Il rincaro dei costi dell’energia ha colpito tutti, nessuno escluso. Alcune categorie però, ne hanno risentito maggiormente, come quella degli artigiani panificatori. Il loro lavoro dipende quasi totalmente da macchinari alimentati ad energia e questo aumento ha messo loro davanti a una vera e propria crisi. A livello nazionale, l’associazione dei panificatori ha manifestato lo scorso 27 novembre a Roma: “I nostri clienti devono sapere che stiamo combattendo non solo per le nostre aziende, le nostre famiglie e quelle dei nostri collaboratori ma anche per i consumatori ai quali vogliamo continuare a garantire il pane fresco quotidiano“, si  legge nella motivazione. Si pensi, ad esempio, che in Italia – secondo i dati Eurostat nell’ultimo anno il prezzo del pane ha fatto registrare un aumento del 13%.

Spesso l’aumento dei costi dell’energia è stato collegato alla guerra in Ucraina, ma esiste davvero questa correlazione? Per capire meglio qual è la reale situazione che i panificatori parmensi si trovano ad affrontare ultimamente, ne abbiamo parlato con Mauro Alinovi, presidente onorario del Gruppo panificatori artigiani di Parma, aderente ad Ascom e membro della giunta della stessa Ascom. “In realtà solo il 2% del fabbisogno nazionale di grano arriva dall’Ucraina; da qualche parte qualcuno sta speculando”.

In questi ultimi mesi si è assistito ad un aumento generico dei costi di tutte le materie prime. Qual ‘è la situazione nel vostro settore?

La situazione è drastica: il prezzo della farina è aumentato del’80% e di alcune farine particolari del 100%. Quest’aumento però non è dovuto alla guerra in Ucraina come si potrebbe pensare, esso è iniziato già da settembre 2021 ed è progredito gradualmente. Da marzo fino ad oggi i prezzi sono raddoppiati: anche il lievito ha subito un aumento del 50%. Per quanto riguarda il raccolto, la siccità non è collegata agli aumenti del prezzo delle materie prime. Esse hanno subito gli aumenti appena è stato fatto il raccolto nel 2021, nel caso italiano a giugno, e a quel tempo non vi era siccità.

Quanto effettivamente ha inciso ed incide la situazione legata alla Guerra in Ucraina? La maggior parte del grano utilizzato per le farine in Italia arriva da quelle zone? Quanto incide nella produzione del pane a livello di costi? 

La guerra in Ucraina non influisce sugli aumenti dei prezzi delle materie prime: il grano e la farina che arrivano dall’Ucraina in Italia, rappresentano solo il 2% del fabbisogno nazionale. Per cui ad esempio, da essi non dipende la produzione di pasta del nostro paese. Dall’Ucraina arrivano altri tipi di grani, come il mais. Non capisco come possa esserci una speculazione del genere.

Un altro problema è quello legato al rincaro dei costi dell’energia e dei combustibili (gas e legna): quanto sta incidendo nel bilancio dei panificatori? Qual è la situazione a Parma? Ci sono attività che hanno chiuso per questo motivo o che ne stanno risentendo particolarmente? 

Per i nostri nonni il pane era un prodotto di prima necessità, indispensabile sul tavolo. Oggi non è più così, ma è solo un prodotto di accompagnamento a una pietanza: il fabbisogno pro capite nazionale è dagli 80 ai 100 grammi. Questo porta di conseguenza per una famiglia a spendere 2,20 euro al giorno per l’acquisto del pane. Secondo me l’argomento pane viene sfruttato per mettere allarmismo sull’aumento generale dei prezzi, mentre è il rincaro dei costi dell’energia il vero problema. I panifici  lavorano con forni a gas e macchinari che vanno ad energia. Questo rincaro dunque provoca crisi per la maggior parte delle aziende del settore, qualche associato ha fatto richiesta di prestiti proprio per permettersi di pagare il costo delle bollette. Penso che se la situazione non migliora qualche azienda sarà destinata a chiudere.

Aumento della materia prima e dei costi di gestione dell’attività: cosa è cambiato per il cliente? Ci sono stati degli aumenti sul prezzo finale del prodotto? Eventualmente questo ha portato ad una diminuzione della domanda d’acquisto?

Per quanto riguarda la mia azienda, ma anche confrontandomi con altri colleghi, gli aumenti del prezzo sono stati fatti tre mesi fa, dovuti agli aumenti dei prezzi della materia prima. Il consumatore “allarmato” da questo aumento dei prezzi del prodotto, rispetto a prima, ora alterna i giorni in cui acquistare il pane. Nella nostra zona emiliana parecchie aziende vendono all’ingrosso, se il produttore fornaio decide di sospendere questa fornitura per non rimetterci, ha nello stesso tempo manodopera in abbondanza e quindi l’imprenditore, per mandare avanti l’azienda, è costretto a lasciare a casa i suoi dipendenti o diminuire i compensi.

Cosa si aspetta nei prossimi mesi? Ci sono misure che le Istituzioni possono prendere per aiutarvi in questa situazione?

Le istituzioni devono fare qualcosa per migliorare la situazione. Gli aiuti vanno dati a tutti, sia al consumatore che all’industria. Le nostre aziende hanno bisogno urgente di un appoggio perché non possono andare avanti ancora per tanto. Le istituzioni devono essere vicine a tutte le categorie e sicuramente quelle artigianali sono quelle da tutelare maggiormente per questo rincaro, perchè sono quelle che ne soffrono di più. La pandemia ci ha penalizzato, ma esisteva la cassa integrazione, invece attualmente credo che la situazione sia ancora più grave.

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