreto quello relativo ai danni causati agli allevamenti; infatti il problema delle aggressioni da lupo esiste ed è presente in tutte le aree del territorio parmense, in particolare nell’ Appennino.
Le mutate abitudini del lupo, che sempre più permane nei territori di pianura a ridosso dell’abitato e delle strutture agricole, impongono necessariamente nuovi accorgimenti che devono essere previsti già nei piani di sviluppo rurale, tenuto conto anche delle stretto legame tra la nostra zootecnia e il Parmigiano Reggiano.
E’ possibile una convivenza “uomo/lupo/allevamenti”? Se sì, in che modo può essere attuata, tutelando il mondo agricolo?
Oltre a quanto detto prima in merito alla prevenzione, considerato il fondamentale ruolo di tutela del territorio svolto dalle imprese agricole soprattutto nelle aree montane, è fondamentale proteggere queste attività utilizzando presidi adeguati per difendere i loro allevamenti e il loro lavoro. Coldiretti, sempre al fianco delle proprie aziende agricole, continua nella sua azione di sensibilizzazione delle Istituzioni per far sì che vengano messi a disposizione delle imprese agricole i giusti contributi per le spese sostenute per la difesa dalla fauna selvatica oltreché i giusti risarcimenti in caso di attacchi al proprio bestiame.
Gli esemplari censiti nel biennio 2020/2021 sono con ragionevole certezza notevolmente aumentati. Ed in effetti, si registra un aumento di segnalazioni da parte di amministratori locali, associazioni di allevatori e pastori di avvistamenti e attacchi, anche ad animali domestici in aree densamente popolate. Non si tratta più di fenomeni isolati per il quali siano sufficienti azioni di protezione e dissuasione da parte delle singole Regioni ma fenomeni che richiedono l’approvazione in tempi rapidi del “Piano lupo nazionale” ed una strategia condivisa ed efficace per il controllo di lupi ed ibridi, con ricorso a deroghe laddove necessario.
Il Piano Nazionale Lupo, sul quale non si è ancora raggiunto un accordo nella conferenza Stato-Regioni, dovrebbe, sul modello di altri piani nazionali in altri Paesi europei, servire a definire le linee guida per la gestione del lupo e la convivenza con le attività umane danneggiate dalla presenza del predatore, anche con deroghe alla tutela dell’animale protetto che ne consentano il contenimento numerico.