La Regione Emilia-Romagna ha avuto il timore di dare il via libera al mondo venatorio per il depopolamento del cinghiale a contrasto della peste suina. Si poteva fare di più. Ma per motivi politici, per paura delle componenti più ambientaliste della coalizione, si è preferito limitare il numero di soggetti idonei agli abbattimenti”. Il consigliere regionale della Lega, Emiliano Occhi, ha presentato un’interrogazione alla Giunta Regionale riguardante l’attuazione dei piani di depopolamento dei cinghiali e le misure di prevenzione della Peste Suina Africana (PSA) nell’Emilia Romagna.

Occhi ha evidenziato “la necessità di coinvolgere al massimo il mondo venatorio per depopolare efficacemente il territorio dalla specie cinghiale e limitare l’espandersi della PSA”. Tuttavia, ha sollevato “preoccupazioni riguardo al fatto che la Regione Emilia Romagna non abbia adottato tutte le misure necessarie per coinvolgere tutti i soggetti idonei nei piani di depopolamento”. In particolare, l’atto ispettivo depositato dal leghista si concentra su due punti chiave: “il mancato prolungamento dell’attività venatoria per la specie cinghiale oltre il 31 dicembre 2023, come avvenuto in Liguria; la presunta mancata deliberazione, come invece avvenuto in Liguria, volta a coinvolgere nelle attività di depopolamento tutti i cacciatori in possesso di porto di fucile e assicurazione in corso di validità, previo assolvimento degli obblighi formativi inerenti la biosicurezza”.

In Liguria, i cacciatori con corsi di biosicurezza gestiscono i piani di controllo e l’eradicazione del cinghiale, mentre in Emilia Romagna solo controllori e coadiutori partecipano. Questa differenza potrebbe riflettere timori politici e ambientalisti, rallentando il controllo del cinghiale e il contrasto alla peste suina. Lo si era già capito quando qualche anno fa si decise di escludere la modalità della braccata dall’attuazione dei piani di controllo anocra prima dell’avvento della PSA. È inoltre necessario consentire ai cacciatori di consumare la carne non infetta per evitare sprechi. E’ giunto il momento di fare deroghe straordinarie e lavorare sulla massima collaborazione territoriale, che sono essenziali per affrontare la situazione, considerando anche l’interferenza del lupo nel più rapido spostamento dei cinghiali e il rischio di diffusione della malattia” ha rilevato il leghista.

Il consigliere Occhi ha chiesto “chiarimenti alla Giunta Regionale sull’adozione di tali misure e ha sollecitato un’azione tempestiva per garantire un efficace controllo della popolazione di cinghiali e la prevenzione della diffusione della PSA nell’Emilia Romagna”. Emiliano Occhi ha ribadito l’importanza di un intervento deciso e coordinato per contrastare la diffusione della Peste Suina Africana e ha sottolineato che la Regione Emilia Romagna deve fare di più per proteggere il territorio dalla proliferazione incontrollata dei cinghiali: “La Regione dovrebbe chiedere, con forza, che d’ora in poi siano consentiti i piani di controlli in braccata, la modalità più adatta al depopolamento. Purtroppo non si è voluto dare spazio al mondo venatorio che è l’unico che ha le capacità, la competenza e la conoscenza per diminuire il numero di cinghiali. Ora occorre farlo perché dobbiamo arrestare l’epidemia” ha concluso.