Il Monumento a Giuseppe Verdi era un grandioso anfiteatro, eretto a partire dal 1913 in occasione del Centenario della nascita di Giuseppe Verdi e inaugurato il 22 febbraio 1920. Il progetto ad opera dell’architetto Lamberto Cusani e dello scultore palermitano Ettore Ximenes, venne collocato di fronte alla stazione e chiudeva la vista verso il centro di Parma con un doppio porticato semicircolare che ospitava le statue raffiguranti le opere verdiane ed una sorta di arco di trionfo sotto al quale, vi era l’ara in granito con i bassorilievi di bronzo, oggi sopravvissuta ai bombardamenti e collocata  accanto al palazzo della Pilotta. Nel 1944, durante la Seconda Guerra Mondiale il Monumento a Giuseppe Verdi venne bombardato, senza però subire grossi danni. Quello che poteva essere riparato e ricostruito si decise invece di distruggerlo e circa un anno dopo i bombardamenti il monumento venne abbattuto.

Giovannino Guareschi, grande amante delle opere Verdiane, nel lontano 1950 scriveva cosi: “Hanno giustiziato anche Verdi, a Parma il monumento a Giuseppe Verdi fu demolito nel Maggio del 1945. Il monumento a Verdi, opera dello Ximenes, era una maestosa costruzione che sorgeva nel piazzale antistante la stazione e veniva chiamato il “cementissimo” perché costruito massimamente in cemento armato. “Era stato danneggiato dalle bombe“, mi spiegarono, e non valeva la pena di spendere quattrini a ripararlo perché era brutto. Durante il periodo di preparazione al referendum istituzionale, a Parma venne fatto saltare con la dinamite il monumento a Vittorio Emanuele II nella piazzetta dell’ex Prefettura. Gli uomini della “liberazione” perciò non perdonarono a Verdi il fatto che egli, nell’altorilievo bronzeo del monumento stringesse la mano di Vittorio Emanuele II, né gli perdonarono il “Viva V.E.R.D.I.” ricordato nella stessa figurazione“.

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